LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Dovere di vigilanza sindaci e compenso: la Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 34671/2024, ha stabilito che l’inadempimento al dovere di vigilanza dei sindaci può portare alla perdita totale del compenso. Nel caso specifico, i sindaci non avevano segnalato un’operazione di riacquisto di azioni avvenuta dopo la chiusura del bilancio, ma prima della sua approvazione. Tale operazione, pur essendo di competenza dell’esercizio successivo, annullava un significativo utile fittiziamente iscritto nell’esercizio precedente, mascherando la reale situazione di difficoltà della società poi fallita. La Corte ha ritenuto che tale omissione costituisse un grave inadempimento, legittimando il rifiuto del pagamento del compenso da parte della curatela fallimentare.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Dovere di vigilanza dei sindaci: quando un’omissione può costare l’intero compenso?

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, è tornata a pronunciarsi sul delicato tema del dovere di vigilanza dei sindaci e sulle conseguenze di un suo inadempimento. La pronuncia stabilisce un principio molto netto: un’omissione grave da parte del collegio sindacale può legittimare il rifiuto totale del pagamento del compenso, anche in assenza di un danno economico diretto per la società. Analizziamo la vicenda e le importanti conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti: Un’Operazione Finanziaria Sospetta

Il caso trae origine dalla richiesta di ammissione al passivo fallimentare avanzata da uno studio professionale per i compensi maturati dai suoi associati quali componenti del collegio sindacale di una S.p.A., successivamente fallita. La curatela si opponeva, sollevando un’eccezione di inadempimento.

La contestazione si fondava su una specifica operazione: verso la fine dell’esercizio 2019, la società aveva ceduto un importante pacchetto azionario, iscrivendo a bilancio un utile di quasi due milioni di euro. Questo risultato le permetteva di chiudere l’anno in positivo. Tuttavia, solo due mesi dopo, alla presenza degli stessi sindaci, veniva deliberato un percorso per il riacquisto del medesimo pacchetto azionario, operazione conclusasi pochi mesi più tardi. L’intera manovra di vendita e successivo riacquisto si era svolta senza alcuna reale movimentazione finanziaria, con il solo effetto di presentare un bilancio 2019 con un utile significativo, mentre la situazione finanziaria reale era già compromessa.

Il punto cruciale è che i sindaci, pur essendo a conoscenza di questa operazione di “andata e ritorno” prima dell’approvazione del bilancio 2019, avevano omesso di darne conto nella loro relazione.

Il Dovere di Vigilanza dei Sindaci secondo la Cassazione

Il collegio sindacale ricorrente sosteneva che nessuna norma imponesse di aggiornare la relazione al bilancio per fatti accaduti dopo la chiusura dell’esercizio, essendo l’operazione di riacquisto di competenza contabile dell’anno 2020.

La Corte di Cassazione ha respinto categoricamente questa tesi. Ha ribadito che il dovere di vigilanza dei sindaci, disciplinato dall’art. 2403 c.c., non è un mero adempimento formale e burocratico. Esso si estende al regolare svolgimento dell’intera gestione sociale e ha come obiettivo la tutela non solo dei soci, ma anche dei creditori sociali.

Gli amministratori hanno l’obbligo di indicare nella nota integrativa i “fatti di rilievo avvenuti dopo la chiusura dell’esercizio”. Di conseguenza, i sindaci hanno il dovere correlato di segnalare tali fatti, specialmente quando, come in questo caso, essi sono in grado di stravolgere completamente la lettura e la comprensione del risultato d’esercizio. L’aver taciuto un evento che azzerava di fatto l’utile esposto costituiva, secondo la Corte, un grave inadempimento.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha chiarito che i doveri dei sindaci non si esauriscono nelle attività specificamente indicate dalla legge. Essi devono adottare ogni atto necessario a garantire una vigilanza “effettiva ed efficace”. Nel caso di specie, i sindaci erano pienamente consapevoli dell’operazione e del suo impatto fuorviante sul bilancio 2019. La loro omissione ha impedito una corretta comprensione dei risultati di bilancio, violando il principio di rappresentazione veritiera e corretta.

Inoltre, la Corte ha affermato che la gravità dell’inadempimento giustificava l’applicazione dell’eccezione di inadempimento (art. 1460 c.c.), che consente di rifiutare la controprestazione (il pagamento del compenso) in modo totale. Questo rimedio non richiede necessariamente la prova di un danno diretto o la risoluzione del contratto, ma serve a paralizzare la pretesa creditoria di chi è a sua volta inadempiente. Il giudice di merito ha quindi correttamente ritenuto che l’inesatto adempimento dei sindaci fosse così significativo da non dare loro diritto ad alcun compenso.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Professionisti

Questa ordinanza rappresenta un monito fondamentale per tutti i professionisti che ricoprono cariche negli organi di controllo societari. Le conclusioni che possiamo trarre sono:

1. Vigilanza Sostanziale, non Formale: Il ruolo del sindaco non è quello di un mero controllore di carte. Richiede un approccio proattivo e una valutazione sostanziale delle operazioni societarie, nell’interesse di tutti gli stakeholder.
2. Importanza dei Fatti Post-Bilancio: I fatti rilevanti accaduti dopo la chiusura dell’esercizio ma prima dell’approvazione del bilancio devono essere attentamente considerati e, se necessario, riportati nella relazione per garantire una corretta informazione.
3. Rischio Perdita del Compenso: Un grave inadempimento ai propri doveri può portare alla perdita totale del compenso, anche se l’omissione non ha generato un danno patrimoniale immediato e quantificabile per la società. L’eccezione di inadempimento si rivela uno strumento potente nelle mani delle curatele fallimentari e delle società stesse.

Il dovere di vigilanza dei sindaci si applica anche ai fatti accaduti dopo la chiusura dell’esercizio?
Sì. La Corte di Cassazione ha chiarito che se gli amministratori hanno l’obbligo di indicare nella nota integrativa i fatti di rilievo avvenuti dopo la chiusura dell’esercizio, i sindaci hanno il correlato dovere di vigilanza e di segnalazione su tali fatti, specialmente se questi incidono in modo significativo sulla rappresentazione veritiera e corretta della situazione patrimoniale e finanziaria.

Un’omissione dei sindaci nella relazione al bilancio può giustificare il mancato pagamento del loro compenso?
Sì. Secondo la Corte, un inadempimento grave e inesatto ai doveri di vigilanza può legittimare la società (o la curatela fallimentare) a sollevare l’eccezione di inadempimento (art. 1460 c.c.) e a rifiutare integralmente il pagamento del compenso, paralizzando la pretesa creditoria dei professionisti.

Per negare il compenso ai sindaci è necessario dimostrare un danno economico diretto causato dalla loro omissione?
No. La sentenza chiarisce che l’eccezione di inadempimento, a differenza dell’azione di risarcimento del danno o della risoluzione del contratto, non richiede la prova di un danno specifico o della gravità richiesta per la risoluzione. È sufficiente che vi sia un inesatto adempimento agli obblighi contrattuali per giustificare il rifiuto di eseguire la propria prestazione (il pagamento del compenso).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati