LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Eccezione inadempimento: compenso negato al sindaco

La richiesta di compenso di un sindaco di una società fallita è stata respinta a causa della sua negligenza. La curatela ha sollevato con successo un’eccezione di inadempimento, sostenendo che il professionista non avesse vigilato adeguatamente sulla crisi aziendale. La Cassazione ha confermato la decisione, chiarendo che per paralizzare la richiesta di pagamento è sufficiente dimostrare la condotta negligente e la sua potenzialità dannosa, senza la necessità di provare un danno effettivo.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Eccezione di Inadempimento: Quando la Negligenza Costa il Compenso al Professionista

L’ordinanza della Corte di Cassazione n. 2379/2024 offre un importante chiarimento sul rapporto tra il compenso del professionista e i suoi doveri di diligenza, specialmente in contesti di crisi aziendale. Il caso analizzato riguarda un sindaco di una società sportiva, poi fallita, a cui è stato negato il pagamento delle sue competenze a causa di una grave negligenza. La Corte ha confermato la validità dell’eccezione di inadempimento sollevata dalla curatela fallimentare, stabilendo principi chiari sulla sua applicazione e sugli oneri probatori.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Compenso e l’Opposizione della Curatela

Un professionista, che aveva ricoperto il ruolo di sindaco in una società sportiva, chiedeva di essere ammesso al passivo del fallimento della stessa per i compensi maturati. La curatela fallimentare si opponeva alla richiesta, sollevando un’eccezione di inadempimento. Secondo il curatore, il sindaco era stato gravemente inadempiente ai suoi doveri di vigilanza. Nello specifico, gli veniva contestato di aver consentito la prosecuzione dell’attività sociale nonostante una conclamata situazione di insolvenza, caratterizzata da gestione antieconomica, difficoltà finanziarie, inadempienze fiscali e contributive, e l’assenza di interventi da parte dei soci. In sostanza, il sindaco non avrebbe adottato gli strumenti previsti dalla legge per impedire l’aggravarsi della crisi, come la denuncia al tribunale ex art. 2409 c.c.

Il Tribunale di primo grado accoglieva la tesi della curatela, respingendo la domanda del professionista. Contro questa decisione, il sindaco proponeva ricorso in Cassazione.

I motivi del ricorso

Il ricorrente lamentava principalmente tre aspetti. In primo luogo, sosteneva che il tribunale avesse erroneamente trasformato l’eccezione di inadempimento in una sorta di compensazione con un presunto credito risarcitorio, senza che quest’ultimo fosse stato accertato. In secondo luogo, contestava la mancanza di un nesso causale tra la sua condotta e un eventuale danno. Infine, denunciava l’omesso esame delle prove che, a suo dire, dimostravano la diligenza del suo operato.

L’Applicazione dell’Eccezione di Inadempimento al Professionista

La Corte di Cassazione ha rigettato tutti i motivi del ricorso, cogliendo l’occasione per delineare con precisione la funzione e l’ambito operativo dell’eccezione di inadempimento (art. 1460 c.c.) nei confronti di un professionista. La Corte chiarisce che tale eccezione non ha un effetto estintivo del credito, come avverrebbe con la compensazione, ma incide semplicemente sulla sua esigibilità. In altre parole, il diritto al compenso esiste, ma non può essere preteso se il professionista non ha eseguito correttamente la sua prestazione.

Perché l’eccezione sia valida, non è sufficiente una contestazione generica. È necessario che la parte che la solleva (in questo caso, la curatela) alleghi specifici comportamenti negligenti e dimostri in cosa consista la violazione dei doveri professionali. Nel caso di un sindaco, ciò significa indicare quali obblighi di vigilanza e controllo sono stati disattesi.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto infondate le argomentazioni del ricorrente. Anzitutto, ha specificato che l’eccezione di inadempimento non va confusa con la compensazione. Essa opera su un piano diverso: paralizza la pretesa di pagamento a fronte di una prestazione non eseguita a regola d’arte. Non è necessario, quindi, che esista un controcredito liquido ed esigibile per il risarcimento del danno.

Il punto cruciale della decisione riguarda l’onere della prova. La Corte ha stabilito che, per bloccare la richiesta di compenso, è sufficiente che la curatela dimostri la potenzialità dannosa della condotta negligente del sindaco. Non è richiesto, invece, provare l’effettivo danno patrimoniale subito dalla società. L’allegazione di un comportamento specifico e negligente, in violazione dei doveri di controllo, costituisce di per sé un fatto modificativo del diritto al compenso. Nel caso specifico, l’inerzia del sindaco di fronte a una crisi evidente e conclamata è stata ritenuta una violazione talmente grave da giustificare il mancato pagamento del suo onorario.

Le Conclusioni

L’ordinanza rappresenta un monito significativo per tutti i professionisti, in particolare per coloro che ricoprono cariche di controllo nelle società. La decisione ribadisce che il diritto al compenso è strettamente legato a un’esecuzione diligente e corretta dell’incarico. L’eccezione di inadempimento si conferma uno strumento potente nelle mani del cliente (o della curatela fallimentare) per contestare le pretese di un professionista negligente. La vera novità risiede nella precisazione che per vincere non è necessario quantificare un danno, ma basta dimostrare che la condotta omissiva o commissiva del professionista era potenzialmente idonea a causarlo, invertendo di fatto l’onere della prova sul professionista, che dovrà dimostrare di aver agito con la massima diligenza.

Può il curatore fallimentare rifiutare di pagare il compenso a un sindaco per negligenza usando l’eccezione di inadempimento?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che la curatela può sollevare l’eccezione di inadempimento per paralizzare la pretesa di pagamento del compenso se il sindaco ha violato i suoi doveri di diligenza e vigilanza.

L’eccezione di inadempimento estingue il diritto al compenso o ne impedisce solo la riscossione?
Ne impedisce solo la riscossione. L’eccezione non estingue il diritto al credito, ma ne sospende l’esigibilità a causa della prestazione non correttamente eseguita dal professionista.

Per opporre l’eccezione di inadempimento, il curatore deve dimostrare il danno effettivo causato dalla negligenza del sindaco?
No. Secondo la Corte, per paralizzare l’avversa pretesa al compenso è sufficiente la dimostrazione della potenzialità dannosa della condotta negligente, senza che sia necessario provare e quantificare il danno effettivamente subito dalla società.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati