Sentenza di Cassazione Civile Sez. 2 Num. 21207 Anno 2025
Civile Sent. Sez. 2 Num. 21207 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME
Data pubblicazione: 24/07/2025
S E N T E N Z A
sul ricorso proposto da:
RAGIONE_SOCIALE con sede in Cagliari, in persona legale rappresentante sig.ra NOME COGNOME rappresentata e difesa dall’Avvocat o NOME COGNOME
Ricorrente
contro
RAGIONE_SOCIALE in persona dele legale rappresentante dott. NOME COGNOME rappresentata e difesa dagli Avvocati NOME COGNOME e NOME COGNOME
Controricorrente avverso la sentenza n. 313/2020 della Corte di appello di Cagliari, depositata il 5.6.2020.
Udita la relazione della causa svolta nella pubblica udienza del 3.7.2025 dal consigliere NOME COGNOME
Udite le conclusioni del P.M., in persona del Sostituto Procuratore Generale dott. l’accoglimento dei primi sei motivi di ricorso,
NOME COGNOME che ha chiesto assorbito il settimo.
Udite le difese svolte dall’Avvocato NOME COGNOME per la società controricorrente.
Fatti di causa
Con sentenza n. 9616 del 2009 il tribunale di Milano condannò le società RAGIONE_SOCIALE e RAGIONE_SOCIALE a pagare a RAGIONE_SOCIALE la somma di euro 574.625,04, la prima società a titolo di corrispettivo delle opere ulteriori eseguite da RAGIONE_SOCIALE nel corso di un contratto di appalto con essa stipulato e la seconda, quale proprietaria del suolo, per l’ingiustificato arricchimento da essa ottenuto a seguito delle maggiori opere.
La sentenza fu appellata solo dalla società RAGIONE_SOCIALE ed il relativo giudizio, a cui non partecipò RAGIONE_SOCIALE si concluse con sentenza n. 3884 del 2013, con cui la Corte di appello di Milano, in riforma della decisione di primo grado, dichiarò non dovuta la somma richiesta da RAGIONE_SOCIALE. Contro tale sentenza RAGIONE_SOCIALE propose ricorso per cassazione, che venne rigettato con ordinanza di questa Corte n. 28223 del 2017.
Nel 2014 RAGIONE_SOCIALE promosse esecuzione della sentenza n. 9616 del 2009 del tribunale di Milano in danno di RAGIONE_SOCIALE che propose opposizione, invocando l’efficacia nei suoi confronti della sentenza di riforma emessa dalla Corte di appello di Milano.
Il tribunale di Cagliari, con sentenza n. 1792 del 2018, rigettò l’opposizione, Proposto gravame, con sentenza n. 313 del 5.6.2020 la Corte di appello di Cagliari la accolse, condannando la RAGIONE_SOCIALE alla restituzione di quanto riscosso in sede esecutiva.
La Corte cagliaritana motivò la sua conclusione affermando che la sentenza della Corte di appello di Milano, avendo respinto la domanda di RAGIONE_SOCIALE nei confronti di RAGIONE_SOCIALE per la ragione che le opere di cui essa chiedeva il pagamento erano già comprese nel contratto di appalto, stipulato ‘a forfait chiavi in mano’, la statuizione di rigetto della pretesa avanzata da RAGIONE_SOCIALE spiegava efficacia, quale effetto favorevole dell’atto compi uto dalla sua coobbligata, anche nei confronti della Sardaleasing, essendo le posizioni delle suddette parti tra loro connesse e interdipendenti, trovando comunanza nell’accertamento di fatto compiuto dal giudice di appello.
Per la cassazione di questa sentenza ha proposto ricorso RAGIONE_SOCIALE in concordato preventivo, affidato a sette motivi.
RAGIONE_SOCIALE ha notificato controricorso.
Il P.M. e le parti hanno depositato memoria.
Ragioni della decisione
1.Il primo motivo di ricorso denuncia violazione e falsa applicazione dell’art. 2909 c.c., censurando la sentenza per avere fondato la sua conclusione sulla sussistenza di un legame di dipendenza tra la domanda avanzata dalla odierna ricorrente nei confronti di RAGIONE_SOCIALE e quella avanzata nei confronti di RAGIONE_SOCIALE nonostante tale nesso di dipendenza fosse stato escluso dalla ordinanza n. 28223 del 2017 della Corte di Cassazione, che, proprio sulla base della rilevata mancanza di un legame fra le posizioni processuali delle due parti condannate in primo grado, aveva rigettato i motivi con cui la RAGIONE_SOCIALE aveva lamentato la violazione degli artt. 331 e 332 c.p.c., assumendo la nullità della sentenza della Corte di appello di Milano per difetto di integrità del contraddittorio.
Il secondo motivo di ricorso denuncia violazione dell’art. 112 c.p.c., per non avere la Corte di appello esaminato l’eccezione della appellata secondo cui la questione relativa al vincolo di dipendenza tra le posizioni delle parti convenute era coperta dal giudicato derivante dalla ordinanza della Corte di Cassazione n. 28223 del 2017, che l’aveva affrontata e risolta in senso negativo.
Il terzo motivo di ricorso denuncia violazione e falsa applicazione dell’art. 2909 c.c., per omessa considerazione del giudicato formatosi sulla sentenza di primo grado del tribunale di Milano n. 9616 del 2009, che aveva condannato la società RAGIONE_SOCIALE e non era stata dalla stessa impugnata.
Il quarto motivo di ricorso denuncia di nuovo violazione e falsa applicazione dell’art. 2909 c.c., in relazione al giudicato interno formatosi sulla sentenza di primo grado del tribunale di Cagliari n.1792 del 2018, che aveva rilevato le preclusioni derivanti dalla ordinanza della Corte di Cassazione n. 28223 del 2017 e dalla sentenza del tribunale di Milano n. 9616 del 2009.
Il quinto motivo di ricorso denuncia violazione dell’art. 1306 c.c., per avere la Corte di appello giustificato l’estensione alla Sardaleasing dell’effetto favorevole
della sentenza della Corte di appello di Milano n.3884 del 2013 emessa nei confronti della RAGIONE_SOCIALE in forza della citata disposizione, che consente al debitore solidale di avvantaggiarsi della sentenza pronunziata tra il creditore e uno dei debitori in solido. Si assume al riguardo che tale disposizione non era applicabile nel caso di specie, avendo la RAGIONE_SOCIALE partecipato al giudizio promosso dal creditore.
Il sesto motivo di ricorso denuncia di nuovo violazione e falsa applicazione dell’art. 2909 c.c., per avere la Corte di appello giustificato la sua decisione in forza dell’erronea interpretazione dell’inciso contenuto nella ordinanza della Corte di Cassazione n. 28233 del 2017, che, alla luce della sentenza della Corte di appello di Milano n.3884 del 2013, che aveva accolto le ragioni di RAGIONE_SOCIALE, rappresentava il difetto di interesse della RAGIONE_SOCIALE alla proposizione del ricorso avverso la suddetta sentenza.
Il settimo motivo di ricorso denuncia violazione e falsa applicazione dell’art. 336 c.p.c., per avere la Corte di appello giustificato la soluzione accolta facendo riferimento, almeno implicitamente, a tale disposizione, che prevede l’estensione degli effetti della riforma o della cassazione parziale di una sentenza anche ai capi della decisone dipendenti da quello oggetto di riforma o di cassazione.
Il primo, il quinto ed il sesto motivo di ricorso, che possono trattarsi congiuntamente, sono fondati.
