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Estratto conto non certificato: la prova del credito

La Cassazione accoglie il ricorso di una società e dei suoi garanti, stabilendo che un estratto conto non certificato e specificamente contestato non ha valore di prova per dimostrare il credito. La Corte annulla la decisione d’appello che aveva convalidato un decreto ingiuntivo basandosi su tale documento. Viene inoltre riaffermata la nullità parziale della fideiussione conforme allo schema ABI anticoncorrenziale, con rinvio alla Corte d’Appello per un nuovo esame della vicenda.

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Estratto Conto Non Certificato: La Cassazione Chiarisce i Limiti Probatori

Introduzione al Caso: Un Debito Conteso e Documenti Dubbi

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato principi cruciali in materia di prova del credito e validità delle garanzie bancarie. Il caso analizzato riguarda l’opposizione a un decreto ingiuntivo emesso a favore di una società di leasing. La questione centrale verte sull’ammissibilità e l’efficacia probatoria di un estratto conto non certificato, prodotto in giudizio per dimostrare un debito superiore a quello inizialmente richiesto, e sulla validità di una fideiussione basata su clausole anticoncorrenziali. La decisione offre importanti spunti per imprese e garanti.

L’Inefficacia dell’Estratto Conto Non Certificato

Uno dei motivi principali del ricorso, accolto dalla Suprema Corte, riguardava la produzione in giudizio, da parte della società creditrice, di un documento definito “estratto conto” ma privo dei requisiti di legge. I ricorrenti avevano sostenuto che tale documento, una semplice “copia ad uso interno”, non potesse avere alcun valore probatorio perché mancante della certificazione di conformità alle scritture contabili, richiesta tassativamente dall’articolo 50 del Testo Unico Bancario (TUB).

La Contestazione Specifica del Debitore

La difesa dei debitori aveva tempestivamente e specificamente contestato il documento, evidenziandone non solo la mancanza di certificazione ma anche il fatto che si riferisse a presunti crediti maturati dopo l’emissione del decreto ingiuntivo. Nonostante ciò, sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano erroneamente ritenuto la contestazione “generica”, attribuendo pieno valore probatorio all’estratto conto e confermando il debito.

La Decisione della Corte e l’Onere della Prova

La Cassazione ha ribaltato questa visione. Ha chiarito che l’eccezione sollevata dai debitori, che denunciava la violazione dell’art. 50 TUB per assenza di certificazione, era tutt’altro che generica. Era, al contrario, una contestazione precisa e puntuale sull’inidoneità del documento a fungere da prova. Di conseguenza, in assenza di un documento valido, l’onere di provare l’esistenza e l’ammontare del credito rimaneva interamente a carico della società creditrice, onere che non era stato assolto.

La Nullità Parziale della Fideiussione Omnibus

Il secondo motivo di ricorso, anch’esso accolto, concerneva la validità della garanzia fideiussoria prestata dai soci della società debitrice. I garanti avevano eccepito la nullità parziale del contratto di fideiussione perché conteneva clausole (in particolare quelle relative alla deroga dell’art. 1957 c.c.) riproduttive dello schema ABI, già dichiarato parzialmente nullo dalla Banca d’Italia per violazione delle norme sulla concorrenza, come confermato dalle Sezioni Unite della Cassazione.

Le Clausole Anticoncorrenziali e le loro Conseguenze

La Corte d’Appello aveva respinto l’eccezione definendola generica e sostenendo che il contratto presentasse delle “personalizzazioni”. La Cassazione ha smontato questa argomentazione, sottolineando che la denuncia di conformità allo schema ABI nullo era precisa. La presenza di tali clausole rende il contratto “a valle” di un’intesa anticoncorrenziale parzialmente nullo, a prescindere da eventuali “personalizzazioni” o dalla specifica approvazione per iscritto ai sensi degli artt. 1341 e 1342 c.c.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondati entrambi i motivi di ricorso. Sul primo punto, ha stabilito che la Corte d’Appello ha commesso un errore di diritto nel considerare “generica” una contestazione che, invece, denunciava puntualmente la violazione dell’art. 50 TUB. Un documento privo della certificazione di un dirigente che attesti la conformità alle scritture contabili non può essere qualificato come “estratto conto” ai fini probatori previsti dalla norma, specialmente se tempestivamente contestato. Sul secondo punto, la Corte ha riaffermato l’orientamento delle Sezioni Unite (sent. 41994/2021), secondo cui le fideiussioni che riproducono le clausole dello schema ABI, dichiarate anticoncorrenziali, sono parzialmente nulle. L’argomentazione del giudice di merito sulla “genericità” della censura è stata ritenuta palesemente infondata, poiché i ricorrenti avevano chiaramente identificato le clausole viziate e il loro contrasto con i principi di tutela della concorrenza.

Le conclusioni

In conclusione, la Suprema Corte ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte d’Appello di Milano, in diversa composizione, per un nuovo esame. Questa decisione ribadisce due principi fondamentali: primo, nel contenzioso bancario, la prova del credito deve essere rigorosa e un estratto conto non certificato e contestato è inefficace; secondo, le garanzie fideiussorie conformi allo schema ABI nullo sono soggette a nullità parziale, con importanti conseguenze sulla validità delle clausole di deroga ai diritti del garante. Le parti, e in particolare le istituzioni finanziarie, devono quindi prestare massima attenzione alla correttezza formale e sostanziale della documentazione e dei contratti utilizzati.

Un estratto conto ‘ad uso interno’ e non certificato può provare un credito in un processo civile?
No. Secondo la Corte di Cassazione, se il documento è specificamente contestato dalla controparte per la mancanza della certificazione di conformità alle scritture contabili richiesta dall’art. 50 del Testo Unico Bancario, esso è privo di efficacia probatoria. L’onere di dimostrare il credito rimane a carico di chi lo aziona.

Cosa succede a una fideiussione che contiene clausole identiche a quelle dello schema ABI dichiarate nulle per violazione della concorrenza?
La fideiussione è affetta da nullità parziale. Le clausole che riproducono quelle dello schema anticoncorrenziale sono nulle, mentre il resto del contratto di garanzia può rimanere valido. La nullità di tali clausole può comportare, ad esempio, la piena applicazione dell’art. 1957 c.c., che prevede la decadenza del creditore dal suo diritto se non agisce contro il debitore principale entro sei mesi dalla scadenza dell’obbligazione.

La contestazione ‘generica’ di un documento è sufficiente a privarlo di efficacia probatoria?
No, in linea di principio è necessaria una contestazione specifica. Tuttavia, nel caso esaminato, la Corte ha stabilito che denunciare la mancanza della certificazione richiesta per legge (ex art. 50 TUB) non è una contestazione generica, ma una censura puntuale e sufficiente a mettere in discussione l’idoneità probatoria del documento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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