Ordinanza di Cassazione Civile Sez. L Num. 3287 Anno 2024
Civile Ord. Sez. L   Num. 3287  Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: NOME COGNOME
Data pubblicazione: 05/02/2024
NOME COGNOME;
– intimata –
avverso  la  sentenza  n.  846/2018  della  CORTE D’APPELLO  di  FIRENZE,  depositata  il  29/10/2018 R.G.N. 586/2017;
Oggetto
IMPRESA
FAMILIARE
R.G.N. 14524/2019
COGNOME.
Rep.
Ud. 15/11/2023
CC
ORDINANZA
sul ricorso 14524-2019 proposto da: COGNOME  NOME,  domiciliato  in  ROMA INDIRIZZO presso LA CANCELLERIA DELLA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE, rappresentato e difeso dall’avvocato NOME COGNOME;
– ricorrente –
contro
udita la relazione della causa svolta nella camera di consiglio del 15/11/2023 dal AVV_NOTAIO.
RILEVATO CHE
1. l a  Corte  d’Appello  di  Firenze,  pronunciandosi  sugli appelli proposti da entrambe le parti –  gli ex-coniugi NOME COGNOME e NOME COGNOME –  avverso sentenza del Tribunale di  Firenze  che  aveva  accertato  l’esistenza  di  un’impresa familiare  tra  i  medesimi  dal  1.1.1998  al  7.1.2004  e condannato  la  prima  a  pagare  al  secondo  la  somma complessiva di € 120.222,68, oltre accessori, respingeva i predetti  appelli,  confermando  integralmente  la  sentenza impugnata;
2. ricorre NOME COGNOME per la cassazione della sentenza d’appello con  7  motivi;  controparte  è  rimasta intimata; al termine della camera di consiglio, il Collegio si è riservato il deposito dell’ordinanza;
CONSIDERATO CHE
1. con il primo motivo, parte ricorrente deduce (art. 360, n. 5, c.p.c.) omesso esame di fatti decisivi, per avere la Corte territoriale dichiarato erroneamente non provato l’inizio dell’impresa familiare al marzo 1996, avendo ritenuto inattendibile la testimonianza della NOME, non decisivo l’estratto conto previdenziale, tardivo il documento NUMERO_DOCUMENTO prodotto nel merito; con il secondo motivo (art. 360, n. 5, c.p.c.), omessa valutazione di un fatto storico decisivo risultante dagli atti di causa, per avere ritenuto i documenti prodotti (registri corrispettivi, scadenziari, libri presenze, conferme d’ordine, fax ai
fornitori) non sufficienti a dimostrare la partecipazione continuativa nell’attività d’impresa e non aver preteso l’esibizione dei documenti in possesso di controparte; con il terzo motivo (art. 360, n. 5, c.p.c.), omesso esame del fatto decisivo dell’estromissione del ricorrente dall’impresa familiare avvenuta con modalità illecite ed in violazione dell’atto di enunciazione familiare; con il quarto motivo (art. 360, n. 5, c.p.c.), omessa valutazione di fatti decisivi, per avere ritenuto insufficienti e generiche le allegazioni circa l’utilizzo dei proventi dell’impresa familiare per l’acquisto di beni immobili e loro migliorie, per non avere ammesso la CTU tecnica sui beni immobili e l’integrazione di CTU contabile sui conti correnti ritenendole del tutto esplorative; con il quinto motivo (art. 360, n. 5, c.p.c.), omessa valutazione di fatto decisivo, per avere ritenuto i capitoli di prova indicati nel ricorso non utili ai fini richiesti e mancante l’allegazione specifica sull’utilizzo degli utili dell’impr esa familiare; con il sesto motivo (art. 360, n. 5, c.p.c.), omessa valutazione di fatti decisivi, censurando il rigetto di istanza di integrazione della CTU contabile in quanto l’appellante non avrebbe censurato la valutazione del giudice circa la presunzione di veridicità delle dichiarazioni fiscali di controparte, con conseguente irrilevanza dell’esame dei conti correnti di quest’ultima, esame ritenuto del tutto esplorativo; con il settimo motivo, il ricorrente deduce (art. 360, n. 3 e n. 5, c.p.c.) violazione dell’art. 89 c.p.c. e omessa valutazione di fatto storico decisivo, per non avere la Corte territoriale disposto la cancellazione delle frasi ingiuriose perché ritenute non indicate negli atti di causa.;
