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Doppia conforme: quando l’appello è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di alcuni proprietari immobiliari e di una società commerciale che chiedevano un risarcimento maggiore per danni da infiltrazioni provenienti da una piazza pubblica. Poiché la Corte d’Appello aveva confermato la decisione di primo grado con le stesse motivazioni sui fatti, è scattato il principio della ‘doppia conforme’. La Suprema Corte ha ribadito che, in questi casi, non è possibile contestare la valutazione delle prove, come una consulenza tecnica (CTU), ma solo denunciare un’omissione su un fatto storico decisivo o una motivazione puramente apparente, vizi non riscontrati nel caso di specie.

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Danno da Infiltrazioni e Ricorso in Cassazione: il Limite della Doppia Conforme

Un recente caso deciso dalla Corte di Cassazione offre importanti spunti sulla regola della doppia conforme, un principio che limita l’accesso al giudizio di legittimità. La vicenda riguarda una richiesta di risarcimento danni per infiltrazioni d’acqua provenienti da una piazza pubblica che avevano danneggiato alcuni locali commerciali, ma la vera lezione risiede nelle rigide regole procedurali che governano il ricorso alla Suprema Corte. Vediamo come i giudici hanno applicato questo principio e quali sono le implicazioni per chi intende impugnare una sentenza d’appello.

I Fatti del Caso: Infiltrazioni e Danni Commerciali

I proprietari di alcuni locali commerciali e la società che vi gestiva un’attività di vendita di abbigliamento citavano in giudizio un Comune per ottenere il risarcimento dei danni subiti a causa di persistenti infiltrazioni d’acqua. Le infiltrazioni, provenienti dal manto stradale di una piazza sovrastante, avevano reso i locali inidonei all’uso, compromettendone persino la stabilità strutturale. La richiesta di risarcimento non si limitava ai danni materiali, ma includeva anche voci come i canoni di locazione non percepiti, i costi per l’adeguamento di nuovi locali, la perdita di avviamento commerciale e la distruzione di arredi.

Il Percorso Giudiziario e l’applicazione della Doppia Conforme

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello riconoscevano la responsabilità del Comune e liquidavano un risarcimento per i danni diretti agli immobili. Tuttavia, entrambe le corti rigettavano le richieste di risarcimento per i danni ulteriori, ritenendole non sufficientemente provate. In particolare, i giudici di merito evidenziavano la mancanza di prove documentali sulla diminuzione del reddito o sui contratti di locazione per i nuovi locali che avrebbero dovuto dimostrare il trasferimento dell’attività.

Di fronte a due decisioni identiche nella ricostruzione dei fatti e nelle conclusioni, il ricorso in Cassazione si scontrava con il principio della doppia conforme. Questa regola, introdotta per snellire il contenzioso, impedisce di presentare ricorso per il vizio di ‘omesso esame circa un fatto decisivo’ (art. 360, n. 5, c.p.c.) quando la sentenza d’appello conferma la decisione di primo grado basandosi sulle stesse ragioni di fatto.

La Censura dei Ricorrenti

I ricorrenti basavano il loro appello principalmente sulla presunta omissione, da parte dei giudici, di un’adeguata valutazione della Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU). A loro dire, la perizia conteneva elementi sufficienti a provare l’esistenza e l’entità dei danni ulteriori che erano stati negati. Essi sostenevano che l’omesso esame di questo documento probatorio costituisse un vizio della sentenza.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo chiarimenti cruciali sui limiti del sindacato di legittimità in presenza di una doppia conforme. I giudici hanno spiegato che criticare il modo in cui una corte ha valutato le prove, inclusa una CTU, equivale a chiedere un nuovo esame del merito, attività preclusa alla Cassazione. Il ricorso è ammissibile solo se si denuncia che la motivazione della sentenza d’appello è talmente carente da essere ‘meramente apparente’ o se si indica un ‘fatto storico’ specifico e decisivo che è stato completamente ignorato, non semplicemente valutato in modo diverso da quanto auspicato dalla parte. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva motivato, seppur sinteticamente, la sua decisione, affermando che le prove fornite non erano sufficienti a dimostrare i danni ulteriori. Questa motivazione, sebbene non gradita ai ricorrenti, non era né mancante né apparente. Pertanto, il tentativo di contrapporre alla decisione il contenuto della CTU è stato considerato un inammissibile tentativo di ottenere una terza valutazione dei fatti.

Le Conclusioni

La pronuncia ribadisce un principio fondamentale: il ricorso in Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono ridiscutere i fatti e le prove. In particolare, quando vige la regola della doppia conforme, gli spazi per l’impugnazione si restringono ulteriormente. Per avere successo, non basta sostenere che il giudice abbia ‘letto male’ le carte o non abbia dato il giusto peso a una perizia. È necessario dimostrare un vizio procedurale grave, come una motivazione inesistente, o l’omissione di un fatto storico preciso e rilevante per l’esito della causa. Questa ordinanza serve da monito sulla necessità di formulare i motivi di ricorso con estremo rigore tecnico, concentrandosi sui vizi di legittimità e non sulla speranza di una nuova e più favorevole valutazione delle prove.

Quando si applica la regola della ‘doppia conforme’ che limita il ricorso in Cassazione?
La regola si applica quando la sentenza della Corte d’Appello conferma integralmente la decisione del tribunale di primo grado, basandosi sulla medesima ricostruzione dei fatti. In tal caso, è precluso il ricorso in Cassazione per il motivo di ‘omesso esame di un fatto decisivo’ previsto dall’art. 360, n. 5, del codice di procedura civile.

È sufficiente criticare la valutazione di una perizia (CTU) per superare il limite della doppia conforme?
No. Secondo la Cassazione, criticare il modo in cui i giudici di merito hanno interpretato le risultanze di una CTU non è un motivo valido per il ricorso quando c’è una doppia conforme. Tale critica si traduce in una richiesta di riesame del merito, che non è consentita in sede di legittimità. È necessario invece dimostrare che la motivazione della sentenza è inesistente o che è stato completamente ignorato un fatto storico decisivo.

Cosa si intende per ‘motivazione meramente apparente’ che consente di superare la doppia conforme?
Una motivazione è ‘meramente apparente’ quando, pur essendo graficamente presente, è talmente generica, contraddittoria o tautologica da non rendere comprensibile il ragionamento logico-giuridico seguito dal giudice per arrivare alla sua decisione. In pratica, è una motivazione che non motiva nulla e non permette alcun controllo sulla correttezza della decisione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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