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Espromissione: la fusione non estingue il debito

Una società creditrice ottiene la dichiarazione di fallimento di una società debitrice basandosi su un decreto ingiuntivo definitivo. Le società socie della fallita ricorrono in Cassazione, sostenendo che il debito si fosse estinto per confusione. La loro tesi era che una terza società, che si era assunta il debito tramite espromissione, era stata successivamente incorporata dalla società creditrice. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, chiarendo che l’espromissione ha natura cumulativa e non liberatoria, salvo espressa dichiarazione del creditore. La fusione ha creato confusione solo tra creditore ed espromittente, ma non ha estinto l’obbligazione del debitore originario.

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Espromissione e Fusione Societaria: il Debito Originario Non Si Estingue

L’ordinanza della Corte di Cassazione, n. 13381 del 15 maggio 2024, offre chiarimenti fondamentali sull’istituto dell’espromissione e sui suoi effetti in caso di successive operazioni societarie, come la fusione per incorporazione. La Corte ha stabilito che la fusione tra la società creditrice e la società terza che si era assunta il debito non comporta l’estinzione automatica dell’obbligazione del debitore originario. Questo principio riafferma la natura cumulativa dell’espromissione, un concetto cruciale nel diritto commerciale e societario.

Il Caso: Un Debito, una Fusione e una Dichiarazione di Fallimento

Una società creditrice aveva ottenuto un decreto ingiuntivo, divenuto definitivo, nei confronti di una società debitrice. Sulla base di tale titolo, ne aveva richiesto e ottenuto la dichiarazione di fallimento. Le due società socie della fallita proponevano reclamo, chiedendo la revoca della sentenza di fallimento. La loro tesi si fondava su una complessa operazione societaria: una terza società, tramite un accordo transattivo, si era obbligata a pagare il debito della società poi fallita, configurando un’espromissione. Successivamente, questa terza società (espromittente) era stata incorporata dalla società creditrice (espromissaria). Secondo le ricorrenti, questa fusione aveva determinato l’estinzione del debito per confusione, poiché la qualità di creditore e di debitore (assunta dall’espromittente) si erano riunite nella stessa persona giuridica. La Corte d’Appello, tuttavia, aveva rigettato il reclamo, ritenendo l’accordo transattivo inopponibile alla creditrice, in quanto estranea a tale pattuizione.

La Tesi delle Ricorrenti e la Questione dell’Espromissione

Le società ricorrenti hanno portato il caso dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando una violazione di legge. Esse sostenevano che, a seguito della fusione per incorporazione, la società creditrice avesse assunto al contempo la veste di creditrice (propria) e di debitrice solidale (ereditata dalla società incorporata che si era assunta il debito). Questa coincidenza di ruoli avrebbe dovuto, a loro avviso, estinguere per confusione l’intero debito, liberando anche la società debitrice originaria, poi dichiarata fallita.

L’Effetto dell’Espromissione secondo la Corte

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, fornendo una dettagliata analisi della natura giuridica dell’espromissione. La Suprema Corte ha ribadito che l’espromissione, disciplinata dall’art. 1272 del codice civile, costituisce un contratto tra il creditore e il terzo espromittente. Per sua natura, l’espromissione è “cumulativa”: il terzo si affianca al debitore originario, diventando obbligato in solido con quest’ultimo, ma non lo sostituisce. La liberazione del debitore originario (espromissione liberatoria) è un’eccezione che si verifica solo se il creditore dichiara espressamente di volerlo liberare.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha chiarito che nel caso di specie non vi era alcuna prova che la società creditrice avesse mai accettato di liberare la debitrice originaria. L’accordo transattivo con cui la terza società si era assunta il debito era un atto a cui la creditrice era rimasta estranea. Pertanto, l’obbligazione sorta in capo alla società espromittente era semplicemente solidale e si era aggiunta a quella della debitrice principale.

Di conseguenza, la successiva fusione per incorporazione ha prodotto un effetto confusorio limitato. La confusione ha estinto solamente l’obbligazione della società espromittente, poiché la sua posizione di debitrice si è fusa con quella della società creditrice. Tuttavia, questo non ha avuto alcun impatto sull’obbligazione della debitrice originaria, che è rimasta intatta. La Corte ha sottolineato che la fusione, di per sé, non può essere interpretata come una manifestazione di volontà, neanche per “fatti concludenti”, di liberare il debitore principale.

Conclusioni

La decisione della Cassazione riafferma un principio cardine del diritto delle obbligazioni: l’espromissione, in assenza di una espressa volontà contraria del creditore, ha un effetto cumulativo e non liberatorio. Le operazioni societarie complesse, come le fusioni, non possono alterare questa regola fondamentale. L’estinzione di un debito per confusione a seguito di una fusione si verifica solo per le obbligazioni intercorrenti tra le società coinvolte nell’operazione, ma non si estende automaticamente ai debitori originari che non sono stati espressamente liberati. Questa pronuncia serve da monito per gli operatori del diritto e le imprese: la liberazione di un debitore richiede sempre un atto di volontà chiaro e inequivocabile da parte del creditore.

Che cos’è l’espromissione e qual è il suo effetto principale?
L’espromissione è un negozio giuridico con cui un terzo assume spontaneamente il debito di un’altra persona nei confronti del creditore. Il suo effetto principale, come chiarito dalla sentenza, è cumulativo: il terzo si affianca come debitore solidale al debitore originario, il quale non viene liberato, a meno che il creditore non lo dichiari espressamente.

La fusione tra la società creditrice e la società che si era assunta il debito (espromittente) libera automaticamente il debitore originario?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la fusione non libera automaticamente il debitore originario. L’effetto della confusione, che estingue l’obbligazione, si limita al rapporto tra la società creditrice e quella espromittente incorporata, ma non si estende al debitore originario, la cui obbligazione rimane in vita.

Come può il debitore originario essere liberato in un caso di espromissione?
Secondo l’art. 1272 del codice civile, richiamato dalla Corte, il debitore originario può essere liberato solo se il creditore rende una dichiarazione espressa in tal senso. La volontà di liberare il debitore deve essere univoca e non può essere desunta da circostanze ambigue come una fusione societaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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