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Errore materiale: la correzione di un’ordinanza

La Corte di Cassazione ha corretto d’ufficio un proprio precedente provvedimento per un errore materiale. L’ordinanza originale aveva erroneamente omesso di indicare, tra le parti ricorrenti, i soci di una società, menzionando solo quest’ultima. La Corte ha riscontrato l’evidente svista, definita lapsus calami, e ha disposto la modifica del testo per includere correttamente tutti i soggetti appellanti, ripristinando la corretta intestazione e formulazione del provvedimento.

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Errore Materiale in Ordinanza: La Cassazione e il Potere di Correzione

Nel complesso mondo della giustizia, la precisione è fondamentale. Tuttavia, anche nei più alti gradi di giudizio può verificarsi un errore materiale, una svista che non altera la sostanza della decisione ma che necessita di essere rettificata. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di come l’ordinamento gestisca queste situazioni, attivando d’ufficio la procedura di correzione per garantire la piena corrispondenza tra l’atto giudiziario e la realtà processuale.

I Fatti del Caso

La vicenda nasce da un ricorso presentato da una società a responsabilità limitata, la “Società Alfa srl”, e dai suoi tre soci. Il ricorso era diretto contro la sentenza che aveva dichiarato il fallimento della stessa società. Nel corso del procedimento, la Corte di Cassazione emetteva un’ordinanza per decidere sul ricorso. Tuttavia, in tale provvedimento, per una mera svista, venivano indicati come ricorrenti solo la società, omettendo completamente i nomi dei tre soci che pure avevano promosso l’impugnazione.

Questo tipo di omissione, sebbene non modifichi il merito della decisione, crea una discrepanza formale che può avere implicazioni sulla corretta identificazione delle parti processuali e sull’efficacia del provvedimento nei loro confronti.

La Procedura di Correzione per Errore Materiale

Accortasi della discrepanza, la stessa Corte di Cassazione ha attivato d’ufficio, cioè di propria iniziativa e senza una richiesta di parte, la procedura per la correzione dell’errore materiale. Questo strumento, previsto dal codice di procedura civile, consente di emendare rapidamente sviste, errori di calcolo o omissioni che non intaccano il contenuto decisionale del provvedimento. La Corte ha quindi fissato una nuova camera di consiglio per deliberare sulla correzione, notificando la decisione a tutte le parti coinvolte nel procedimento originario.

L’importanza della Correzione d’Ufficio

La scelta di procedere d’ufficio sottolinea un principio fondamentale: è dovere del giudice assicurare che i propri atti siano formalmente corretti e rispecchino fedelmente lo svolgimento del processo. Questo intervento non solo sana l’imprecisione, ma rafforza anche la fiducia nel sistema giudiziario, dimostrando la sua capacità di auto-correzione.

Le Motivazioni della Decisione

Nel motivare la propria ordinanza di correzione, la Corte ha esplicitamente qualificato l’omissione dei nomi dei soci come un lapsus calami, ovvero un semplice “errore di penna”. I giudici hanno chiarito che, dall’esame degli atti di causa (il ricorso originario e le procure speciali), emergeva in modo inequivocabile che anche i singoli soci erano stati parte attiva nel promuovere l’impugnazione.

L’omessa indicazione dei loro nominativi nell’intestazione dell’ordinanza precedente era, quindi, un evidente errore materiale che non rifletteva la volontà del collegio giudicante, ma una semplice svista nella redazione materiale dell’atto. Di conseguenza, la Corte ha disposto una serie di modifiche puntuali al testo della precedente ordinanza, aggiungendo i nomi dei soci e trasformando al plurale tutti i riferimenti che prima erano al singolare (es. da “la ricorrente” a “i ricorrenti”).

Le Conclusioni

Questo caso dimostra l’efficacia e l’importanza della procedura di correzione dell’errore materiale. Essa consente di sanare le imperfezioni formali dei provvedimenti giudiziari in modo agile, senza la necessità di ricorrere a complessi mezzi di impugnazione. La decisione della Cassazione ribadisce che la giustizia non è solo sostanza, ma anche forma: la corretta identificazione delle parti e la precisione degli atti sono elementi essenziali per garantire la certezza del diritto e la piena tutela delle posizioni giuridiche di tutti i soggetti coinvolti nel processo.

Cosa si intende per “errore materiale” in un’ordinanza?
Per errore materiale si intende una svista puramente formale, come un’omissione o un errore di trascrizione, che non influisce sulla volontà del giudice e sul contenuto sostanziale della decisione. Nel caso specifico, consisteva nell’aver dimenticato di elencare tutti i soggetti ricorrenti.

Un giudice può correggere un proprio errore di sua iniziativa?
Sì, la legge prevede che la procedura di correzione di un errore materiale possa essere attivata “d’ufficio”, ovvero su iniziativa dello stesso giudice o collegio che ha emesso il provvedimento, senza che sia necessaria una richiesta da parte degli avvocati o delle parti coinvolte.

Quali modifiche concrete ha comportato la correzione nel caso esaminato?
La correzione ha comportato l’aggiunta dei nomi dei soci, precedentemente omessi, nell’intestazione dell’ordinanza. Inoltre, tutte le espressioni nel testo che si riferivano alla parte ricorrente al singolare (es. “la ricorrente sostiene”) sono state modificate al plurale (es. “i ricorrenti sostengono”) per riflettere correttamente la pluralità degli appellanti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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