LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Eccezione di inadempimento sindaco: compensi a rischio

La Corte di Cassazione ha confermato che si può sollevare l’eccezione di inadempimento nei confronti del sindaco di una società, negandogli il compenso, qualora abbia omesso di vigilare su operazioni societarie dannose, come una fusione, che hanno contribuito al fallimento. La Corte ha stabilito che un grave inadempimento ai doveri di controllo può giustificare il mancato pagamento anche per le prestazioni rese in periodi successivi all’evento dannoso, se le conseguenze negative si sono manifestate nel tempo, poiché l’incarico viene valutato per annualità.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Eccezione di inadempimento sindaco: quando la vigilanza omessa blocca il compenso

L’ordinanza della Corte di Cassazione n. 4168/2024 offre un’importante chiave di lettura sulla responsabilità dei sindaci societari e sul loro diritto al compenso. La pronuncia chiarisce che l’eccezione di inadempimento del sindaco può essere legittimamente sollevata per negare la retribuzione, anche per periodi successivi, qualora il professionista sia venuto meno ai suoi doveri di vigilanza su operazioni che si sono poi rivelate dannose per la società. Questo principio rafforza l’idea che l’incarico di sindaco non è una mera formalità, ma un ruolo attivo di garanzia che richiede diligenza continua.

Il caso: la richiesta di compenso e l’opposizione del fallimento

Una professionista, membro del collegio sindacale di una società poi dichiarata fallita, aveva richiesto l’ammissione al passivo del proprio credito per i compensi professionali maturati. La curatela fallimentare si era opposta a tale richiesta, sollevando un’eccezione di inadempimento.

Secondo la curatela, la sindaca non aveva adeguatamente vigilato su un’operazione di fusione per incorporazione di un’altra società, la quale presentava una situazione patrimoniale gravemente compromessa. Tale operazione, conclusasi prima di una parte del periodo per cui era richiesto il compenso, aveva di fatto aggravato la situazione finanziaria della società incorporante, contribuendo in modo decisivo al suo successivo fallimento. Il Tribunale aveva accolto l’opposizione, ritenendo fondata l’eccezione di inadempimento. La professionista ha quindi proposto ricorso per Cassazione.

L’eccezione di inadempimento del sindaco e la sua applicabilità temporale

Il cuore della questione giuridica verteva sulla possibilità di paralizzare una richiesta di compenso per prestazioni svolte in un determinato periodo (agosto 2018 – aprile 2019) a causa di un inadempimento (la mancata vigilanza sulla fusione) che si era perfezionato in un periodo precedente (novembre 2017 – marzo 2018).

La ricorrente sosteneva che mancasse un collegamento cronologico e sinallagmatico tra la sua presunta negligenza e i compensi richiesti, relativi a un nuovo incarico. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha rigettato questa interpretazione, sposando la tesi del Tribunale secondo cui l’incarico del sindaco e il relativo compenso, pur se rinnovato, devono essere valutati su base annuale. Di conseguenza, la responsabilità per la mancata vigilanza si estendeva a tutte le vicende societarie dell’anno 2018, inclusa la fusione e le sue conseguenze dannose, che si sono manifestate pienamente proprio nel bilancio di quell’anno.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha fondato la sua decisione su diversi pilastri argomentativi. In primo luogo, ha richiamato il principio secondo cui l’adempimento dei doveri di controllo dei sindaci, che dura per l’intero mandato, può essere valutato anche per singoli periodi, coincidenti con l’annualità della retribuzione (art. 2402 c.c.).

In secondo luogo, ha evidenziato che, sebbene la condotta inadempiente (l’omessa vigilanza) si fosse concretizzata prima, il “danno conseguenza” era emerso solo successivamente, durante l’elaborazione del bilancio 2018 e nel corso del 2019. Questa consapevolezza del nesso tra l’inadempimento a monte e il danno a valle ha legittimato il Tribunale a riconoscere il carattere sinallagmatico dell’eccezione di inadempimento anche per l’annualità 2019.

Infine, la Corte ha sottolineato che il dovere di vigilanza del collegio sindacale non è un mero controllo formale sulla documentazione, ma si estende alla verifica sostanziale del rispetto dei principi di corretta amministrazione (art. 2403 c.c.). Nel caso specifico, i sindaci avrebbero dovuto esaminare criticamente i bilanci della società da incorporare e pretendere informazioni aggiornate, cosa che non era avvenuta. Questa grave omissione, in un’operazione che ha comportato l’accollo di un ingente indebitamento, costituisce un inadempimento sufficiente a giustificare il rifiuto del pagamento del compenso.

Le conclusioni

L’ordinanza stabilisce un principio di grande rilevanza pratica: un grave inadempimento ai doveri di vigilanza da parte di un sindaco può legittimare il rifiuto del suo compenso attraverso l’eccezione di inadempimento, anche per periodi successivi all’atto negligente, se le conseguenze dannose di tale atto si protraggono nel tempo. La decisione ribadisce la natura fiduciaria e la centralità del ruolo del collegio sindacale quale presidio della legalità e della corretta gestione societaria. I professionisti che assumono tale incarico sono chiamati a un esercizio attivo, critico e continuo delle proprie funzioni, consapevoli che una vigilanza carente può non solo esporli ad azioni di responsabilità, ma anche privarli del diritto al compenso per il lavoro svolto.

Può essere negato il compenso a un sindaco per un inadempimento relativo a un periodo precedente?
Sì, la Corte ha chiarito che un grave inadempimento ai doveri di vigilanza, come l’omesso controllo su un’operazione di fusione dannosa, può giustificare il mancato pagamento del compenso anche per periodi successivi, specialmente se le conseguenze negative di quell’inadempimento si sono manifestate nel tempo. La valutazione dell’adempimento viene fatta sulla base dell’annualità della retribuzione.

Quale tipo di inadempimento giustifica il rifiuto del compenso del sindaco?
Un inadempimento grave e sostanziale ai doveri di controllo e vigilanza imposti dalla legge. Nel caso esaminato, la Corte ha ritenuto tale l’omessa valutazione critica della situazione economico-patrimoniale di una società da incorporare, operazione che ha poi contribuito in modo decisivo al fallimento dell’incorporante.

Chi deve provare l’inadempimento del sindaco in un giudizio di opposizione allo stato passivo?
La parte che solleva l’eccezione di inadempimento (nel caso di specie, la curatela fallimentare) ha l’onere di allegare e provare i fatti storici che costituiscono la cattiva gestione degli amministratori e, di conseguenza, la deviazione dalla condotta di vigilanza esigibile dal sindaco. A fronte di ciò, spetta al sindaco dimostrare di aver adempiuto correttamente e con diligenza ai propri doveri.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati