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Eccezione di pagamento: quando va sollevata?

Un ente di assistenza si oppone a un decreto ingiuntivo per fatture non pagate a un’agenzia di somministrazione. La controversia si concentra sulla tardività dell’eccezione di pagamento. La Corte di Cassazione chiarisce che l’eccezione di pagamento, essendo ‘in senso stretto’, deve essere formulata nel primo atto difensivo, ovvero l’atto di opposizione, e non può essere introdotta successivamente. La Corte ha quindi respinto il ricorso del debitore confermando la decisione d’appello che aveva ritenuto inammissibile la richiesta di scomputare somme non eccepita tempestivamente.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Eccezione di pagamento: i termini per sollevarla

L’eccezione di pagamento rappresenta una delle difese più comuni nei giudizi di recupero crediti. Tuttavia, la sua efficacia dipende non solo dalla prova del pagamento, ma anche dal rispetto di precise scadenze processuali. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione, l’Ordinanza n. 7526 del 2024, offre un importante chiarimento su quando e come questa eccezione debba essere sollevata, in particolare nel contesto di un’opposizione a decreto ingiuntivo. Vediamo nel dettaglio la vicenda e i principi di diritto affermati dai giudici.

I Fatti di Causa

La controversia nasce dal mancato pagamento di una serie di fatture emesse da un’agenzia per il lavoro nei confronti di un ente di assistenza, relative a prestazioni di somministrazione di lavoro a tempo determinato. L’agenzia otteneva un decreto ingiuntivo per un importo di circa 339.000 euro. L’ente debitore proponeva opposizione, sostenendo di aver parzialmente saldato il debito.

Il Tribunale di primo grado rigettava l’opposizione, confermando il decreto ingiuntivo. La Corte d’Appello, invece, accoglieva parzialmente il gravame. I giudici di secondo grado riconoscevano la validità dell’imputazione di pagamento indicata dall’ente debitore sui propri mandati di pagamento, scomputando dal dovuto una somma di circa 68.000 euro. Tuttavia, la Corte negava lo scomputo di un’ulteriore e più cospicua somma (circa 144.000 euro), ritenendo che tale richiesta costituisse una deduzione “nuova e diversa” rispetto a quella originariamente formulata nell’atto di opposizione e, pertanto, tardiva.

Contro questa decisione, sia l’ente debitore (ricorrente principale) sia l’agenzia (ricorrente incidentale) proponevano ricorso in Cassazione.

L’eccezione di pagamento nel giudizio di opposizione

Il cuore della decisione della Cassazione ruota attorno alla natura giuridica dell’eccezione di pagamento e ai termini per la sua proposizione.

La Corte ribadisce un principio consolidato: l’eccezione di pagamento è un’eccezione in senso stretto. Questo significa che, a differenza delle eccezioni ‘in senso lato’ (rilevabili anche d’ufficio dal giudice), essa deve essere specificamente e tempestivamente sollevata dalla parte che ne ha interesse.

Nel procedimento di opposizione a decreto ingiuntivo, l’opponente (il debitore) assume la veste sostanziale di convenuto. Di conseguenza, ha l’onere di sollevare tutte le sue difese, incluse le eccezioni in senso stretto, nel primo atto difensivo utile, che è l’atto di citazione in opposizione.

La tardività della nuova richiesta

Nel caso specifico, l’ente debitore aveva richiesto lo scomputo della somma maggiore solo con le memorie successive all’atto di opposizione. La Cassazione ha ritenuto corretta la valutazione della Corte d’Appello nel considerare tale richiesta come una domanda nuova e non una semplice precisazione o modifica della domanda originaria.

Secondo gli Ermellini, la modifica della domanda è ammessa (ai sensi dell’art. 183 c.p.c.) solo se rimane connessa alla vicenda sostanziale già dedotta in giudizio e non compromette le difese della controparte. Introdurre un’eccezione di pagamento per una somma diversa e ulteriore rispetto a quella inizialmente contestata non costituisce una modifica, ma una vera e propria domanda nuova, inammissibile perché tardiva.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione motiva la sua decisione distinguendo nettamente tra eccezioni ‘in senso lato’ ed eccezioni ‘in senso stretto’. Le prime, riguardanti fatti impeditivi, modificativi o estintivi che risultano dagli atti di causa, possono essere rilevate anche dal giudice. Le seconde, invece, richiedono una esplicita manifestazione di volontà della parte, poiché corrispondono all’esercizio di un diritto potestativo. L’eccezione di pagamento rientra in questa seconda categoria. Pertanto, deve essere formulata entro i termini perentori stabiliti dal codice di procedura civile. Nel giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo, questo termine coincide con la notifica dell’atto di opposizione. Introdurla successivamente, anche se nelle memorie istruttorie, significa proporre una difesa nuova e, come tale, inammissibile. La Corte ha inoltre respinto il ricorso incidentale dell’agenzia, confermando che la valutazione dei mandati di pagamento e la conseguente riduzione del debito per la somma tempestivamente eccepita rientravano pienamente nei poteri del giudice di merito, senza configurare un vizio di ultrapetizione.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame offre un’importante lezione pratica: nel contestare un decreto ingiuntivo, è fondamentale che il debitore articoli in modo completo e definitivo tutte le sue difese, specialmente l’eccezione di pagamento, sin dal primo atto. Omettere di indicare specifici pagamenti effettuati o importi precisi nell’atto di opposizione preclude la possibilità di farlo in una fase successiva del giudizio. La decisione sottolinea il rigore formale del processo civile e l’importanza di una strategia difensiva chiara e completa fin dall’inizio, per evitare di perdere il diritto a far valere le proprie ragioni a causa di preclusioni processuali.

Quando deve essere sollevata l’eccezione di pagamento in un giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo?
L’eccezione di pagamento, essendo una ‘eccezione in senso stretto’, deve essere sollevata nel primo atto difensivo, che nel caso dell’opposizione a decreto ingiuntivo è l’atto di citazione in opposizione.

È possibile integrare o modificare l’eccezione di pagamento dopo l’atto di opposizione?
No, non è possibile introdurre una richiesta di scomputo per pagamenti non indicati nell’atto di opposizione. Secondo la Corte, questa non sarebbe una modifica della domanda originaria, ma una domanda ‘nuova’ e quindi inammissibile perché tardiva.

Cosa distingue un’eccezione in senso stretto da una in senso lato?
Un’eccezione in senso stretto, come quella di pagamento, può essere sollevata solo dalla parte interessata entro termini precisi. Un’eccezione in senso lato, invece, si basa su fatti che risultano dagli atti del processo e può essere rilevata anche d’ufficio dal giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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