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Donazione indiretta e collazione: il caso in Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 15702/2025, ha rigettato il ricorso di un erede in una complessa causa di divisione ereditaria. Il caso verteva sulla qualificazione della mancata opposizione di una madre all’usucapione di un terreno da parte di un figlio come donazione indiretta. La Corte ha confermato che tale condotta costituisce un atto di liberalità, il cui valore deve essere conferito in collazione per garantire un’equa ripartizione dell’asse ereditario tra i fratelli, escludendo la lesione della quota di legittima lamentata.

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Donazione Indiretta: Quando il Silenzio Diventa un Atto di Liberalità

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale nelle successioni: la donazione indiretta. Spesso si pensa a una donazione come a un atto formale, ma la giurisprudenza ci insegna che un atto di liberalità può manifestarsi in modi meno evidenti, persino attraverso un’omissione. Il caso in esame chiarisce come la mancata opposizione di un genitore all’usucapione di un bene da parte di un figlio possa configurare un vantaggio economico soggetto a collazione ereditaria, con importanti conseguenze sulla divisione del patrimonio.

I Fatti di Causa: una Complessa Vicenda Ereditaria

La vicenda nasce dalla richiesta di due fratelli di sciogliere la comunione ereditaria derivante dalla successione del padre, deceduto senza testamento, e della madre, che invece aveva disposto dei suoi beni con un testamento olografo. Secondo gli attori, il testamento della madre era lesivo dei loro diritti di legittima, poiché attribuiva alla sorella l’unico bene di valore caduto in successione, una casa di abitazione.

Tuttavia, la situazione era più complessa. La madre, con il suo testamento, aveva lasciato beni specifici a ciascuno dei tre figli. Inoltre, era emerso che, in vita, uno dei fratelli aveva acquisito la proprietà di un terreno edificabile tramite usucapione. La madre, pur potendolo fare, aveva deliberatamente scelto di non opporsi a tale procedimento. Questa scelta è stata al centro del dibattito legale.

La Questione della Donazione Indiretta e dell’Usucapione

La sorella convenuta in giudizio ha sostenuto che la mancata opposizione della madre all’usucapione del terreno da parte del fratello costituisse una donazione indiretta. In pratica, la madre avrebbe intenzionalmente permesso al figlio di arricchirsi, rinunciando a far valere i propri diritti su quel bene. Di conseguenza, il valore di quel terreno doveva essere considerato un’anticipazione sull’eredità e, quindi, soggetto a collazione, ovvero doveva essere “restituito” idealmente alla massa ereditaria prima della divisione.

I giudici di merito, sia in primo che in secondo grado, hanno accolto questa tesi. Hanno stabilito che la volontà della madre di non opporsi all’usucapione era un vero e proprio atto di liberalità. Proprio tenendo conto del valore di questa e altre liberalità, i giudici hanno escluso che le disposizioni testamentarie avessero leso la quota di legittima dei fratelli.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla donazione indiretta

I fratelli hanno proposto ricorso in Cassazione, contestando la qualificazione della condotta della madre come donazione indiretta. Secondo loro, non si poteva parlare di donazione poiché la madre non aveva alcun diritto sul bene, intestato a un terzo. La Suprema Corte ha però rigettato il ricorso, definendolo palesemente infondato. Uno dei due fratelli ha inoltre rinunciato al ricorso, determinando l’estinzione parziale del giudizio.

Le Motivazioni

La Corte ha evidenziato che l’esistenza di una donazione indiretta era già stata esplicitamente accertata e dichiarata dal Tribunale di primo grado. I giudici di merito avevano affermato con chiarezza che la volontà della madre di non opporsi alla pretesa di usucapione del figlio aveva costituito un atto di liberalità. Questo accertamento di fatto, adeguatamente motivato, non era stato specificamente contestato nel modo corretto in appello. Il ricorrente, per contrastare efficacemente quella decisione, avrebbe dovuto impugnare la sentenza di primo grado con un appello incidentale proprio su quel punto. Non avendolo fatto, la questione non poteva essere riproposta validamente in sede di legittimità. La decisione della Corte d’Appello, che aveva ordinato la collazione del valore del bene, era quindi una logica conseguenza di un presupposto ormai consolidato nel processo.

Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione offre due importanti spunti di riflessione. In primo luogo, ribadisce che una donazione indiretta può configurarsi anche attraverso un comportamento omissivo, come la mancata opposizione a un’azione legale, se sorretto da uno spirito di liberalità. Questo amplia la nozione di donazione oltre gli atti formali, per ricomprendere qualsiasi atto che determini un arricchimento altrui senza un corrispettivo. In secondo luogo, sottolinea un principio processuale fondamentale: le statuizioni dei giudici di merito, se non vengono impugnate correttamente nei successivi gradi di giudizio, diventano definitive e non possono più essere messe in discussione. Per gli eredi, ciò significa che è essenziale valutare attentamente tutte le liberalità ricevute in vita dal defunto, anche quelle non formalizzate, poiché possono incidere profondamente sull’esito della divisione ereditaria.

La mancata opposizione a una richiesta di usucapione può essere considerata una donazione indiretta?
Sì, secondo quanto confermato dalla Corte, la volontà di un genitore di non opporsi alla pretesa di usucapione di un figlio su un bene può costituire un atto di liberalità qualificabile come donazione indiretta, se si dimostra l’intento di arricchire il figlio.

Perché il ricorso in Cassazione è stato rigettato?
Il ricorso è stato ritenuto palesemente infondato perché la qualificazione della condotta come donazione indiretta era già stata accertata in primo grado e non era stata adeguatamente contestata in appello. Il ricorrente avrebbe dovuto impugnare specificamente quel punto della sentenza di primo grado, cosa che non ha fatto.

Cosa significa ‘collazione’ in questo contesto?
In questo contesto, la collazione è l’obbligo legale per i figli eredi di conferire alla massa ereditaria il valore dei beni ricevuti dal genitore defunto tramite donazione (diretta o indiretta) prima di procedere alla divisione, al fine di ristabilire la parità di trattamento tra tutti i coeredi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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