i motivi dal primo al sesto sono inammissibili;
la Corte d’Appello di Firenze ha confermato integralmente le statuizioni di primo grado, così
realizzandosi  ipotesi  di  cd.  doppia  conforme  rilevante  ai sensi dell’art. 348 -ter c.p.c. (ora 360, comma 4, c.p.c.) e dell’art. 360, comma 1, n. 5 c.p.c., nel senso che, quando la  pronuncia  di  appello  conferma  la  decisione  di  primo grado per le stesse ragioni, inerenti ai medesimi fatti posti a base della decisione impugnata, il ricorso per cassazione può  essere  proposto  esclusivamente  per  i  motivi  di  cui all’art. 360, primo comma, nn. 1), 2), 3), 4), c.p.c.;
4. il ricorrente per cassazione, per evitare l’inammissibilità del motivo di cui all’art. 360, n. 5, c.p.c. (nel testo riformulato applicabile alle sentenze pubblicate dal giorno 11 settembre 2012), deve indicare le ragioni di fatto poste a base, rispettivamente, della decisione di primo grado e della sentenza di rigetto dell’appello, dimostrando che esse sono tra loro diverse (Cass. n. 26774/2016; conf. Cass. n. 20994/2019, n. 8320/2021, n. 5947/2023), tenendo conto che ricorre l’ipotesi di «doppia conforme», con conseguente inammissibilità della censura di omesso esame di fatti decisivi ex art. 360, comma 1, n. 5, c.p.c., non solo quando la decisione di secondo grado è interamente corrispondente a quella di primo grado, ma anche quando le due statuizioni siano fondate sul medesimo iter logico-argomentativo in relazione ai fatti principali oggetto della causa, non ostandovi che il giudice di appello abbia aggiunto argomenti ulteriori per rafforzare o precisare la statuizione già assunta dal primo giudice (v. Cass. n. 29715/2018, n. 7724/2022, n. 5934/2023, n. 26934/2023); rispetto a tali oneri il ricorrente è rimasto inadempiente;
5. il  settimo  motivo  è  inammissibile  per  difetto  di autosufficienza;  in  tema  di  ricorso  per  cassazione,  il principio di autosufficienza prescritto, a pena di inammissibilità,  dall’art.  366,  comma  1,  n.  3,  c.p.c.  –  è
volto ad agevolare la comprensione dell’oggetto della pretesa e del tenore della sentenza impugnata, da evincersi unitamente ai motivi dell’impugnazione; ne deriva che il ricorrente ha l’onere di operare una chiara sintesi funzionale alla piena valutazione di detti motivi in base alla sola lettura del ricorso, al fine di consentire alla Corte di cassazione (che non è tenuta a ricercare gli atti o a stabilire essa stessa se ed in quali parti rilevino) di verificare se quanto lo stesso afferma trovi effettivo riscontro, anche sulla base degli atti o documenti prodotti sui quali il ricorso si fonda, la cui testuale riproduzione in tutto o in parte, nella specie mancante, è richiesta quando la sentenza è censurata per non averne tenuto conto (v. Cass. n. 24340/2018; S.U. n. 5698/2012);
il ricorso deve pertanto essere dichiarato inammissibile; non vi è luogo a provvedere sulle spese del presente giudizio, stante la mancata  costituzione di controparte; alla declaratoria di inammissibilità dell’impugnazione  consegue  il  raddoppio  del  contributo unificato, ove dovuto;
P.Q.M.
La Corte dichiara inammissibile il ricorso.
Ai sensi dell’art. 13 comma 1 quater del d.p.r. n. 115 del 2002, dà atto della sussistenza dei presupposti processuali per  il  versamento,  da  parte  del  ricorrente,  dell’ulteriore importo a titolo di contributo unificato pari a quello previsto per il ricorso, a norma del comma 1 bis dello stesso art. 13, se dovuto.
Così  deciso  in  Roma,  nella  Adunanza  camerale  del  15