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Dovere di informazione: debitore ceduto è responsabile?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 19435/2025, ha stabilito che il debitore ceduto non ha un dovere di informazione extracontrattuale di avvertire il cessionario (es. una banca) dell’inesistenza del credito. Un’azienda era stata condannata per non aver segnalato a una banca la falsità di alcune fatture anticipate. La Suprema Corte ha annullato la decisione, escludendo la responsabilità del debitore per la sua mera inerzia, in quanto il suo silenzio non costituisce un illecito aquiliano né viola i principi di buona fede e correttezza in assenza di un rapporto contrattuale diretto.

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Dovere di informazione del debitore: la Cassazione fa chiarezza

Il dovere di informazione è un principio cardine in molti rapporti giuridici, ma fino a che punto si estende? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 19435 del 15 luglio 2025) ha affrontato un caso emblematico, chiarendo i confini della responsabilità del debitore ceduto che rimane in silenzio di fronte a un credito inesistente. La pronuncia stabilisce un principio fondamentale: l’inerzia, da sola, non basta a fondare una responsabilità per danni nei confronti del cessionario.

I fatti del caso

Una società di autotrasporti aveva ceduto a una banca una serie di fatture relative a servizi mai resi a un’altra azienda (il debitore ceduto). La banca, dopo aver anticipato le somme alla società cedente, non riusciva a incassare i crediti. Di conseguenza, l’istituto di credito citava in giudizio l’azienda debitrice, sostenendo che quest’ultima avrebbe dovuto informarla della falsità delle fatture e che il suo silenzio le aveva causato un danno economico.

Inizialmente, i giudici di merito avevano dato parzialmente ragione alla banca. La Corte d’Appello, pur escludendo un coinvolgimento doloso dell’azienda debitrice nella frode, l’aveva ritenuta responsabile al 50% per colpa. Secondo la Corte territoriale, l’azienda, omettendo di segnalare l’inesistenza delle operazioni commerciali, aveva violato un generale dovere di correttezza, buona fede e solidarietà, configurando un illecito extracontrattuale. Contro questa decisione, l’azienda debitrice ha proposto ricorso in Cassazione.

Il dovere di informazione secondo la Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’azienda, ribaltando completamente la decisione precedente. I giudici hanno chiarito che non esiste un dovere di informazione di natura extracontrattuale che obblighi il debitore ceduto, una volta venuto a conoscenza della cessione, ad avvertire il cessionario dell’eventuale inesistenza del credito. Questo principio si applica sia nella cessione del credito tradizionale sia in operazioni più complesse come il factoring.

Le motivazioni della decisione

La motivazione della Suprema Corte si fonda su diversi pilastri giuridici. In primo luogo, viene ribadito che, in assenza di un rapporto contrattuale diretto tra il debitore ceduto e il cessionario, non può sorgere un obbligo di protezione basato sui principi di buona fede e correttezza. Il silenzio del debitore, di fronte alla comunicazione della cessione, è un comportamento meramente inerte e non una dichiarazione di scienza che riconosce il debito.

In secondo luogo, la Corte analizza la fattispecie sotto il profilo dell’illecito aquiliano (art. 2043 c.c.). Per configurare una responsabilità extracontrattuale per lesione della libertà negoziale altrui, sono necessari due presupposti: un’ingerenza attiva del terzo (ad esempio, fornire informazioni false) e un nesso di causalità diretto tra tale ingerenza e il danno. Nel caso di specie, la condotta del debitore è stata puramente omissiva (un silenzio), non un’azione attiva. Pertanto, alla sua mera inerzia non può essere attribuita alcuna efficienza causale nella determinazione del danno, che è invece imputabile unicamente al comportamento doloso della società cedente.

Le conclusioni e le implicazioni pratiche

Con questa ordinanza, la Cassazione traccia una linea netta: la responsabilità per i danni derivanti da una cessione di crediti inesistenti ricade primariamente sul cedente fraudolento e, eventualmente, sul cessionario se non ha adottato le cautele professionali necessarie. Addossare un dovere di informazione al debitore ceduto significherebbe imporgli un obbligo non previsto dalla legge, trasformando la sua passività in una fonte di responsabilità ingiustificata. Questa decisione rafforza la certezza del diritto nei rapporti commerciali, specificando che il silenzio, in questo contesto, non equivale a colpa. Per gli operatori finanziari, ciò sottolinea l’importanza di un’accurata due diligence sui crediti acquistati, non potendo fare affidamento su un presunto obbligo di avviso da parte dei debitori terzi.

Il debitore ceduto ha l’obbligo di informare il nuovo creditore (cessionario) se il credito è inesistente?
No. Secondo la Corte, non esiste un dovere extracontrattuale del debitore ceduto di avvertire il cessionario dell’inesistenza del credito. Il suo comportamento inerte non viola i principi di correttezza e buona fede.

Il silenzio del debitore ceduto può essere considerato un illecito che causa un danno risarcibile?
No. La Corte ha stabilito che la responsabilità per danno ingiusto (illecito aquiliano) richiede un’ingerenza attiva, non una mera omissione. Al silenzio del debitore non può essere attribuita efficienza causale nella determinazione del danno, che deriva invece dalla condotta del cedente.

Perché il debitore ceduto non è stato ritenuto responsabile nonostante il danno subito dalla banca?
Perché la sua condotta è stata puramente omissiva. La responsabilità per lesione della libertà negoziale di un terzo richiede un comportamento attivo (es. fornire informazioni false) che influenzi la conclusione del contratto. La mera inerzia del debitore non soddisfa questo requisito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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