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Eccezione inadempimento amministratore: la Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 34341/2024, si è pronunciata sul tema dell’eccezione di inadempimento dell’amministratore. Il caso riguarda un ex presidente del consiglio di gestione che chiedeva l’ammissione al passivo di una società in amministrazione straordinaria per i suoi compensi. La società si opponeva sollevando l’eccezione di inadempimento per mala gestio. La Cassazione ha accolto il ricorso della società, stabilendo un principio fondamentale sull’onere della prova: spetta alla società allegare le specifiche negligenze gestorie, ma è poi l’amministratore a dover dimostrare di aver agito con la dovuta diligenza. La Corte ha cassato la decisione del tribunale, che aveva erroneamente rigettato l’eccezione, e ha rinviato la causa per un nuovo esame.

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Compenso Amministratore e Mala Gestio: la Cassazione sull’Eccezione di Inadempimento

Il diritto al compenso di un amministratore può essere negato se la società contesta una gestione negligente? E chi deve provare cosa in un’aula di tribunale? La Corte di Cassazione, con la recente ordinanza n. 34341 del 2024, fornisce una risposta chiara, definendo i contorni dell’eccezione di inadempimento dell’amministratore e l’onere della prova in caso di mala gestio. Questa pronuncia rappresenta un importante punto di riferimento per amministratori, società e professionisti del settore fallimentare.

Il Caso: Dalla Richiesta di Compenso all’Appello in Cassazione

La vicenda trae origine dalla richiesta di un ex Presidente del Consiglio di Gestione di una grande società, poi finita in amministrazione straordinaria, di vedere ammesso al passivo il proprio credito per compensi maturati. I commissari straordinari della società si opponevano, sollevando un’eccezione di inadempimento basata su presunte gravi negligenze gestorie che avrebbero contribuito al dissesto della società.

Il Tribunale, in prima istanza, aveva rigettato l’eccezione dei commissari, ritenendo le loro contestazioni non sufficientemente specifiche da paralizzare completamente il diritto al compenso, data la complessità dell’incarico svolto dall’amministratore. La società, non soddisfatta, ha proposto ricorso per cassazione, portando la questione all’attenzione della Suprema Corte.

L’Eccezione Inadempimento Amministratore e l’Onere della Prova

Il cuore della controversia risiede nell’applicazione dell’art. 1460 del Codice Civile, che disciplina l’eccezione di inadempimento. La questione fondamentale era: per paralizzare la richiesta di compenso di un amministratore, è sufficiente per la società contestare la sua gestione, o deve fornire una prova completa del suo inadempimento e del danno conseguente?

La Cassazione ha ribaltato la visione del Tribunale, enunciando un principio di diritto cruciale sulla ripartizione dell’onere probatorio. Secondo la Corte, il rapporto tra amministratore e società è un contratto a prestazioni corrispettive: l’amministratore svolge la sua attività gestoria, e la società paga il compenso. Se una delle due prestazioni manca o è inesatta, l’altra parte può legittimamente rifiutarsi di adempiere.

La Decisione della Corte di Cassazione e il Principio di Diritto

La Suprema Corte ha accolto il ricorso della società, chiarendo in modo definitivo come funziona l’eccezione di inadempimento dell’amministratore.

Il Principio sull’Onere della Prova

Il principio stabilito è il seguente: la società (o il curatore/commissario in caso di procedura concorsuale) che solleva l’eccezione di inadempimento ha solo l’onere di allegare l’inadempimento dell’amministratore, contestando in modo specifico e circostanziato i comportamenti negligenti o le scelte gestorie avventate. Una volta fatta questa allegazione, l’onere della prova si sposta sull’amministratore. Sarà quest’ultimo a dover dimostrare di aver adempiuto esattamente ai propri doveri, agendo con la diligenza richiesta dalla natura dell’incarico e dalle sue competenze.

L’Irrilevanza della “Complessità” dell’Incarico e del Danno

La Corte ha inoltre specificato che argomenti come la “notevole complessità” dell’incarico o il fatto che le presunte negligenze non esauriscano l’intera attività gestoria non sono sufficienti a respingere l’eccezione. Il giudice deve valutare la diligenza dell’amministratore in relazione alle specifiche contestazioni mosse. Inoltre, per sollevare l’eccezione non è necessario dimostrare un danno effettivo; la non corretta esecuzione della prestazione è di per sé sufficiente.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano sulla natura contrattuale del rapporto tra amministratore e società. L’obbligo di pagare il compenso è direttamente collegato al corretto espletamento delle funzioni gestorie. Pertanto, di fronte a una contestazione circostanziata di inadempimento, non può esserci un automatismo nel riconoscimento del compenso. Il Tribunale aveva errato nel non considerare che, una volta allegati fatti specifici di mala gestio (come le operazioni di factoring anomale e la mancata vigilanza), spettava all’amministratore creditore provare di aver agito secondo i doveri di diligenza professionale, adottando le cautele e raccogliendo le informazioni necessarie prima di compiere determinate scelte.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha cassato il decreto del Tribunale e ha rinviato la causa per un nuovo esame, che dovrà attenersi al principio di diritto enunciato. Questa ordinanza rafforza la tutela delle società contro la mala gestio, chiarendo che il diritto al compenso non è un diritto incondizionato, ma è strettamente legato a una gestione diligente e corretta. Gli amministratori sono avvisati: in caso di contestazioni, dovranno essere in grado di provare, documenti alla mano, la correttezza e la diligenza del proprio operato.

Può una società in amministrazione straordinaria rifiutarsi di pagare il compenso al proprio ex amministratore?
Sì, può farlo sollevando l’eccezione di inadempimento (art. 1460 c.c.), a condizione che contesti in modo specifico e circostanziato condotte gestorie negligenti o inadempimenti ai doveri della carica.

In caso di eccezione di inadempimento, chi deve provare la cattiva gestione (mala gestio)?
La società ha l’onere di allegare, cioè di indicare e descrivere, i fatti specifici che costituiscono la mala gestio. Una volta fatto ciò, l’onere della prova si inverte e spetta all’amministratore dimostrare di aver agito con la diligenza richiesta e di aver correttamente adempiuto ai suoi obblighi.

Per sollevare l’eccezione di inadempimento, è necessario che la società abbia subito un danno economico?
No, secondo la Corte non è necessario. L’eccezione può essere sollevata anche in caso di inadempimento non grave e non dannoso, poiché si fonda sulla violazione dell’obbligo di corretta esecuzione della prestazione, a prescindere dalle sue conseguenze patrimoniali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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