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Donazione dissimulata: la forma è requisito di validità

Un creditore contesta la vendita di quote societarie tra un debitore e sua madre, sostenendo si tratti di una donazione dissimulata per sottrarre beni alla sua garanzia. La Corte di Cassazione conferma la nullità dell’atto per vizio di forma, in quanto non stipulato come donazione formale. Tuttavia, accoglie il ricorso sulla liquidazione delle spese legali, stabilendo che il valore della causa non è il credito vantato, ma il valore delle quote trasferite, oggetto della donazione dissimulata.

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Vendita fittizia tra parenti: la Cassazione sulla donazione dissimulata

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un tema classico ma sempre attuale: la donazione dissimulata da una compravendita, specialmente quando avviene tra familiari per sottrarre beni ai creditori. La pronuncia chiarisce aspetti fondamentali riguardo ai requisiti di forma necessari per la validità dell’atto nascosto e ai criteri per la liquidazione delle spese legali.

I Fatti del Caso: Vendita di Quote tra Madre e Figlio

La vicenda ha origine dall’azione di un creditore nei confronti del proprio debitore. Per soddisfare il suo credito, il creditore tenta di pignorare le quote societarie detenute dal debitore. Tuttavia, scopre che, il giorno dopo la notifica di un atto di pignoramento, il debitore aveva ceduto tali quote alla propria madre con un atto notarile di compravendita.

Sospettando che la vendita fosse fittizia e nascondesse in realtà una donazione volta a spogliare il figlio dei suoi beni, il creditore si è rivolto al Tribunale. Ha chiesto di accertare la simulazione e, di conseguenza, di dichiarare la nullità della donazione per difetto dei requisiti di forma prescritti dalla legge.

La Decisione dei Giudici di Merito

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello hanno dato ragione al creditore. I giudici hanno ritenuto che vi fossero molteplici e gravi indizi a sostegno della tesi della simulazione:

1. Il legame familiare tra cedente e acquirente (figlio e madre).
2. La tempistica sospetta della cessione, avvenuta immediatamente dopo l’avvio dell’azione esecutiva da parte del creditore.
3. Le false dichiarazioni contenute nell’atto, in cui si attestava che le quote erano libere da vincoli e contenziosi.
4. La mancanza di prova del pagamento: sebbene l’atto menzionasse un assegno circolare risalente a otto anni prima, la madre non è riuscita a dimostrare la provenienza del denaro dal proprio patrimonio.

Sulla base di questi elementi, i giudici hanno concluso che l’atto simulava una vendita ma nascondeva una donazione. Poiché l’atto non era stato redatto con le forme solenni richieste per la donazione (atto pubblico con la presenza di due testimoni), lo hanno dichiarato nullo.

L’analisi della Corte di Cassazione sulla donazione dissimulata

La madre ha impugnato la decisione in Cassazione, ma la Corte ha rigettato quasi tutte le sue censure, confermando la nullità dell’atto. La Suprema Corte ha ribadito alcuni principi chiave.

Onere della Prova e Indizi di Simulazione

Quando un terzo creditore agisce per far dichiarare una simulazione, può fornire la prova con qualsiasi mezzo, inclusi gli indizi (presunzioni). Una volta che il creditore ha fornito elementi gravi, precisi e concordanti che suggeriscono la simulazione, l’onere della prova si inverte: spetta all’acquirente dimostrare l’effettivo pagamento del prezzo e la natura onerosa della transazione. La semplice dichiarazione nell’atto notarile non è sufficiente a vincere la presunzione di simulazione.

Requisito di Forma per la Donazione Dissimulata

Il punto centrale della decisione è che, affinché il negozio nascosto (in questo caso, la donazione) sia valido, è necessario che il contratto apparente (la vendita) rispetti i requisiti di forma e di sostanza previsti per l’atto realmente voluto. Pertanto, una donazione dissimulata da una vendita è valida solo se l’atto di vendita è stato stipulato per atto pubblico e alla presenza di due testimoni, come richiesto dall’art. 782 c.c. per le donazioni. In mancanza, la donazione è nulla.

Un Punto Cruciale: Il Calcolo delle Spese Legali

L’unico motivo di ricorso accolto dalla Cassazione riguarda la liquidazione delle spese di lite. La Corte d’Appello le aveva calcolate basandosi sul valore del credito vantato dall’attore, come si fa nell’azione revocatoria. La Cassazione ha corretto questa impostazione.

Le Motivazioni della Corte

La Corte Suprema ha chiarito che l’azione di simulazione e l’azione revocatoria sono diverse. Nell’azione di simulazione accolta, che porta alla declaratoria di nullità dell’atto, il valore della controversia ai fini delle spese legali non è l’importo del credito, ma il valore del bene oggetto del contratto simulato (in questo caso, le quote societarie). Il principio applicabile è quello del decisum, ovvero il valore effettivo di ciò su cui il giudice ha pronunciato.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un principio fondamentale: chi intende realizzare una donazione non può aggirare i requisiti di forma nascondendola dietro una finta vendita. Se la simulazione viene scoperta, la mancanza delle formalità richieste (atto pubblico con testimoni) rende l’atto nullo, con la conseguenza che il bene non è mai uscito dal patrimonio del donante e può essere aggredito dai suoi creditori. Inoltre, la pronuncia offre un’importante precisazione tecnica sul calcolo delle spese legali in queste controversie, ancorandolo al valore reale dell’operazione contestata e non all’interesse del creditore che agisce.

Qual è la forma richiesta perché una donazione nascosta da una vendita sia valida?
Secondo la Corte, affinché una donazione dissimulata sia valida, è necessario che l’atto apparente (la vendita) sia stato stipulato rispettando i requisiti di forma previsti per la donazione stessa, ovvero l’atto pubblico redatto da un notaio alla presenza di due testimoni.

In una causa di simulazione avviata da un creditore, chi deve provare che il prezzo è stato pagato?
Una volta che il creditore fornisce elementi presuntivi gravi, precisi e concordanti che indicano la simulazione (come il legame di parentela, la tempistica sospetta e l’assenza di un reale movimento finanziario), l’onere della prova si sposta sull’acquirente. È quest’ultimo che deve dimostrare di aver effettivamente pagato il prezzo con mezzi propri.

Come si calcola il valore della causa per le spese legali quando viene accertata una donazione dissimulata?
La Corte di Cassazione ha stabilito che, in caso di accoglimento della domanda di simulazione che dichiara la nullità di una donazione dissimulata, il valore della causa per la liquidazione delle spese di lite deve essere determinato in base al valore del bene oggetto della donazione (in questo caso, le quote societarie), e non in base all’importo del credito per cui agisce l’attore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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