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Fallimento del preponente: indennità e contratto d’agenzia

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 5603/2025, interviene su un caso di contratto di agenzia interrotto dal fallimento del preponente. La Corte stabilisce un principio fondamentale: il fallimento non comporta la risoluzione automatica e incolpevole del contratto. Si applica invece la disciplina dei contratti pendenti (art. 72 Legge Fallimentare), che prevede la sospensione del rapporto. Questa decisione apre alla possibilità per l’agente di ottenere le indennità di fine rapporto, come quella di preavviso e di clientela, cassando la precedente decisione del Tribunale che le aveva escluse.

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Fallimento del Preponente: La Cassazione Tutela le Indennità dell’Agente

Il fallimento del preponente è uno degli eventi più complessi che possano turbare un contratto di agenzia, sollevando importanti questioni sui diritti e le tutele dell’agente. Con la recente ordinanza n. 5603 del 2025, la Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento cruciale, stabilendo che la dichiarazione di fallimento non estingue automaticamente il rapporto in modo incolpevole, ma ne determina la sospensione. Questo principio ha dirette conseguenze sul diritto dell’agente a percepire le indennità di fine rapporto.

I Fatti di Causa

Una società agente si opponeva alla decisione del Tribunale di Venezia che, nell’ambito della procedura di fallimento della sua società preponente (un’azienda del settore abbigliamento sportivo), aveva ammesso al passivo solo una minima parte del credito da essa insinuato. L’agente richiedeva il pagamento di diverse somme, tra cui differenze provvigionali, provvigioni su ordini non evasi e, soprattutto, l’indennità sostitutiva del preavviso e l’indennità di clientela.

Il Tribunale aveva rigettato gran parte delle richieste, motivando che:
1. Esisteva un controcredito del Fallimento per campionari non restituiti.
2. Il fallimento costituiva una causa di scioglimento del contratto non imputabile al preponente, escludendo così il diritto alle indennità di fine rapporto.
3. L’agente non aveva fornito prova sufficiente degli ordini raccolti e della loro accettazione da parte della preponente.

Contro questa decisione, la società agente ha proposto ricorso per Cassazione.

L’Analisi della Corte e la Disciplina del Fallimento del Preponente

La Corte di Cassazione ha esaminato i vari motivi di ricorso, dichiarando inammissibili quelli relativi a questioni probatorie, ritenuti generici o non correttamente formulati. Il punto centrale e decisivo della pronuncia, tuttavia, riguarda il terzo motivo di ricorso, che è stato accolto.

La ricorrente lamentava l’errata applicazione della legge fallimentare. Il Tribunale aveva ritenuto che il contratto di agenzia si sciogliesse automaticamente e senza colpa a seguito della dichiarazione di fallimento. La Cassazione ha ribaltato questa interpretazione, affermando un principio di diritto di fondamentale importanza.

Le Motivazioni

La Corte ha stabilito che, in caso di fallimento del preponente, al contratto di agenzia pendente non si applica la disciplina dello scioglimento automatico (come previsto, ad esempio, dall’art. 78 della Legge Fallimentare per il mandato in caso di fallimento del mandatario). Si deve invece applicare la regola generale prevista per i contratti pendenti dall’art. 72 della Legge Fallimentare.

Secondo tale norma, il contratto rimane sospeso fino a quando il curatore fallimentare, autorizzato dal comitato dei creditori, non decide se:
* Subentrare nel contratto, assumendosene tutti gli obblighi;
* Sciogliersi dal rapporto.

Questa interpretazione si basa sulla distinzione tra il contratto di agenzia e il mandato: il primo è caratterizzato da continuità e stabilità, elementi che lo rendono non assimilabile al secondo. Pertanto, lo scioglimento non è automatico ma dipende da una scelta degli organi della procedura.

Di conseguenza, se il curatore decide di sciogliere il contratto, tale scioglimento non può essere considerato a priori come avvenuto per causa non imputabile al preponente. La Corte ha chiarito che, anche in questo scenario, i crediti maturati a titolo di indennità sostitutiva del preavviso e suppletiva di clientela possono essere ammessi allo stato passivo, data la loro natura indennitaria e non risarcitoria.

Le Conclusioni

In accoglimento del terzo motivo di ricorso, la Corte di Cassazione ha cassato il decreto impugnato e ha rinviato la causa al Tribunale di Venezia in diversa composizione. Il giudice del rinvio dovrà attenersi al principio secondo cui il contratto di agenzia non si scioglie automaticamente per il fallimento del preponente, ma resta sospeso ai sensi dell’art. 72 L. Fall. Questa decisione rafforza significativamente la posizione dell’agente, il quale non perde automaticamente il diritto alle indennità di fine rapporto a causa dell’insolvenza della mandante. La valutazione sul diritto a tali indennità dovrà essere effettuata tenendo conto delle dinamiche concrete della procedura fallimentare e delle decisioni del curatore.

Il fallimento del preponente determina automaticamente la risoluzione del contratto di agenzia?
No. Secondo la Corte di Cassazione, al contratto di agenzia si applica la regola generale dei contratti pendenti (art. 72 Legge Fallimentare). Il contratto è quindi sospeso fino a quando il curatore fallimentare non decide se subentrare o sciogliersi dal rapporto.

L’agente ha diritto all’indennità di preavviso e di clientela se il preponente fallisce?
Sì, può averne diritto. Poiché il contratto non si scioglie automaticamente ma per decisione del curatore, lo scioglimento non è considerato a priori avvenuto per causa non imputabile al preponente. Pertanto, i crediti per indennità di preavviso e di clientela possono essere ammessi allo stato passivo del fallimento.

A chi spetta l’onere di provare la mancata esecuzione degli ordini per causa imputabile al preponente?
Spetta all’agente dimostrare i fatti costitutivi del suo diritto alla provvigione. Ciò include la prova della conclusione degli affari, della loro trasmissione al preponente e del fatto che la mancata esecuzione sia dovuta a una causa imputabile a quest’ultimo. Il Tribunale ha escluso il diritto alla provvigione proprio perché l’agente non aveva fornito tale prova.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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