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Estinzione fideiussione: quando sollevare l’eccezione

In una controversia su un contratto di locazione, un garante ha eccepito l’estinzione della fideiussione solo in appello. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, chiarendo che l’estinzione fideiussione ai sensi dell’art. 1957 c.c. costituisce un’eccezione in senso stretto, da sollevare tassativamente in primo grado. La Corte ha inoltre confermato che la confessione del debitore principale può essere liberamente valutata dal giudice come prova anche nei confronti del garante.

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Estinzione fideiussione: quando sollevare l’eccezione

Nel mondo dei contratti e delle garanzie, i tempi e le modalità con cui si fanno valere i propri diritti in giudizio sono cruciali. Una difesa presentata in ritardo può essere inefficace, come dimostra una recente ordinanza della Corte di Cassazione in tema di estinzione fideiussione. La sentenza chiarisce in modo definitivo la natura dell’eccezione prevista dall’art. 1957 del Codice Civile, stabilendo che essa deve essere sollevata nel primo grado di giudizio, pena l’inammissibilità. Analizziamo insieme questo caso per comprendere le sue importanti implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso: Locazione, Recesso e Canoni Non Pagati

La vicenda ha origine da un contratto di locazione per un immobile a uso commerciale. Una società conduttrice recede dal contratto a causa di “improvvisi problemi economici”, ma riconsegna l’immobile solo dieci mesi dopo la data di efficacia del recesso. Di conseguenza, la proprietaria dell’immobile agisce in giudizio contro la società e il suo fideiussore per ottenere il pagamento dei canoni maturati nel periodo di ritardata consegna, oltre a oneri condominiali e consumi idrici.

In loro difesa, la società e il fideiussore sostengono che il recesso fosse dovuto anche a gravi problemi all’impianto fognario condominiale, che causavano danni alla merce depositata. Chiedono quindi il rigetto della domanda e, in via riconvenzionale, il risarcimento dei danni.

Le Decisioni dei Giudici di Merito

Il Tribunale di primo grado accoglie la domanda della locatrice, condannando la società e il fideiussore in solido al pagamento di circa 6.000 euro. Il giudice ritiene superflua l’assunzione di ulteriori prove, basando la sua decisione sulla lettera di recesso in cui la società adduceva unicamente “problemi economici”. Questa dichiarazione viene qualificata come una confessione stragiudiziale che rende inequivocabile la causa del recesso.

Il fideiussore impugna la sentenza davanti alla Corte d’Appello, la quale, però, conferma integralmente la decisione di primo grado. I giudici d’appello ribadiscono il valore di confessione della lettera di recesso e, soprattutto, dichiarano inammissibile l’eccezione di estinzione della garanzia fideiussoria (ex art. 1957 c.c.) sollevata per la prima volta in quella sede, ritenendola un’eccezione tardiva.

L’eccezione di estinzione fideiussione: i motivi del ricorso in Cassazione

Non soddisfatto, il fideiussore si rivolge alla Corte di Cassazione, articolando il suo ricorso su diversi punti. Il motivo principale riguarda proprio la qualificazione dell’eccezione di estinzione fideiussione. Secondo il ricorrente, non si tratterebbe di un’eccezione in senso stretto (da sollevare entro termini perentori), ma di una mera difesa volta a contestare la sua stessa legittimazione passiva, e come tale proponibile in ogni stato e grado del giudizio.

Inoltre, il fideiussore contesta la decisione dei giudici di basarsi sulla confessione stragiudiziale della società conduttrice, sostenendo che tale prova non possa essere efficace nei suoi confronti. Infine, critica l’attribuzione dell’onere della prova e la liquidazione delle spese legali.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione rigetta il ricorso in ogni sua parte, fornendo chiarimenti fondamentali su tutti gli aspetti sollevati.

In primo luogo, la Corte afferma senza mezzi termini che l’eccezione di decadenza dalla garanzia prevista dall’art. 1957 c.c. è un’eccezione in senso stretto. Ciò significa che deve essere sollevata dalla parte interessata nel primo atto difensivo utile del giudizio di primo grado. Proporla per la prima volta in appello è, quindi, inammissibilmente tardivo. La Corte smonta l’argomentazione del ricorrente, precisando che tale eccezione non attiene alla legittimazione passiva (cioè alla titolarità formale della posizione di convenuto), ma al merito della causa, ossia all’esistenza stessa dell’obbligazione del garante.

In secondo luogo, riguardo al valore probatorio della confessione del debitore principale, la Cassazione chiarisce che, in un caso di litisconsorzio facoltativo (come quello tra debitore e garante), la confessione di uno dei litisconsorti è liberamente apprezzabile dal giudice come elemento di prova anche nei confronti degli altri. Non è una prova legale vincolante, ma un indizio che il giudice può valutare nel contesto di tutte le altre prove acquisite.

Infine, la Corte ribadisce il principio secondo cui, in materia di inadempimento contrattuale, l’onere della prova della tardiva restituzione dell’immobile non grava sul locatore. È il conduttore (e di conseguenza il suo fideiussore) a dover dimostrare di aver adempiuto correttamente alla sua obbligazione, restituendo il bene nei tempi pattuiti, poiché si tratta di un fatto estintivo del diritto di credito del locatore.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza in esame offre lezioni preziose per chiunque si trovi a operare con contratti di garanzia. La conclusione principale è che il fideiussore che intenda far valere l’estinzione della garanzia per inerzia del creditore (ex art. 1957 c.c.) deve agire tempestivamente, sollevando la relativa eccezione sin dal primo grado di giudizio. Attendere l’appello significa perdere irrimediabilmente questa possibilità di difesa. La decisione consolida inoltre il principio del libero apprezzamento da parte del giudice delle dichiarazioni confessorie rese da un coobbligato, confermando che esse possono influenzare la posizione processuale anche degli altri. Un monito, dunque, alla prudenza e alla tempestività nell’azione processuale.

L’eccezione di estinzione della fideiussione per decorso del termine previsto dall’art. 1957 c.c. può essere sollevata per la prima volta in appello?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che si tratta di un’eccezione in senso stretto, che deve essere proposta nel giudizio di primo grado e non può essere dedotta per la prima volta in appello.

La confessione stragiudiziale del debitore principale (il conduttore) ha valore di prova nei confronti del fideiussore?
Sì. In caso di litisconsorzio facoltativo, come quello tra debitore e fideiussore, la confessione di una parte può essere liberamente apprezzata dal giudice come prova anche nei confronti delle altre parti, secondo il suo prudente apprezzamento.

In una causa per mancato pagamento dei canoni dopo il recesso, su chi grava l’onere di provare la data di restituzione dell’immobile?
L’onere della prova grava sul conduttore (e sul suo fideiussore). Spetta a loro dimostrare di aver tempestivamente restituito l’immobile, in quanto si tratta di un fatto estintivo del diritto di credito del locatore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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