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Erede apparente: acquisto e tutela del terzo

La Corte di Cassazione analizza un complesso caso di successione internazionale, confermando la validità di un testamento redatto all’estero. La sentenza si concentra sulla figura dell’erede apparente e sulla tutela dei terzi che hanno acquistato in buona fede un immobile ereditario. Viene cassata la decisione d’appello per aver errato nell’invertire l’onere della prova della buona fede e per aver condannato i terzi a una duplice restituzione (bene e prezzo).

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Erede Apparente: La Cassazione sulla Tutela del Terzo Acquirente

La recente sentenza della Corte di Cassazione affronta un’intricata vicenda successoria con profili internazionali, offrendo chiarimenti cruciali sulla figura dell’erede apparente e sulla protezione accordata a chi acquista beni ereditari da un soggetto che solo in apparenza ne era il legittimo titolare. Il caso ruota attorno alla validità di un testamento estero e alle sorti di un immobile venduto a terzi da un legatario di un precedente testamento, poi revocato.

I Fatti di Causa

Una cittadina italiana, deceduta in Argentina, aveva nominato erede universale una persona tramite un testamento pubblico redatto nel paese sudamericano. Questa erede ha agito in giudizio in Italia per farsi riconoscere la propria qualità e per ottenere la restituzione dei beni, tra cui un immobile che era stato lasciato, in base a un precedente testamento olografo, a un’associazione. Quest’ultima, a sua volta, aveva già venduto l’immobile a due acquirenti terzi.

Il Tribunale di primo grado aveva invalidato il testamento argentino per un vizio di forma, ovvero la mancata indicazione del luogo esatto di redazione. La Corte d’Appello, ribaltando la decisione, ha invece riconosciuto la validità del testamento sulla base delle norme di diritto internazionale privato. Di conseguenza, ha dichiarato l’inefficacia della vendita dell’immobile ai terzi, ordinando loro la restituzione del bene e, inspiegabilmente, anche del prezzo pagato.

La questione dell’erede apparente e la tutela dei terzi

Il cuore della controversia giunta in Cassazione riguarda la posizione dei terzi acquirenti. Essi avevano acquistato l’immobile da un soggetto (l’associazione) che, in base a un testamento poi rivelatosi revocato, appariva come il legittimo proprietario. Si configura qui la classica situazione dell’acquisto dall’erede apparente (o, in questo caso, dal legatario apparente).

La legge, all’articolo 534 del Codice Civile, stabilisce che sono salvi i diritti acquistati dai terzi che provino di aver contrattato in buona fede con l’erede apparente. La Corte d’Appello aveva ritenuto che i terzi non avessero fornito tale prova, rendendo superfluo ogni altro accertamento e dichiarando inopponibile la vendita.

L’errore sulla duplice condanna restitutoria

La Cassazione rileva un primo, macroscopico errore della corte territoriale. È logicamente impossibile condannare un acquirente a restituire sia il bene acquistato sia il prezzo che ha pagato per esso. Se la vendita è inefficace nei confronti del vero erede, il terzo è tenuto a restituire il bene. Il prezzo, invece, è stato pagato dal terzo e incassato dal venditore (l’erede apparente). L’erede vero potrà, semmai, rivalersi sull’erede apparente per ottenere il corrispettivo ricevuto, ma non può pretenderlo dall’acquirente.

Le motivazioni della Cassazione

La Corte Suprema accoglie i motivi di ricorso dei terzi acquirenti, cassando la sentenza d’appello e chiarendo due principi fondamentali.

Il primo riguarda la prova della buona fede. La Corte d’Appello ha erroneamente applicato la regola dell’art. 534 c.c., che pone a carico del terzo l’onere di provare la buona fede. La giurisprudenza, tuttavia, distingue il caso dell’acquisto dall’erede apparente da quello dell’acquisto dal legatario apparente. In quest’ultimo caso, si applica la disciplina generale della pubblicità immobiliare (art. 2652, n. 7, c.c.), nell’ambito della quale la buona fede del terzo acquirente si presume. Non spetta quindi al terzo provare di essere stato in buona fede, ma al vero erede dimostrare la sua malafede.

Il secondo principio attiene, come già accennato, all’impossibilità di una condanna alla restituzione sia del bene sia del prezzo. La Corte sottolinea che non è consentito al giudice, investito di una domanda di petizione ereditaria, condannare il terzo acquirente a restituire sia la cosa acquistata sia il corrispettivo pagato. Si tratta di una statuizione logicamente e giuridicamente insostenibile.

Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante vademecum sulla complessa disciplina dell’acquisto dall’erede apparente. Le conclusioni pratiche sono significative:

1. Presunzione di Buona Fede: Chi acquista un immobile da un legatario (e non da un erede) che risulta tale da un testamento regolarmente trascritto beneficia della presunzione di buona fede. Sarà il vero erede che contesta l’acquisto a dover provare la malafede dell’acquirente.
2. Limiti alla Restituzione: L’acquirente il cui acquisto sia dichiarato inefficace nei confronti del vero erede è tenuto unicamente alla restituzione del bene. Non può essere condannato a restituire anche il prezzo, che ha versato al venditore apparente.

La Corte ha quindi rinviato la causa alla Corte d’Appello in diversa composizione, che dovrà riesaminare il caso attenendosi a questi principi, valutando correttamente la posizione dei terzi acquirenti e la distribuzione dell’onere della prova.

Un testamento redatto all’estero è valido in Italia?
Sì, un testamento può essere considerato valido in Italia se rispetta i requisiti di forma previsti dalla legge dello Stato in cui è stato redatto, o dalla legge dello Stato di cittadinanza, domicilio o residenza del testatore al momento della redazione o della morte. La legge italiana favorisce la validità degli atti giuridici compiuti all’estero.

Chi è l’erede apparente e quali diritti ha chi acquista un bene da lui?
L’erede apparente è colui che si comporta come erede e possiede i beni ereditari pur non essendolo. La legge tutela il terzo che acquista un bene da un erede apparente a titolo oneroso, a condizione che il terzo possa provare la propria buona fede al momento del contratto e che siano rispettati gli oneri di trascrizione per i beni immobili.

Chi deve provare la buona fede nell’acquisto da un legatario apparente?
Secondo la sentenza, diversamente dal caso dell’acquisto dall’erede apparente, nell’acquisto da un legatario apparente la buona fede del terzo acquirente è presunta. Spetta quindi al vero erede, che agisce per recuperare il bene, dimostrare la malafede del terzo acquirente al momento della compravendita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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