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Estinzione società: che fine fanno i crediti incerti?

Una società cosmetica citava in giudizio una società fornitrice per inadempimento contrattuale. Nel corso della causa, la società fornitrice veniva cancellata dal registro delle imprese. Gli ex soci proseguivano il giudizio, ma la Corte di Cassazione ha stabilito che, con l’estinzione della società, le pretese creditorie incerte e illiquide, come quelle derivanti da una causa in corso, si considerano rinunciate. Di conseguenza, gli ex soci non avevano la legittimazione a proseguire l’azione legale, poiché tali pretese non si trasferiscono loro per successione.

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Estinzione società: i crediti incerti non si trasferiscono ai soci

L’estinzione della società a seguito della sua cancellazione dal Registro delle Imprese è un momento definitivo che segna la fine della sua esistenza giuridica. Ma cosa accade alle situazioni pendenti, come una causa per risarcimento danni? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: le ‘mere pretese’ e i crediti incerti non si trasferiscono ai soci, ma si considerano rinunciati. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine da un contratto di somministrazione tra una società produttrice di cosmetici e una sua fornitrice. La società produttrice avviava una causa contro la fornitrice, accusandola di inadempimento contrattuale e chiedendo la risoluzione del contratto, il pagamento di una penale e il risarcimento dei danni.

Durante il procedimento, accadeva un fatto cruciale: la società fornitrice veniva sciolta e cancellata dal Registro delle Imprese senza una fase di liquidazione formale. Gli ex soci di quest’ultima decidevano di riassumere la causa, ritenendosi successori dei diritti e delle pretese della società estinta.

La Corte d’Appello dava loro ragione, condannando la società cosmetica al pagamento di ingenti somme a titolo di penale per il mancato fatturato. Secondo i giudici di secondo grado, una clausola nell’atto di scioglimento, che prevedeva la ripartizione tra i soci di ‘eventuali crediti o debiti attualmente non quantificabili’, era sufficiente a dimostrare la volontà di trasferire anche le pretese oggetto della causa.

Il Principio di Diritto sull’Estinzione della Società

La società cosmetica ha impugnato la sentenza in Cassazione, sostenendo che la Corte d’Appello avesse errato nell’applicare le norme sull’estinzione della società. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, basandosi su un principio consolidato, espresso in particolare dalle Sezioni Unite.

Il principio è il seguente: quando una società viene cancellata, si verifica un fenomeno successorio per i soli diritti e beni ‘certi’ che non sono stati inclusi nel bilancio finale di liquidazione. Questi si trasferiscono ai soci in regime di comunione.

Tuttavia, questo non vale per le ‘mere pretese’, ovvero per i crediti ancora incerti, illiquidi o contestati, la cui esistenza e quantificazione richiederebbero un’ulteriore attività giudiziale o stragiudiziale. La scelta dei liquidatori (o dei soci, in assenza di liquidazione) di procedere alla cancellazione senza prima definire tali pretese viene interpretata come una rinuncia implicita ma inequivocabile a farle valere. Questa interpretazione tutela la certezza dei rapporti giuridici, favorendo una rapida conclusione del processo estintivo.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha chiarito che la pretesa creditoria della società fornitrice, basata su un asserito inadempimento contrattuale della società cosmetica, rientrava pienamente nella categoria dei crediti incerti e illiquidi. Al momento dello scioglimento, la società estinta non aveva ancora ottenuto una sentenza favorevole e il suo diritto era tutt’altro che accertato.

Decidendo di cancellare la società senza attendere l’esito del giudizio, i soci hanno compiuto una scelta consapevole: privilegiare la rapida estinzione dell’ente piuttosto che perseguire l’accertamento di quel credito. Di conseguenza, si presume che vi abbiano rinunciato.

La clausola generica contenuta nell’atto di scioglimento non è stata ritenuta sufficiente a superare questa presunzione. Secondo la Corte, tale clausola potrebbe riferirsi a sopravvenienze attive non ancora esistenti al momento della chiusura del bilancio, ma non a una pretesa già nota e pendente in un giudizio. Consentire agli ex soci di ‘ereditare’ la causa significherebbe rimettere alla loro mera volontà la possibilità di eludere il principio di rinuncia, a scapito della certezza del diritto.

Conclusioni

La decisione della Cassazione ha importanti implicazioni pratiche per amministratori, liquidatori e soci. Prima di deliberare la cancellazione di una società dal Registro delle Imprese, è fondamentale aver definito tutte le potenziali situazioni giuridiche attive. Le cause pendenti per crediti non ancora accertati giudizialmente devono essere portate a termine o formalmente abbandonate. In caso contrario, il diritto di credito si estinguerà insieme alla società, e gli ex soci non avranno più la legittimazione attiva per farlo valere. La cancellazione, quindi, agisce come un punto fermo, precludendo la prosecuzione di contenziosi su diritti incerti e non liquidati.

Cosa succede ai crediti incerti di una società dopo la sua cancellazione dal registro delle imprese?
Secondo la Corte di Cassazione, i crediti incerti, illiquidi o oggetto di contenzioso (‘mere pretese’) si considerano rinunciati con l’estinzione della società e non si trasferiscono agli ex soci. La scelta di cancellare la società senza prima accertare e liquidare tali crediti equivale a una rinuncia.

Gli ex soci possono continuare una causa iniziata dalla società prima della sua estinzione?
No, se la causa ha per oggetto pretese creditorie incerte e non ancora liquidate. Con la cancellazione della società, viene meno la titolarità del diritto in capo ad essa, e gli ex soci non subentrano in tale posizione processuale perché il diritto stesso si considera estinto per rinuncia.

Una clausola generica nell’atto di scioglimento può trasferire agli ex soci anche le pretese giudiziarie incerte?
No. La Corte ha stabilito che una clausola generica che preveda la ripartizione di ‘crediti o debiti non quantificabili’ non è sufficiente a superare la presunzione di rinuncia a una pretesa già pendente in giudizio. Tale clausola non manifesta la volontà inequivocabile di proseguire l’azione legale dopo l’estinzione della società.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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