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Donazione diretta via bonifico: serve il notaio?

In un complesso caso ereditario, un figlio contesta le liberalità del padre defunto a favore della seconda moglie. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 982/2024, stabilisce un principio fondamentale: il trasferimento di somme di denaro tramite bonifico bancario costituisce una donazione diretta. Di conseguenza, per essere valida, tale operazione necessita della forma dell’atto pubblico notarile, pena la nullità. La Corte cassa la sentenza d’appello che aveva erroneamente qualificato l’operazione come donazione indiretta, esente da vincoli di forma.

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Donazione diretta via bonifico: la Cassazione stabilisce la necessità dell’atto notarile

Un semplice bonifico può nascondere una donazione diretta? E se sì, quali sono le conseguenze legali se manca l’atto di un notaio? Con l’ordinanza n. 982 del 10 gennaio 2024, la Corte di Cassazione torna su un tema di grande rilevanza pratica, chiarendo una volta per tutte la differenza tra donazioni dirette e indirette e i relativi requisiti di forma, specialmente quando il trasferimento di ricchezza avviene tramite operazioni bancarie.

Il caso analizzato offre spunti cruciali per comprendere come la legge tutela la volontà del donante e la stabilità dei trasferimenti patrimoniali, anche all’interno dei rapporti familiari più complessi.

I fatti del caso: una complessa vicenda ereditaria

La controversia nasce dall’azione legale intrapresa da un figlio nei confronti della sua matrigna dopo la morte del padre. Il figlio sosteneva che numerosi trasferimenti di beni immobili e somme di denaro, effettuati dal padre in favore della seconda moglie, fossero in realtà delle donazioni nulle. Secondo la sua tesi, mancava l’elemento essenziale dell’ animus donandi, ovvero il puro spirito di liberalità. Egli affermava che tali trasferimenti erano parte di un accordo fiduciario: il padre avrebbe intestato i beni alla moglie per proteggerli da vicende giudiziarie che coinvolgevano il figlio, con l’intesa che, in futuro, tali beni gli sarebbero stati ritrasferiti.

La Corte d’Appello aveva respinto le richieste del figlio, ma quest’ultimo ha impugnato la decisione dinanzi alla Corte di Cassazione, sollevando diverse questioni, tra cui la fondamentale distinzione sulla natura dei trasferimenti di denaro.

La qualificazione della donazione diretta tramite bonifico

Il punto nevralgico della decisione della Cassazione riguarda la qualificazione giuridica del trasferimento di somme di denaro da un conto corrente a un altro. La Corte d’Appello aveva considerato tali operazioni come donazioni indirette, che, ai sensi dell’art. 809 c.c., non richiedono la forma solenne dell’atto pubblico prevista per le donazioni tipiche.

La Suprema Corte, al contrario, ha ribaltato questa interpretazione, accogliendo il motivo di ricorso del figlio. Richiamando un consolidato orientamento delle Sezioni Unite (sent. n. 18725/2017), i giudici hanno stabilito che l’operazione di bancogiro (o bonifico) con cui un soggetto trasferisce fondi dal proprio conto a quello di un altro costituisce a tutti gli effetti una donazione diretta.

L’importanza della forma per la donazione diretta

Questa qualificazione non è una mera disquisizione teorica, ma ha conseguenze pratiche enormi. Essendo una donazione diretta, essa è soggetta al requisito di forma previsto dall’art. 782 c.c.: l’atto pubblico redatto da un notaio, alla presenza di due testimoni. L’assenza di tale forma comporta la nullità dell’atto, a meno che non si tratti di donazioni di modico valore.

La Corte chiarisce che il trasferimento non avviene tramite un’operazione triangolare complessa (come in alcune forme di donazione indiretta), ma attraverso un’intermediazione gestoria della banca, che agisce come mero esecutore di un ordine diretto del donante. Il passaggio di ricchezza è immediato e diretto dal patrimonio del disponente a quello del beneficiario.

Animus Donandi e negozio fiduciario: una distinzione cruciale

Un altro aspetto importante toccato dalla Corte riguarda la presunta assenza di animus donandi a causa dell’esistenza di un negozio fiduciario. Il figlio sosteneva che lo scopo di proteggere il patrimonio escludesse l’intenzione di donare.

La Cassazione ha respinto questa tesi, chiarendo che l’ animus donandi consiste nella semplice consapevolezza di arricchire un’altra persona senza esservi tenuti per legge o per dovere morale. I motivi soggettivi che spingono alla donazione (come, appunto, la volontà di mettere al sicuro i beni) sono irrilevanti e non intaccano la causa del contratto. Inoltre, la prova di un pactum fiduciae (patto fiduciario) richiede elementi concreti e univoci, che nel caso di specie non sono stati ritenuti sufficienti.

Le motivazioni della decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha cassato la sentenza della Corte d’Appello perché quest’ultima non ha correttamente applicato i principi di diritto in materia di qualificazione delle liberalità atipiche. I giudici di secondo grado si erano limitati a considerare i trasferimenti di denaro come donazioni indirette, omettendo di verificare se, in realtà, configurassero una donazione diretta soggetta a vincoli di forma. L’errore ha portato a una valutazione incompleta della validità degli atti di liberalità e, di conseguenza, a un potenziale errore nel calcolo della massa ereditaria e delle quote di legittima spettanti al figlio.

Il caso è stato quindi rinviato alla Corte d’Appello di Venezia, in diversa composizione, che dovrà riesaminare la vicenda applicando il corretto principio di diritto: i trasferimenti di denaro tramite bonifico vanno considerati donazioni dirette e la loro validità deve essere accertata alla luce del rispetto della forma solenne dell’atto pubblico.

Conclusioni e implicazioni pratiche

Questa ordinanza ribadisce un principio di fondamentale importanza: non tutte le liberalità sono uguali. Il trasferimento di somme di denaro di importo non modico attraverso un bonifico è un atto che richiede la massima cautela e il rispetto di precise formalità legali. La sentenza serve da monito: per effettuare una donazione diretta di denaro valida ed evitare future contestazioni, è indispensabile rivolgersi a un notaio per la stipula di un atto pubblico. In assenza di tale formalità, l’atto è nullo e le somme trasferite potrebbero dover essere restituite alla massa ereditaria, con significative conseguenze sulla divisione del patrimonio del defunto.

Un bonifico bancario di importo non modico è considerato una donazione diretta o indiretta?
Secondo la Corte di Cassazione, il trasferimento di strumenti finanziari o somme di denaro dal conto del disponente a quello del beneficiario, realizzato tramite un ordine di bonifico, configura una donazione diretta e non indiretta.

Quale forma è richiesta per la validità di una donazione tramite bonifico?
Trattandosi di una donazione diretta, per essere valida deve rispettare la forma dell’atto pubblico notarile, come previsto dall’articolo 782 del codice civile, a meno che la donazione non sia di modico valore. L’assenza dell’atto pubblico ne determina la nullità.

L’intento di proteggere il patrimonio da possibili aggressioni future esclude l’esistenza dell’ ‘animus donandi’?
No. La Corte ha chiarito che l’ ‘animus donandi’ consiste nella consapevolezza di arricchire un altro soggetto senza esservi obbligato. I motivi personali del donante, come quello di salvaguardare il patrimonio, sono irrilevanti e non escludono la causa della donazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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