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Donazione remuneratoria: quando è revocabile?

Il caso analizza una richiesta di revoca di una donazione per ingratitudine. I giudici di merito avevano qualificato l’atto come donazione remuneratoria, e quindi irrevocabile. La Corte di Cassazione, accogliendo parzialmente il ricorso, ha cassato la sentenza, precisando i rigorosi criteri necessari per provare la natura remuneratoria di una donazione, che non può basarsi su generici rapporti di amicizia ma deve fondarsi su uno specifico e determinante sentimento di riconoscenza per i servizi resi.

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La Donazione Remuneratoria: Criteri e Limiti alla Revoca per Ingratitudine

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sulla donazione remuneratoria e sui presupposti necessari per qualificarla come tale, distinguendola da una donazione ordinaria. La questione è cruciale, poiché tale qualificazione incide direttamente sulla possibilità di revocarla per ingratitudine. Vediamo nel dettaglio il caso e i principi affermati dai giudici.

I Fatti di Causa

Una signora aveva donato a un’amica la nuda proprietà di un appartamento e la co-intestazione di alcuni libretti di risparmio. Successivamente, l’erede della donante agiva in giudizio per ottenere la revoca di tali atti per ingratitudine. Secondo la sua tesi, la donataria si era appropriata indebitamente di somme di denaro, aveva rifiutato di restituire un prestito e, in una conversazione telefonica, aveva gravemente ingiuriato la benefattrice, dichiarando di attenderne la morte per entrare in possesso definitivo dell’immobile.

Il Percorso Giudiziario nei Gradi di Merito

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano respinto la domanda. In particolare, la Corte territoriale aveva ritenuto la donazione irrevocabile in quanto avente carattere di donazione remuneratoria. I giudici avevano basato questa conclusione sui lunghi rapporti di amicizia e sull’assistenza prestata dalla donataria alla donante nel corso degli anni. Inoltre, avevano dichiarato inammissibili alcuni motivi di appello, incluse le censure relative alla valutazione delle prove sull’ingiuria grave.

La Donazione Remuneratoria e i Limiti Probatòri

La Corte di Cassazione ha accolto parzialmente il ricorso dell’erede, cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa per un nuovo esame. I giudici di legittimità hanno mosso due critiche principali alla decisione impugnata.

In primo luogo, hanno ritenuto errata la dichiarazione di inammissibilità del motivo di appello relativo ai prelievi non autorizzati dai conti della donante. Il ricorrente aveva specificato in modo sufficiente le sue contestazioni, rendendo il motivo meritevole di un esame nel merito.

Le Motivazioni

Il punto centrale della decisione della Cassazione riguarda la qualificazione della donazione remuneratoria. La Corte ha stabilito che, per definire una donazione come tale, non è sufficiente fare riferimento a generici rapporti di amicizia, a una frequentazione intensa o a una generica assistenza. È invece necessario un accertamento rigoroso che dimostri una correlazione specifica e diretta tra l’atto di liberalità e una particolare riconoscenza del donante come motivo determinante della sua scelta.

In altre parole, deve emergere che la donazione è stata fatta come ‘segno tangibile di speciale apprezzamento’ per servizi specifici ricevuti, e non semplicemente nel contesto di un rapporto affettivo. La Corte d’appello, secondo la Cassazione, si era limitata a enunciare il carattere remuneratorio senza individuare le ragioni idonee a dimostrare questo speciale apprezzamento, né la condotta della beneficiaria quale motivo determinante dell’attribuzione patrimoniale. Mancava, in definitiva, la prova di quel nesso causale che caratterizza la donazione remuneratoria ai sensi dell’art. 770 del codice civile.

Le Conclusioni

La sentenza viene cassata con rinvio alla Corte d’Appello, che dovrà riesaminare il caso attenendosi ai principi enunciati. Questa pronuncia ribadisce che la qualificazione di una donazione come remuneratoria, con la conseguente irrevocabilità per ingratitudine, richiede una prova rigorosa e specifica. Non basta l’esistenza di un rapporto di amicizia e assistenza; occorre dimostrare che il donante è stato mosso da un sentimento di gratitudine talmente forte e specifico da costituire la causa principale e determinante dell’atto di generosità. Si tratta di un monito importante per garantire che la natura di un atto così significativo non venga alterata sulla base di circostanze generiche e non adeguatamente provate.

Quando una donazione può essere definita remuneratoria?
Una donazione è definita remuneratoria quando il motivo determinante che spinge il donante a compiere l’atto di liberalità è un sentimento di speciale riconoscenza per servizi specifici ricevuti dal donatario. Non è sufficiente un generico rapporto di amicizia o assistenza, ma occorre una correlazione diretta e provata tra i servizi resi e la donazione come tangibile apprezzamento.

Perché è importante distinguere una donazione ordinaria da una donazione remuneratoria?
La distinzione è fondamentale perché, a differenza della donazione ordinaria, la donazione remuneratoria non può essere revocata per ingratitudine. Qualificare un atto come remuneratorio lo rende, di fatto, irrevocabile per questo specifico motivo.

Cosa ha sbagliato la Corte d’Appello secondo la Cassazione?
Secondo la Corte di Cassazione, la Corte d’Appello ha errato nel qualificare la donazione come remuneratoria basandosi su circostanze generiche come la lunga amicizia e l’assistenza. Non ha condotto un accertamento specifico per individuare le ragioni idonee a dimostrare lo speciale apprezzamento del donante come motivo determinante e causale della donazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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