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Equo compenso avvocati: non è retroattivo

Un avvocato ha richiesto il pagamento di compensi professionali a un istituto di credito, che si è opposto citando accordi tariffari preesistenti. La Corte di Cassazione ha stabilito che la legge sull’equo compenso avvocati non è retroattiva e non può invalidare le convenzioni stipulate prima della sua entrata in vigore (1 gennaio 2018). La Corte ha inoltre ritenuto legittimo il frazionamento del credito da parte del legale, data la complessità dei fascicoli che giustificava azioni separate.

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Equo Compenso per Avvocati: la Cassazione ne Esclude la Retroattività

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato una questione cruciale per la professione legale: l’applicazione temporale della normativa sull’equo compenso avvocati. La decisione stabilisce un principio fondamentale: la legge, introdotta per proteggere i professionisti da clausole contrattuali vessatorie, non può essere applicata retroattivamente a rapporti professionali già conclusi. Analizziamo i dettagli di questa importante pronuncia.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da una richiesta di pagamento per compensi professionali avanzata da un avvocato nei confronti di un istituto di credito. Il legale aveva ottenuto un decreto ingiuntivo per le sue prestazioni, ma la banca si era opposta, sostenendo l’esistenza di specifiche convenzioni tariffarie che regolavano il loro rapporto e che prevedevano compensi diversi da quelli richiesti.

Il Tribunale di primo grado aveva parzialmente accolto l’opposizione della banca. Tuttavia, aveva ritenuto che le convenzioni tariffarie stipulate tra le parti contenessero clausole vessatorie in contrasto con la nuova disciplina sull’equo compenso (art. 13 bis della legge professionale forense). Di conseguenza, il giudice aveva disapplicato tali accordi e liquidato i compensi sulla base dei parametri ministeriali, ritenendo la nuova legge applicabile al caso di specie.

Sia l’avvocato che la banca hanno impugnato la decisione dinanzi alla Corte di Cassazione, sollevando diverse questioni di diritto.

L’Applicazione dell’Equo Compenso Avvocati e la Decisione della Cassazione

Il nodo centrale della controversia era stabilire se la disciplina sull’equo compenso avvocati, entrata in vigore il 1° gennaio 2018, potesse essere applicata a prestazioni professionali svolte e a convenzioni concluse in date antecedenti.

La Corte di Cassazione ha accolto i motivi di ricorso della banca su questo punto, affermando un principio di irretroattività della legge. I giudici hanno chiarito che il Tribunale aveva errato nel ritenere applicabile l’art. 13 bis a rapporti professionali ormai esauriti prima della sua entrata in vigore. La norma, infatti, non ha natura interpretativa né retroattiva e, pertanto, non può incidere su situazioni giuridiche già consolidate.

Di conseguenza, gli accordi economici contenuti nelle convenzioni stipulate prima del 2018 non potevano essere sindacati o disapplicati sulla base di una legge successiva.

Altri Principi Affrontati: il Frazionamento del Credito

Un’altra questione interessante riguardava l’eccezione di abusivo frazionamento del credito sollevata dalla banca. L’istituto di credito lamentava che il legale avesse avviato numerose procedure monitorie separate invece di un’unica azione per l’intero credito.

Su questo punto, la Cassazione ha dato ragione all’avvocato, respingendo l’eccezione. La Corte ha ribadito che il frazionamento del credito è ammissibile quando sussiste un “interesse oggettivamente valutabile” del creditore. Nel caso specifico, è stato riconosciuto che la gestione unitaria di decine di pratiche legali avrebbe comportato l’esame di una mole documentale enorme, rendendo la difesa più complessa e rallentando la realizzazione del credito. Pertanto, la scelta di agire separatamente era giustificata e non costituiva un abuso del processo.

Le Motivazioni della Decisione

Il ragionamento della Corte Suprema si fonda sul principio generale della successione delle leggi nel tempo. Una nuova norma, salvo che non sia espressamente qualificata come retroattiva dal legislatore, dispone solo per l’avvenire. La legge sull’equo compenso, introdotta con la legge di conversione n. 148/2017, è entrata in vigore in una data precisa (1° gennaio 2018).

Applicarla a prestazioni professionali già integralmente svolte e a rapporti contrattuali esauriti prima di tale data significherebbe violare il principio di irretroattività, che garantisce la certezza dei rapporti giuridici. Il Tribunale, ritenendo che la nuova disciplina potesse invalidare accordi precedenti, ha commesso un errore di diritto. Le convenzioni stipulate tra l’avvocato e la banca, per quanto potessero prevedere compensi inferiori ai parametri, erano pienamente valide ed efficaci secondo la legge in vigore al momento della loro conclusione e dell’espletamento dell’incarico.

Le Conclusioni

Questa ordinanza della Corte di Cassazione offre un chiarimento di grande importanza pratica. Stabilisce in modo inequivocabile che la tutela offerta dalla legge sull’equo compenso avvocati non si estende al passato. Le convenzioni sui compensi professionali, stipulate prima del 1° gennaio 2018, restano valide e vincolanti tra le parti, e non possono essere dichiarate nulle sulla base della normativa successiva. La decisione rafforza la certezza del diritto e il legittimo affidamento delle parti sulla stabilità dei contratti conclusi, confermando un pilastro fondamentale del nostro ordinamento giuridico: il principio di irretroattività della legge.

La legge sull’equo compenso per gli avvocati è retroattiva?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che la norma sull’equo compenso (Art. 13 bis L. 247/2012), entrata in vigore l’1.1.2018, non ha valore retroattivo e non può essere applicata a prestazioni professionali già integralmente svolte o a convenzioni concluse prima di tale data.

Un avvocato può richiedere il pagamento dei suoi crediti con più azioni legali separate (frazionamento del credito)?
Sì, è ammissibile se il creditore ha un interesse oggettivamente valutabile a tale tutela frazionata. Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto giustificata la proposizione di azioni separate a causa della notevole mole di documenti e della complessità che un unico processo avrebbe comportato, rendendo la difesa più difficile e la realizzazione del credito meno celere.

Una convenzione tariffaria tra avvocato e cliente, precedente alla legge sull’equo compenso, può essere annullata sulla base di tale legge?
No. Se la convenzione è stata stipulata e le prestazioni si sono concluse prima dell’entrata in vigore della legge sull’equo compenso (1.1.2018), i suoi contenuti economici non possono essere messi in discussione o disapplicati in base alla nuova normativa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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