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Exceptio doli: non blocca l’indennizzo da occupazione

La Cassazione chiarisce che l’eccezione di ‘exceptio doli’ non può essere usata per negare l’indennizzo per occupazione senza titolo a un proprietario immobiliare, anche se il contratto di locazione originario è stato dichiarato nullo per colpa del proprietario stesso. Il diritto all’indennizzo sorge da un fatto nuovo e distinto: l’illegittima detenzione del bene da parte della curatela fallimentare, non dal contratto nullo.

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Exceptio Doli: Quando l’Abuso del Diritto Non Blocca l’Indennizzo

L’ordinanza n. 9234/2024 della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sui limiti di applicazione dell’exceptio doli, un principio fondamentale che vieta l’abuso del diritto. La Corte ha stabilito che questa eccezione non può essere utilizzata per negare il diritto a un indennizzo per l’occupazione illegittima di un immobile, anche quando il contratto di locazione originario è stato dichiarato nullo a causa di una condotta riconducibile anche al proprietario. Si tratta di una decisione che distingue nettamente la responsabilità derivante da un contratto nullo da quella, extracontrattuale, generata da un’occupazione senza titolo.

I Fatti del Caso: Locazione Nulla e Occupazione Prolungata

Una società immobiliare aveva concesso in locazione un vasto complesso industriale a una società costruttrice di yacht. Anni dopo, la società conduttrice è stata dichiarata fallita. La curatela fallimentare ha continuato a occupare l’immobile per un lungo periodo, dal 2012 al 2020.

Nel frattempo, a seguito di un contenzioso, il contratto di locazione originale è stato dichiarato nullo da un lodo arbitrale perché stipulato tra società correlate in violazione di norme imperative. Di conseguenza, la società proprietaria ha presentato domanda di ammissione al passivo del fallimento per ottenere un indennizzo per l’occupazione sine titulo (senza titolo) dell’immobile da parte della curatela.

La Decisione del Tribunale e l’Eccezione di Exceptio Doli

Il Tribunale di merito aveva respinto la domanda della società immobiliare, accogliendo l’eccezione di exceptio doli sollevata dalla curatela. Secondo il Tribunale, poiché la società proprietaria era stata partecipe della stipula del contratto nullo, la sua successiva richiesta di indennizzo costituiva un abuso del diritto. In pratica, si riteneva che la creditrice tentasse di ottenere un vantaggio economico ingiustificato da una situazione di illegalità alla cui creazione aveva contribuito.

L’Analisi della Cassazione sulla corretta applicazione della Exceptio Doli

La Corte di Cassazione ha ribaltato questa visione, ritenendo che il Tribunale avesse applicato in modo errato il principio dell’exceptio doli. La Suprema Corte ha chiarito che tale eccezione serve a paralizzare l’esercizio attuale di un diritto in modo fraudolento o sleale.

Nel caso di specie, la domanda della società immobiliare non si fondava sul contratto di locazione nullo, ma su un fatto completamente diverso e successivo: la prolungata detenzione dell’immobile da parte della curatela fallimentare, avvenuta dopo la dichiarazione di fallimento e in assenza di qualsiasi titolo giuridico. Questa detenzione ha privato il proprietario della disponibilità del suo bene, generando un’obbligazione di natura extracontrattuale a carico della procedura fallimentare.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha spiegato che l’exceptio doli avrebbe potuto essere validamente opposta se la società avesse preteso il pagamento dei canoni di locazione basati sul contratto nullo. In tal caso, si sarebbe trattato di un tentativo di far valere un negozio giuridico invalido. La richiesta di un’indennità per occupazione sine titulo, invece, ha una fonte autonoma: il fatto oggettivo dell’occupazione illegittima, che ha impedito al proprietario di utilizzare o locare ad altri il proprio immobile. La nullità del contratto originario, pertanto, non autorizza la curatela a detenere gratuitamente il bene. L’obbligo di corrispondere un’indennità non deriva dal contratto, ma dalla responsabilità per la detenzione ingiustificata, un comportamento posto in essere dalla stessa curatela.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa pronuncia stabilisce un principio di diritto cruciale: la partecipazione a un contratto poi dichiarato nullo non preclude il diritto a essere indennizzati per un danno successivo e autonomo, come quello derivante dall’occupazione senza titolo del proprio bene. La Corte ha riaffermato che l’abuso del diritto deve essere valutato in relazione alla pretesa specifica avanzata in giudizio. Se tale pretesa è fondata su un fatto illecito distinto (l’occupazione), non può essere neutralizzata richiamando una colpa pregressa legata a un contratto ormai inefficace. La decisione tutela quindi il diritto di proprietà, garantendo un giusto ristoro al proprietario anche quando la catena degli eventi ha avuto origine da un atto negoziale invalido.

L’eccezione di exceptio doli può impedire una richiesta di indennizzo per occupazione senza titolo se il contratto di locazione originario era nullo?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’eccezione non si applica se la richiesta di indennizzo non si basa sul contratto nullo, ma su un fatto distinto e successivo: la prolungata detenzione dell’immobile senza titolo da parte di chi lo occupa.

La nullità di un contratto di locazione libera chi occupa l’immobile dall’obbligo di pagare un’indennità?
No, la nullità del contratto non giustifica un’occupazione gratuita. L’obbligazione di pagare un’indennità sorge dall’ingiustificata detenzione del bene, che costituisce una responsabilità extracontrattuale a carico di chi lo occupa.

Qual è la differenza tra una richiesta di canoni di locazione e una di indennità per occupazione sine titulo?
La richiesta di canoni si fonda su un contratto di locazione valido (fonte negoziale). La richiesta di indennità per occupazione sine titulo si fonda invece su un fatto illecito (fonte extracontrattuale), ovvero l’occupazione di un immobile senza averne diritto, e serve a ristorare il proprietario del pregiudizio subito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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