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Eccezione d’inadempimento: compenso negato al sindaco

Un ex sindaco di una società quotata fallita ha richiesto il pagamento del suo compenso. Il fallimento si è opposto sollevando un’eccezione d’inadempimento, accusando il sindaco di aver omesso la dovuta vigilanza sulla gestione societaria, che aveva occultato la perdita di capitale. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del sindaco, chiarendo che in questi casi spetta al professionista dimostrare di aver adempiuto correttamente ai propri doveri. Non avendolo provato, la sua richiesta di compenso è stata legittimamente respinta.

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Eccezione d’inadempimento: quando il sindaco non ha diritto al compenso

L’ordinanza in esame affronta un tema cruciale nel diritto societario e fallimentare: la responsabilità del collegio sindacale e le conseguenze di un’omessa vigilanza. In particolare, la Corte di Cassazione chiarisce come l’eccezione d’inadempimento possa essere uno strumento efficace per il curatore fallimentare per paralizzare la richiesta di compenso del sindaco che non ha svolto correttamente il proprio incarico. Questo principio assume una rilevanza ancora maggiore quando si tratta di società quotate, dove i doveri di controllo sono ancora più stringenti.

I fatti del caso: la richiesta di compenso e l’opposizione del fallimento

La vicenda trae origine dalla domanda di un ex sindaco di una S.p.A. quotata, successivamente fallita, di essere ammesso al passivo fallimentare per il credito relativo al compenso maturato. Il giudice delegato aveva respinto la domanda, e il Tribunale aveva confermato tale decisione.

Il motivo del rigetto risiedeva nell’accoglimento dell’eccezione d’inadempimento sollevata dalla curatela fallimentare. Secondo il fallimento, il sindaco si era reso gravemente inadempiente ai suoi doveri di vigilanza. Nello specifico, gli veniva contestato di non aver vigilato e rilevato:

* La causa di scioglimento della società dovuta alla perdita del capitale sociale.
* L’occultamento di tale perdita attraverso la falsa esposizione in bilancio di valori fittizi degli asset immobiliari.
* L’inadeguatezza del modello organizzativo della società.

A fronte di queste precise accuse, il sindaco si era limitato a eccepire che tali addebiti non erano mai stati accertati in sede civile o penale, senza però fornire la prova di aver correttamente e diligentemente svolto il proprio mandato.

La decisione della Corte di Cassazione: la parola chiave è l’eccezione d’inadempimento

La Suprema Corte, con l’ordinanza in commento, ha rigettato il ricorso del sindaco, confermando la decisione del Tribunale. Il fulcro del ragionamento della Corte ruota attorno alla corretta applicazione dell’eccezione d’inadempimento (art. 1460 c.c.) e alla ripartizione del relativo onere della prova.

La Corte ha stabilito che, nel giudizio di verifica del passivo, il curatore è legittimato a sollevare l’eccezione di inadempimento per bloccare la pretesa creditoria del professionista (in questo caso, il sindaco). Ciò è possibile quando il curatore allega un inadempimento specifico e circostanziato agli obblighi contrattuali, come l’omessa vigilanza.

Le motivazioni: l’onere della prova in caso di eccezione d’inadempimento

La Cassazione ha ribadito un principio fondamentale in materia di onere della prova. Quando una parte (il curatore) solleva l’eccezione di inadempimento, non ha il compito di provare l’inadempimento altrui in tutti i suoi dettagli. È sufficiente che alleghi in modo specifico le mancanze della controparte. A questo punto, l’onere della prova si inverte: spetta al creditore (il sindaco), che pretende il pagamento, dimostrare di aver adempiuto in modo esatto e completo alle proprie obbligazioni.

Nel caso di specie, il sindaco avrebbe dovuto provare di aver adeguatamente vigilato sulla condotta degli amministratori, attivando tutti i poteri e doveri inerenti alla sua carica, specialmente di fronte a segnali di allarme come quelli che portano alla perdita del capitale sociale. Non basta, afferma la Corte, un mero e burocratico espletamento delle attività previste dalla legge; il sindaco ha l’obbligo di ricercare e adottare ogni strumento utile per una vigilanza efficace. Poiché il sindaco non ha fornito tale prova, la sua pretesa è stata correttamente respinta.

Conclusioni: implicazioni pratiche per sindaci e amministratori

Questa ordinanza offre importanti spunti di riflessione. Per i sindaci e i membri degli organi di controllo, emerge chiaramente che il loro ruolo non può essere passivo. Essi devono esercitare un controllo attivo e sostanziale sulla gestione, essendo pronti a dimostrare, in caso di contestazione, di aver agito con la massima diligenza. L’omessa vigilanza non è una mera negligenza formale, ma un inadempimento contrattuale che può portare alla perdita del diritto al compenso. Per le curatele fallimentari, la pronuncia conferma che l’eccezione d’inadempimento è un’arma potente per tutelare la massa dei creditori da pretese di professionisti che hanno contribuito, con la loro inerzia, al dissesto della società.

Quando il curatore fallimentare può rifiutare di pagare il compenso a un sindaco della società fallita?
Il curatore può rifiutare il pagamento sollevando una fondata eccezione d’inadempimento, basata sull’allegazione specifica che il sindaco non ha adempiuto correttamente ai suoi doveri di vigilanza, ad esempio omettendo di rilevare la perdita del capitale sociale.

In caso di eccezione d’inadempimento, chi deve provare cosa?
La parte che solleva l’eccezione (il curatore fallimentare) deve solo allegare in modo circostanziato l’inadempimento. Spetta poi al professionista che chiede il pagamento (il sindaco) l’onere di dimostrare di aver eseguito la propria prestazione in modo esatto e completo.

Qual è il dovere principale del sindaco in caso di perdita del capitale sociale di una società?
Il sindaco ha il dovere fondamentale di vigilare affinché gli amministratori rilevino tempestivamente la verificazione di una causa di scioglimento della società, come la perdita del capitale sociale, e procedano ai conseguenti adempimenti legali. L’omissione di tale vigilanza costituisce un grave inadempimento contrattuale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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