Come già esposto, con sentenza del 2013 la Corte di appello di Milano aveva annullato la statuizione di primo grado che aveva condannato la società RAGIONE_SOCIALE al pagamento della somma di euro 574.625,04 in favore della RAGIONE_SOCIALE quale corrispettivo per le maggiori opere realizzate rispetto quelle originariamente previste. La Corte di appello di Cagliari, con la sentenza ora impugnata, ha riconosciuto al giudicato formatosi su tale decisione efficacia riflessa anche nei confronti della società RAGIONE_SOCIALE che pure non aveva appellato la sentenza del tribunale che l’aveva condannata in via solidale con la RAGIONE_SOCIALE e non aveva partecipato al giudizio di secondo grado. La Corte ha motivato la conclusione accolta in forza della considerazione che le posizioni processuali rivestite da RAGIONE_SOCIALE e da RAGIONE_SOCIALE nei
confronti della domanda avanzata da RAGIONE_SOCIALE fossero tra loro strettamente dipendenti, essendo la relativa pretesa fondata su un fatto costitutivo comune ad entrambe, che cioè l ‘ appaltatrice avesse realizzato lavori maggiori e ulteriori rispetto a quelli previsti in contratto, per i quali non aveva ricevuto compenso. La premessa accolta è che solo in presenza di tale circostanza avrebbero potuto ritenersi fondate sia la richiesta di pagamento del prezzo nei confronti della committente RAGIONE_SOCIALE, che la domanda di indennizzo per ingiustificato arricchimento avanzata nei confronti di RAGIONE_SOCIALE, quale proprietaria del suolo. Tale fatto però era stata escluso dalla sentenza della Corte di appello di Milano del 2013, che aveva accertato che le opere di cui si chiedeva il compenso erano già comprese nell’appalto originario e quindi nel corrispettivo ricevuto. Secondo la Corte cagliaritana tale pronunciamento estendeva la sua efficacia anche alla RAGIONE_SOCIALE, ai sensi dell’art. 1306 c.c., quale effetto favorevole dell’atto di appello posto in essere dal condebitore solidale ed atteso il legame di dipendenza tra le posizioni delle società convenute. In proposito ha richiamato il principio secondo cui se, di norma, l’obbligazione solidale passiva non dà luogo a litisconsorzio necessario, nemmeno in sede di impugnazione, in quanto non fa sorgere un rapporto unico e inscindibile, bensì rapporti giuridici distinti, tale regola, tuttavia, trova deroga – venendo a configurarsi una situazione di inscindibilità di cause e, quindi, di litisconsorzio processuale necessario – quando le cause siano tra loro dipendenti, ovvero quando le distinte posizioni dei coobbligati presentino obiettiva interrelazione, alla stregua della loro strutturale subordinazione anche sul piano del diritto sostanziale, sicché la responsabilità dell’uno presupponga ovvero escluda la responsabilità dell’altro (Cass. n.20860 del 2018).
Ora, il principio di diritto sopra richiamato è certamente esatto, potendosi configurare un nesso di dipendenza anche con riguardo alle obbligazioni solidali, laddove la posizione rivestita da uno dei debitori sia connessa o subordinata a quella dell’altro, nel caso, in particolare, in cui la responsabilità dell’uno presuppone quella dell’altro. In tale ipotesi i l relativo giudizio dà luogo ad un fenomeno di litisconsorzio necessario, dovendo la decisione sulle relative responsabilità essere presa in modo unitario.
L’errore della Corte di appello risiede, tuttavia, nel non avere considerato che la questione della esistenza, nel caso concreto, di un legame di interrelazione e dipendenza era già stata esaminata dalla ordinanza di questa Corte n. 28223 del 2017, che l’aveva esclusa, rigettando il ricorso proposto da RAGIONE_SOCIALE avverso la sentenza della Corte di appello di Milano n. 3884 del 2013.
Il ricorso per cassazione era stato proposto da RAGIONE_SOCIALE per violazione degli artt. 331 e 332 c.p.c., lamentando che essa non era stata destinataria dell’atto di appello e non aveva partecipato al relativo giudizio. I motivi di ricorso, riprodotti dalla odierna ricorrente, denunciavano la violazione dell’art. 331 c.p.c., sostenendo che la ricorrente era stata pretermessa nel giudizio di secondo grado illegittimamente, dovendo ad essa riconoscersi la veste di litisconsorte necessario. In particolare, la ricorrente assumeva che: ‘ la posizione processuale dell’appellante RAGIONE_SOCIALE, condannata in solido con RAGIONE_SOCIALE a corrispondere il corrispettivo delle varianti in corso d’opera realizzate in esecuzione del contratto di appalto, presenta (va) un’oggettiva correlazione con quella del litisconsorte pretermesso (RAGIONE_SOCIALE), in quanto il titolo di responsabilità dell’uno (il terzo pretermesso) dipendeva dal titolo di responsabilità dell’altro (l’appellante). Ed invero le domande di condanna in via solidale, proposte da COGNOME (in via riconvenzionale nel primo grado del giudizio) nei confronti di entrambe le convenute per il pagamento del corrispettivo dovuto per varianti eseguite nel corso del contratto di appalto intercorso tra RAGIONE_SOCIALE e RAGIONE_SOCIALE, postulavano e postulano l’obbl igazione (e responsabilità) solidale di RAGIONE_SOCIALE, quale proprietaria del suolo in cui è stata realizzata l’opera appaltata, solo ed esclusivamente in quanto sia accertata e sussista la corrispondente obbligazione (e responsabilità) di RAGIONE_SOCIALE a seguito del l’intervenuto accertamento del di ritto di SOGEDICO al pagamento del corrispettivo per le varianti eseguite ‘; ‘ trattandosi -come è di tutta evidenza nel caso di specie -di cause non solo connesse per l’oggetto, ma legate da pregiudizialità, si deve ritenere applicabile, in sede di gravame, il regime proprio delle cause dipendenti ex art. 331 c.p.c. ‘.
Questa Corte, con l’ordinanza n. 28233 del 2017, ha, come detto, respinto il ricorso. Premesso che la fondatezza dei motivi presupponeva ‘ l’effettiva
sussistenza di un legame fra le posizioni processuali delle due parti condannate, solo con la decisone del Tribunale di prima istanza, al pagamento di somma in favore di RAGIONE_SOCIALE ‘, la predetta ordinanza ha escluso la sussi stenza di tale presupposto, rilevando che ‘ il semplice elemento che con la decisione di primo grado vi sia stata condanna in solido della RAGIONE_SOCIALE e della RAGIONE_SOCIALE non è, nella concreta fattispecie, sufficiente a sostanziare la prospettata ipotesi di ricorrenza di litisconsorzio necessario ‘ e che ‘ Dall’esame del testo della decisione del Tribunale di Milano, integralmente trascritta nel corpo della gravata decisione, emerge -viceversa- che la condanna delle due predette parti, ancorché solidale, era fondata non sullo stesso titolo, ma su ragioni distinte.
In particolare la domanda spiegata da RAGIONE_SOCIALE veniva accolta con condanna nei confronti della RAGIONE_SOCIALE, quale committente dei lavori, e nei confronti della odierna ricorrente come proprietaria del suolo ‘.
L’esistenza di un legame di dipendenza tra le posizioni dei condebitori solidali, condannati in primo grado, risultava pertanto esclusa dalla richiamata ordinanza di questa Corte , che ha ricondotto la fattispecie nell’ambito della figura delle cause scindibili, prive come tali tra loro di vincoli di correlazione o dipendenza logico-giuridica. La questione non poteva pertanto essere riproposta in sede di opposizione all’esecuzione né, nel relativo giudizio, essere affrontata e risolta diversamente.
La questione risultava, infatti, coperta da giudicato in forza del pronunciamento di questa Corte reso tra le medesime parti, tanto più che esso era stato emesso nel giudizio di formazione del titolo esecutivo, sicché essa era ormai preclusa in sede di opposizione ex art. 615 c.p.c.. Non si dubita invero che la questione esaminata e risolta da questa Corte con l’ordinanza del 2017 sia la stessa di quella affrontata dalla Corte di appello con la sentenza impugnata e su cui essa ha fondato il decisum , vertendo entrambe sulla sussistenza o meno di un nesso di dipendenza tra le posizioni sostanziali e processuali delle parti convenute. Il rilievo che l’ordinanza di questa Corte sia stata emessa al fine di valutare l’integrità del contraddittorio nel giudizio di appello, a fronte della dedotta violazione dell’art. 331 c.p.c., è d’altra parte ininfluente, atteso che
l’accertamento di un fatto coperto da giudicato spiega i suoi effetti sotto tutti i profili in cui, in astratto, esso può venire in considerazione.
