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Fallimento cooperativa sociale: quando è possibile?

Una cooperativa sociale ha impugnato la propria dichiarazione di fallimento, sostenendo di non essere un’impresa commerciale per via del suo scopo mutualistico e non lucrativo. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, stabilendo che per il fallimento di una cooperativa sociale non rileva lo scopo di lucro soggettivo (distribuzione di utili), ma l’economicità oggettiva della gestione, ovvero la capacità dell’attività di coprire i costi con i ricavi.

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Fallimento Cooperativa Sociale: Quando è Possibile?

Il tema del fallimento cooperativa sociale è stato recentemente oggetto di una pronuncia della Corte di Cassazione, che ha ribadito principi fondamentali sulla natura di impresa commerciale e sulla sua assoggettabilità alle procedure concorsuali. La decisione chiarisce che l’assenza di uno scopo di lucro soggettivo, tipica delle cooperative a fine mutualistico, non è sufficiente a escludere la fallibilità. Vediamo nel dettaglio il caso e le motivazioni della Corte.

I Fatti del Caso

Una società cooperativa sociale, dichiarata fallita dal Tribunale e la cui sentenza era stata confermata dalla Corte d’Appello, ha presentato ricorso in Cassazione. La tesi principale della società era di non possedere la qualità di imprenditore commerciale e, di conseguenza, di non poter essere soggetta a fallimento. Secondo la ricorrente, la sua natura di cooperativa sociale con scopo prevalentemente mutualistico e l’assenza di un fine di lucro la escludevano dall’ambito di applicazione della legge fallimentare.

Le Tesi della Cooperativa e i Motivi del Ricorso

Il ricorso si fondava essenzialmente su due argomenti principali:
1. Assenza della qualità di imprenditore commerciale: La cooperativa sosteneva che la propria attività non fosse orientata alla produzione o allo scambio di beni e servizi con scopo di lucro, elemento che riteneva essenziale per la qualifica di imprenditore commerciale.
2. Violazione di legge: Si denunciava la violazione delle norme che definiscono l’imprenditore e la falsa applicazione della legge fallimentare, insistendo sul fatto che un’entità senza scopo di lucro non può fallire.
In una memoria successiva, la cooperativa ha introdotto un nuovo argomento: in quanto impresa sociale, avrebbe dovuto essere assoggettata alla liquidazione coatta amministrativa e non al fallimento.

Il Fallimento Cooperativa Sociale nella Decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato entrambi i motivi di ricorso inammissibili. La decisione si basa su una consolidata giurisprudenza che distingue tra ‘lucro soggettivo’ e ‘lucro oggettivo’.

Le Motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha ribadito che lo scopo di lucro soggettivo, inteso come la volontà di distribuire utili ai soci, non è un requisito indispensabile per la qualifica di imprenditore commerciale. Ciò che conta è il lucro oggettivo, ovvero l’economicità dell’attività. Se un’impresa, anche una cooperativa sociale, è gestita con un metodo economico, cioè con una proporzionalità tra costi e ricavi che ne assicuri almeno la copertura, essa svolge un’attività di impresa.

Di conseguenza, una cooperativa sociale che svolge un’attività commerciale organizzata secondo criteri di economicità è a tutti gli effetti un’impresa commerciale e, in caso di insolvenza, può essere dichiarata fallita. Il fine mutualistico è compatibile con il metodo economico di gestione.

Inoltre, la Corte ha dichiarato inammissibile l’argomento relativo alla liquidazione coatta amministrativa, in quanto sollevato per la prima volta in Cassazione e quindi tardivo. Tale argomento, peraltro, avrebbe confermato la natura di ‘impresa’ della cooperativa, sebbene soggetta a una diversa procedura concorsuale.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione conferma un principio cruciale: la natura mutualistica e l’assenza di finalità di lucro di una cooperativa sociale non la mettono al riparo dal fallimento. Se l’ente svolge un’attività commerciale con criteri di economicità (lucro oggettivo), è considerato un’impresa commerciale e, come tale, è soggetto alle procedure concorsuali in caso di insolvenza. Questa pronuncia serve da monito per gli amministratori di cooperative, che devono sempre gestire l’ente secondo sani principi economici, indipendentemente dalla sua mission sociale.

Una cooperativa sociale può essere dichiarata fallita?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, una cooperativa sociale può essere dichiarata fallita se svolge un’attività commerciale in modo organizzato e si trova in stato di insolvenza. Lo scopo mutualistico non è di per sé sufficiente a escludere tale possibilità.

Lo scopo di lucro è un requisito necessario per la dichiarazione di fallimento?
No. La giurisprudenza distingue tra ‘lucro soggettivo’ (la distribuzione di utili) e ‘lucro oggettivo’ (l’economicità della gestione). Per la fallibilità, è sufficiente che l’attività sia condotta con metodo economico, cioè che i ricavi siano proporzionati ai costi, indipendentemente dalla destinazione degli eventuali profitti.

È possibile introdurre nuove argomentazioni legali per la prima volta nel ricorso in Cassazione?
No. La Corte ha ribadito che non è possibile introdurre in sede di legittimità un tema di indagine nuovo e diverso da quello discusso nei precedenti gradi di giudizio. Nel caso specifico, la richiesta di applicare la liquidazione coatta amministrativa è stata considerata inammissibile perché tardiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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