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Estinzione del processo: la rinuncia al ricorso

Una complessa controversia ereditaria, giunta dinanzi alla Corte di Cassazione, si conclude con una declaratoria di estinzione del processo. A seguito di un accordo transattivo, la parte ricorrente ha presentato una rinuncia al ricorso, prontamente accettata dalla controparte. La Corte, applicando il codice di procedura civile, ha formalizzato la fine del giudizio senza pronunciarsi nel merito della vicenda.

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Estinzione del Processo in Cassazione: Il Caso della Rinuncia Accettata

L’estinzione del processo rappresenta uno degli esiti possibili di un giudizio e si verifica quando, per ragioni procedurali, la causa si chiude senza una decisione sul merito della questione. Una delle cause più comuni è la rinuncia agli atti del giudizio, accettata dalle altre parti. L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio di questa dinamica, ponendo fine a una complessa vicenda ereditaria grazie a un accordo raggiunto tra le parti.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da una disputa successoria. Un nipote, escluso dal testamento del nonno che aveva nominato erede universale la propria figlia, adiva il Tribunale per ottenere la quota di eredità che la legge gli riservava (la cosiddetta “quota di legittima”). La sua domanda includeva anche lo scioglimento di una comunione ereditaria su un immobile.

In primo grado, le sue richieste venivano respinte. Tuttavia, la Corte d’Appello ribaltava la decisione, riconoscendo il diritto del nipote a una quota di riserva pari a 1/4 dell’eredità e disponendo la divisione dei beni. Con la sentenza definitiva, la Corte territoriale, constatata la non comoda divisibilità dell’immobile, lo assegnava per intero alla figlia del defunto, condannandola però a versare un conguaglio in denaro all’altra parte e un’indennità per il godimento esclusivo del bene.

Contro questa decisione, la figlia proponeva ricorso per Cassazione, mentre il nipote e la sua partner rispondevano con un controricorso e un ricorso incidentale.

La Rinuncia al Ricorso e l’Estinzione del Processo

Quando una causa giunge al suo ultimo grado di giudizio, le parti hanno ancora la possibilità di trovare una soluzione amichevole. È esattamente ciò che è accaduto in questo caso. Prima dell’udienza di discussione, le parti hanno raggiunto un accordo transattivo per porre fine alla controversia.

In attuazione di tale accordo, la ricorrente principale ha depositato un atto formale di “rinuncia al ricorso”. Subito dopo, le controparti hanno depositato un atto di “accettazione della rinuncia”, rinunciando a loro volta al proprio ricorso incidentale. Questo scambio di atti processuali è stato decisivo per le sorti del giudizio.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione, preso atto degli eventi, non ha dovuto esaminare il merito dei motivi di ricorso. Il suo ruolo si è limitato a prendere atto della volontà delle parti e ad applicare le norme procedurali pertinenti.

In base agli articoli 390 e 391 del Codice di Procedura Civile, la rinuncia al ricorso, se accettata dalle altre parti costituite che potrebbero avere interesse alla prosecuzione, comporta l’obbligo per il giudice di dichiarare l’estinzione del processo. La Corte ha quindi formalizzato la chiusura del giudizio. Per quanto riguarda le spese legali, l’articolo 391, comma 4, c.p.c. stabilisce che, in caso di accettazione della rinuncia, le spese si intendono compensate tra le parti, salvo diverso accordo. Pertanto, la Corte ha dichiarato “nulla per le spese”, non emettendo alcuna condanna in tal senso.

Conclusioni

L’ordinanza dimostra come gli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie, come la transazione, possano efficacemente intervenire anche nella fase più avanzata di un contenzioso. L’estinzione del processo per rinuncia accettata cristallizza l’accordo raggiunto tra le parti, che diventa la vera e unica fonte di regolamentazione dei loro rapporti. Questo esito, oltre a deflazionare il carico della Suprema Corte, permette alle parti di definire la lite in modo più rapido e con termini da loro stessi concordati, evitando le incertezze e i costi di una decisione finale imposta dall’autorità giudiziaria.

Cosa accade se una parte rinuncia al ricorso in Cassazione?
Se la parte che ha iniziato il giudizio in Cassazione deposita un atto di rinuncia e le altre parti lo accettano, il processo si estingue. La Corte non decide nel merito della questione, ma si limita a dichiarare la fine del procedimento, come stabilito dagli artt. 390 e 391 del Codice di Procedura Civile.

Perché la Corte non ha condannato nessuno al pagamento delle spese legali?
In base all’art. 391, comma 4, del Codice di Procedura Civile, quando la rinuncia al ricorso viene accettata dalle controparti, le spese del giudizio si considerano compensate, a meno che le parti non abbiano pattuito diversamente nel loro accordo. In questo caso, l’accettazione ha comportato l’automatica compensazione delle spese.

Qual è l’effetto pratico dell’estinzione del processo in questo caso?
L’estinzione del processo significa che la sentenza della Corte d’Appello impugnata non passa in giudicato. La controversia tra le parti non è risolta dalla decisione di un giudice, ma dall’accordo transattivo che le stesse hanno raggiunto privatamente. Tale accordo diventa l’unica fonte che regola i loro rapporti e pone fine alla lite.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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