La conclusione della Corte di appello appare altresì erronea laddove ha giustificato l’estensione dell’effetto favorevole della sentenza della Corte di appello di Milano a Sardaleasing ai sensi dell’art. 1306 c.c., che consente al debitore solidale di avvantaggiarsi della sentenza favorevole pronunziata tra il creditore e uno dei debitori in solido. La censura del ricorrente, sollevata con il quinto motivo, è sul punto fondata. La facoltà del condebitore di avvantaggiarsi della sentenza emessa tra il creditore ed uno dei debitori in solido presuppone, infatti, che egli non abbia partecipato al relativo giudizio, risultando altrimenti la sua posizione regolata dalla relativa decisione, con le conseguenti preclusioni derivanti dalla sua mancata impugnazione ( Cass. n. 303 del 2019; Cass. n. 20559 del 2014; Cass. n. 13458 del 2013; Cass. n. 12515 del 2012). Nella specie la disposizione di cui all’art. 1306 c.c. non era pert anto applicabile, essendo pacifico che la società RAGIONE_SOCIALE aveva partecipato al giudizio promosso dal creditore.
Né, infine, autonoma rilevanza può attribuirsi al passo dell’ordinanza, scritto tra parentesi, ove, dopo avere escluso la ricorrenza della prospettata ipotesi di litisconsorzio necessario, questa Corte aggiunge: ‘ per di più non si comprende neppure quale possa essere l’interesse ad impugnare della odierna ricorrente che comunque si è vista riformare dalla Corte distrettuale una decisione di primo grado che, ancorché in solido, la condannava al pagamento ‘. La Corte cagliaritana ha ravvisato in questa frase una conferma alla soluzione accolta, osservando che: ‘ Tale affermazione non avrebbe ragion d’essere se non nell’ottica di ritenere che la RAGIONE_SOCIALE pote sse avvantaggiarsi degli effetti assolutori della sentenza della corte di appello, emessa nell’ambito del giudizio al quale non ha partecipato ‘.
Il passo dell’ordinanza sopra riportato non appare però sufficiente a giustificare la conclusione che la Corte di appello ne trae, di avvenuto riconoscimento, da parte dell ‘ ordinanza, di un effetto espansivo della decisione di appello in favore della RAGIONE_SOCIALE. La censura sul punto, sollevata con il sesto motivo di ricorso, appare fondata. L’interpretazione fatta propria dalla Corte di appello appare in
stridente contrasto con la motivazione dell ‘ ordinanza sopra richiamata. Una lettura complessiva del provvedimento e delle ragioni in esso espresse suggerisce invero di conferire alla frase riportata il significato di voler sottolineare che, se effettivamente fosse esistito un legame di dipendenza tra le posizioni delle società convenute, lo stesso ricorso per cassazione della RAGIONE_SOCIALE sarebbe privo di interesse, potendo la parte invocare a suo favore l’efficacia della sentenza di riforma di secondo gra do emessa nei confronti della Immobiliar europa. In tale prospettiva, l’osservazione appare in continuità e non in contraddizione con le ragioni della decisione che hanno negato il suddetto legame di dipendenza.
Il primo, il quinto ed il sesto motivo di ricorso meritano pertanto di essere accolti. Gli altri motivi si dichiarano assorbiti.
La sentenza va cassata in relazione ai motivi accolti, con conseguente rinvio della causa alla Corte di appello di Cagliari, in diversa composizione, che provvederà anche alla liquidazione delle spese del presente giudizio.
P.Q.M.
La Corte accoglie il primo, il quinto ed il sesto motivo di ricorso, assorbiti gli altri; cassa la sentenza in relazione ai motivi accolti e rinvia la causa alla Corte di appello di Cagliari, in diversa composizione, anche per la liquidazione delle spese del giudizio.
Così deciso in Roma, nella camera di consiglio del 3 luglio 2025.