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Esdebitazione: l’errore di calcolo non la nega

La Corte di Cassazione ha annullato la decisione di una Corte d’Appello che negava l’esdebitazione a un imprenditore fallito. La Corte ha riscontrato un errore nel calcolo della percentuale di soddisfacimento dei creditori, sottolineando che non si possono includere nel calcolo i crediti tardivi non ancora accertati. È stato riaffermato il principio del favor debitoris, secondo cui l’esdebitazione può essere negata solo se il soddisfacimento dei creditori è totalmente assente o ‘affatto irrisorio’, valutazione che spetta al giudice di merito sulla base di calcoli corretti e di un’interpretazione estensiva della norma.

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Pubblicato il 21 novembre 2025 in Diritto Fallimentare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Esdebitazione: la Cassazione corregge l’errore di calcolo e riafferma il favor debitoris

L’esdebitazione rappresenta una pietra miliare del diritto fallimentare, offrendo al debitore onesto ma sfortunato la possibilità di ripartire da zero. Con l’ordinanza n. 15155/2024, la Corte di Cassazione torna su questo tema cruciale, annullando un diniego basato su un palese errore di calcolo e riaffermando con forza il principio del favor debitoris. Questa decisione chiarisce come debba essere valutato il requisito del soddisfacimento, anche parziale, dei creditori.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un imprenditore individuale dichiarato fallito nel 2014. Chiusa la procedura nel 2021, l’imprenditore chiedeva di accedere al beneficio dell’esdebitazione. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello respingevano la sua richiesta. La motivazione era che l’attivo realizzato era stato interamente assorbito dalle spese di procedura, non lasciando nulla per i creditori concorsuali, se non una somma irrisoria derivante da una procedura esecutiva separata. La Corte d’Appello, in particolare, aveva calcolato che tale somma corrispondesse a un misero 0,13% del passivo totale, ritenendo tale percentuale ‘affatto irrisoria’ e quindi ostativa alla concessione del beneficio.

L’imprenditore ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando un duplice errore dei giudici di merito:
1. Errore di calcolo: la percentuale di soddisfacimento, se calcolata correttamente, sarebbe stata del 7,2%, una cifra ben diversa dallo 0,13%.
2. Errata individuazione del passivo: nel calcolo del passivo totale, la Corte d’Appello aveva incluso anche le domande tardive non ancora verificate, gonfiando artificialmente il denominatore e riducendo la percentuale di soddisfacimento.

La Decisione della Corte di Cassazione e l’importanza per l’esdebitazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, cassando la decisione impugnata e rinviando il caso alla Corte d’Appello per un nuovo esame. I giudici di legittimità hanno pienamente condiviso le censure del ricorrente, individuando un chiaro errore nel ragionamento della corte territoriale.

La Cassazione ha stabilito che la Corte d’Appello ha commesso un grave errore metodologico. In primo luogo, ha basato il suo giudizio di ‘irrisorietà’ su una percentuale (0,13%) palesemente errata. In secondo luogo, ha illegittimamente incluso nel calcolo del passivo totale anche le domande tardive non ancora esaminate e, quindi, non accertate. Questo ha violato il principio secondo cui il calcolo deve basarsi sul passivo effettivamente accertato nella procedura.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Cassazione si fonda su principi consolidati, sia a livello nazionale che europeo. Il perno del ragionamento è il favor debitoris, un principio che ispira l’istituto dell’esdebitazione e impone un’interpretazione delle norme che favorisca, ove possibile, la liberazione del debitore dai debiti pregressi. Questo approccio è in linea con la Direttiva UE 2019/1023 (cd. direttiva Restructuring and Insolvency), che promuove procedure efficaci per la remissione del debito.

La Corte ha ribadito che il beneficio può essere negato solo in due casi: quando i creditori sono rimasti totalmente insoddisfatti o quando sono stati soddisfatti in una percentuale affatto irrisoria. La valutazione di ‘irrisorietà’ non può basarsi su un calcolo matematico errato, né su una base di calcolo (il passivo) non corretta. Il giudice di merito, nel riesaminare il caso, dovrà:
1. Ricalcolare correttamente la percentuale di soddisfacimento, utilizzando come denominatore solo il passivo accertato (quindi escludendo le domande tardive non verificate).
2. Valutare la nuova percentuale alla luce di tutte le circostanze del caso concreto, per stabilire se essa possa essere considerata talmente minima da essere irrilevante e non rappresentare neppure parzialmente un ‘soddisfacimento’.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza è di fondamentale importanza. Essa invia un messaggio chiaro ai tribunali di merito: la valutazione per la concessione dell’esdebitazione deve essere rigorosa e non può fondarsi su calcoli approssimativi o errati. L’inclusione di passività non accertate è un errore che vizia la decisione. Inoltre, la Corte rafforza il principio del favor debitoris, spingendo verso una concessione più ampia del beneficio, in linea con l’obiettivo europeo di dare una seconda possibilità agli imprenditori. Per i debitori, significa che un soddisfacimento anche minimo dei creditori non preclude automaticamente l’accesso all’esdebitazione, a patto che non sia talmente esiguo da risultare, in concreto, simbolico o nullo.

Quando può essere negata l’esdebitazione per mancato soddisfacimento dei creditori?
L’esdebitazione può essere negata quando i creditori concorsuali non sono stati soddisfatti neppure in parte, oppure quando la percentuale di soddisfacimento è ‘affatto irrisoria’, ovvero talmente minima da risultare irrilevante e non rappresentare un concreto, seppur parziale, soddisfacimento.

Come si calcola il passivo totale per determinare la percentuale di soddisfacimento ai fini dell’esdebitazione?
Il calcolo deve basarsi esclusivamente sul passivo effettivamente accertato in sede fallimentare. Non devono essere incluse le domande di ammissione tardive che non sono state ancora esaminate e verificate dal giudice.

Quale principio guida l’interpretazione delle norme sull’esdebitazione?
Il principio guida è il ‘favor debitoris’, che impone un’interpretazione estensiva e favorevole al debitore. Questo principio, in linea con la normativa europea, mira a facilitare la liberazione dai debiti per consentire una ripartenza economica, negando il beneficio solo in casi di chiara violazione dei presupposti di legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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