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Eccessiva onerosità sopravvenuta: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di risoluzione contrattuale per eccessiva onerosità sopravvenuta, scaturito dall’interruzione anticipata di un campionato sportivo a causa della pandemia. Una società sportiva aveva ridotto il compenso di un atleta, il quale si era opposto. La Corte d’Appello aveva rideterminato il compenso dovuto, e la Cassazione ha confermato tale decisione, rigettando sia il ricorso principale della società sia quello incidentale dell’atleta. La sentenza chiarisce i poteri del giudice nel riequilibrare le prestazioni contrattuali di fronte a eventi straordinari e imprevedibili, confermando che la risoluzione non ha effetto retroattivo sulle prestazioni già eseguite in contratti di durata.

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Eccessiva onerosità sopravvenuta: la Cassazione sul contratto sportivo ai tempi della pandemia

La recente sentenza della Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, offre un’importante analisi sulla gestione dei contratti di durata di fronte a eventi imprevisti. Il caso esamina la risoluzione di un contratto di prestazione sportiva a causa della sospensione del campionato per la pandemia, applicando il principio di eccessiva onerosità sopravvenuta. Questa decisione chiarisce i limiti della retroattività della risoluzione e i poteri del giudice nel riequilibrare le posizioni delle parti.

I Fatti di Causa

La controversia nasce tra una società sportiva dilettantistica e un atleta professionista. A seguito della chiusura anticipata del campionato di pallavolo di Serie A a causa dell’emergenza Covid-19, la società aveva deciso di risolvere il contratto con l’atleta, riducendo unilateralmente il compenso pattuito. L’atleta, ritenendo la riduzione ingiustificata, aveva ottenuto un decreto ingiuntivo per il pagamento delle somme residue.

La società si era opposta al decreto, chiedendo in via riconvenzionale la risoluzione del contratto per eccessiva onerosità sopravvenuta. Il Tribunale aveva dato ragione all’atleta, ma la Corte d’Appello di Genova aveva riformato la decisione. I giudici di secondo grado hanno riconosciuto la chiusura anticipata del campionato come un evento straordinario e imprevedibile, dichiarando risolto il contratto. Tuttavia, hanno ritenuto sproporzionata la riduzione del compenso operata dalla società (pari al 25%) e l’hanno rideterminata al 10%, condannando la società al pagamento della differenza residua.

Contro questa sentenza, sia la società (ricorrente principale) sia l’atleta (ricorrente incidentale) hanno proposto ricorso per cassazione.

I Motivi dei Ricorsi e l’eccessiva onerosità sopravvenuta

La società sportiva ha lamentato, tra i vari motivi, che la Corte d’Appello avesse determinato un compenso eccessivo, violando il principio di retroattività della risoluzione. A suo dire, le prestazioni eseguite erano inferiori al compenso già versato. Inoltre, contestava il potere del giudice di modificare le condizioni contrattuali in assenza di una richiesta specifica dell’atleta.

L’atleta, d’altro canto, ha contestato l’applicazione stessa dell’eccessiva onerosità sopravvenuta, sostenendo che non vi fosse un’impossibilità assoluta della prestazione, dato che si sarebbe potuto continuare a porte chiuse. Criticava inoltre la Corte per non aver considerato il suo interesse a ricevere la prestazione e lo svolgimento di allenamenti individuali, elementi che, a suo avviso, escludevano la risoluzione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato entrambi i ricorsi, ritenendo infondati o inammissibili tutti i motivi sollevati. I giudici di legittimità hanno innanzitutto chiarito un punto fondamentale riguardante i contratti di durata, come quello di prestazione sportiva. Ai sensi dell’art. 1458 c.c., l’effetto retroattivo della risoluzione non si estende alle prestazioni già eseguite. Le prestazioni già scambiate tra le parti entrano a far parte dei rispettivi patrimoni e non devono essere restituite. La Corte d’Appello ha correttamente agito nel valutare gli obblighi maturati fino alla data della risoluzione, determinando il giusto corrispettivo per il creditore adempiente (l’atleta) sulla base di un apprezzamento di fatto, non sindacabile in sede di legittimità.

La Corte ha inoltre confermato che la valutazione sulla sussistenza dei caratteri di straordinarietà e imprevedibilità dell’evento, presupposti per l’applicazione dell’eccessiva onerosità sopravvenuta, spetta al giudice di merito ed è insindacabile se sorretta da una motivazione congrua. Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva ampiamente argomentato le ragioni per cui la delibera della Lega Pallavolo di chiusura anticipata del campionato costituiva un evento di tale natura.

Infine, la Cassazione ha respinto le censure relative alle spese processuali, affermando che, in caso di soccombenza reciproca, il giudice ha il potere discrezionale di compensarle, ponendole a carico della parte la cui domanda, seppur accolta, ha un valore economico inferiore a quella dell’altra.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha confermato la sentenza d’appello, rigettando sia il ricorso principale che quello incidentale. La decisione stabilisce principi chiari: nei contratti di durata, la risoluzione per eccessiva onerosità sopravvenuta non travolge le prestazioni già eseguite. Il giudice di merito ha il potere di accertare l’equilibrio tra le prestazioni maturate fino al momento della risoluzione e di determinare il giusto corrispettivo, basandosi su una valutazione discrezionale dei fatti. Questa sentenza rappresenta un importante punto di riferimento per la gestione delle controversie contrattuali derivanti da eventi eccezionali e imprevedibili, riaffermando il ruolo del giudice come garante dell’equità contrattuale.

Un contratto può essere sciolto se un evento imprevisto come una pandemia rende una prestazione troppo onerosa?
Sì, secondo l’art. 1467 del Codice Civile. La sentenza conferma che un evento straordinario e imprevedibile, come la sospensione di un campionato a causa di un’emergenza sanitaria, può giustificare la risoluzione del contratto per eccessiva onerosità sopravvenuta.

Quando un contratto di durata viene risolto, le prestazioni già eseguite devono essere restituite?
No. La sentenza chiarisce che per i contratti ad esecuzione continuata o periodica (come un contratto di prestazione sportiva stagionale), la risoluzione non ha effetto retroattivo. Ciò significa che le prestazioni già regolarmente eseguite da entrambe le parti prima della risoluzione restano valide e non devono essere restituite.

Il giudice può modificare l’importo del compenso dovuto in caso di risoluzione del contratto?
Sì. La Corte ha stabilito che il giudice di merito, una volta dichiarata la risoluzione, ha il potere di valutare le reciproche obbligazioni maturate fino a quel momento e determinare l’esatto ammontare del corrispettivo spettante alla parte che ha adempiuto, riequilibrando così le posizioni contrattuali alterate dall’evento imprevisto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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