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Divisione beni: la non contestazione vale anche pre-2009

In una causa di divisione immobiliare tra ex coniugi, la Cassazione stabilisce che il principio di non contestazione si applica anche ai giudizi antecedenti alla riforma del 2009. Se una parte afferma di aver usato fondi propri per l’acquisto e la controparte non nega specificamente, il fatto si considera provato. Viene inoltre sancito l’obbligo di aggiornare la stima del valore dell’immobile se è trascorso un lungo periodo dalla perizia iniziale, accogliendo il ricorso della ex moglie e cassando con rinvio la sentenza d’appello.

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Divisione dei beni tra ex coniugi: il principio di non contestazione vale anche per il passato

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 8310 del 27 marzo 2024, ha affermato due principi cruciali in materia di divisione di beni tra ex coniugi. In primo luogo, ha stabilito che il principio di non contestazione, secondo cui un fatto non specificamente contestato si considera provato, è applicabile anche alle cause iniziate prima della sua esplicita codificazione nel 2009. In secondo luogo, ha ribadito la necessità di aggiornare la stima del valore degli immobili se è trascorso un notevole lasso di tempo, specialmente a fronte di significative fluttuazioni del mercato.

I Fatti di Causa

La vicenda riguarda la divisione di un compendio immobiliare in comproprietà tra due ex coniugi. L’ex marito avviava il giudizio per ottenere la divisione dei beni. L’ex moglie si costituiva in giudizio, non opponendosi alla divisione ma chiedendo, in via riconvenzionale, il rimborso delle somme che sosteneva di aver anticipato con denaro personale (derivante dalla vendita di un proprio immobile e dal TFR) sia per l’acquisto del terreno che per la successiva edificazione della casa.

La Corte d’Appello, riformando la decisione di primo grado, aveva disposto la divisione assegnando l’intero immobile alla donna, con obbligo di versare un conguaglio all’ex marito. Tuttavia, aveva rigettato le reciproche richieste di rimborso, sostenendo, per quanto riguarda la donna, che il principio di non contestazione non fosse applicabile poiché il giudizio era iniziato prima della riforma del 2009.

L’Applicazione Retroattiva del Principio di Non Contestazione

Il punto centrale del ricorso in Cassazione della ex moglie era proprio il mancato riconoscimento del principio di non contestazione. Ella aveva dettagliatamente allegato di aver impiegato fondi personali e l’ex marito non aveva mai specificamente contestato tale circostanza, limitandosi ad affermare di aver contribuito a sua volta in massima parte.

La Suprema Corte ha accolto questa tesi, chiarendo un punto fondamentale: anche prima della modifica dell’art. 115 c.p.c. ad opera della legge n. 69/2009, l’elaborazione giurisprudenziale aveva già consolidato il principio secondo cui la mancata contestazione specifica dei fatti allegati dalla controparte equivale ad un’ammissione. Pertanto, il giudice di merito avrebbe dovuto considerare provate le affermazioni della donna, dato che la difesa dell’ex marito non costituiva una negazione chiara e circostanziata.

La Necessità di Aggiornare la Stima dell’Immobile

Un altro motivo di ricorso accolto riguarda la valutazione economica dei beni. La Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU) risaliva al 2008, mentre la decisione d’appello era del 2017. In questo lungo arco temporale, il mercato immobiliare aveva subito un notevole crollo.

La Corte d’Appello aveva liquidato la questione in modo sbrigativo, affermando che il decremento di valore dovuto alla crisi del mercato fosse compensato dall’incremento di valore della nuda proprietà (a seguito del tempo trascorso e della conseguente diminuzione del valore dell’usufrutto gravante sul bene). La Cassazione ha ritenuto tale motivazione apparente e illogica, in quanto priva di qualsiasi riscontro tecnico e fondata su una compensazione arbitraria. Il valore dei beni in una causa di divisione deve essere attuale e riferito al momento della decisione, imponendo, se necessario, un aggiornamento della stima per garantire un’equa ripartizione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha cassato la sentenza impugnata, rinviando la causa alla Corte d’Appello di Ancona in diversa composizione. Le motivazioni si fondano su una rigorosa interpretazione dei principi del giusto processo. Sul primo punto, si è ribadito che l’onere di contestazione specifica è un corollario del principio dispositivo e dell’onere di allegazione. Una difesa generica non è sufficiente a contrastare un’allegazione precisa e dettagliata. L’erronea esclusione dell’applicabilità del principio di non contestazione ha viziato l’intera decisione sul punto dei rimborsi.

Sul secondo punto, la Corte ha sottolineato che la determinazione del conguaglio deve basarsi su un valore venale attuale dei beni. Ignorare le fluttuazioni di mercato su un periodo di quasi dieci anni e giustificare tale omissione con una motivazione posticcia e non verificabile viola il diritto delle parti a una divisione basata sul valore effettivo delle loro quote. È stato quindi accolto anche questo motivo, con l’indicazione al giudice del rinvio di procedere a una nuova e aggiornata valutazione del compendio immobiliare. Parallelamente, è stato rigettato il ricorso incidentale dell’ex marito, che contestava la non comoda divisibilità dell’immobile, ritenendo l’accertamento del giudice di merito, basato sulla CTU, adeguatamente motivato e insindacabile in sede di legittimità.

Conclusioni

Questa sentenza offre importanti spunti operativi. In primo luogo, consolida l’applicazione del principio di non contestazione come regola generale del processo civile, con efficacia anche per i giudizi più datati. Ciò impone alle parti un onere di difesa attento e puntuale, pena la “cristallizzazione” dei fatti allegati dall’avversario. In secondo luogo, riafferma un principio di equità sostanziale nelle cause di divisione: le valutazioni economiche devono essere il più possibile attuali per riflettere il reale valore dei beni al momento della decisione, garantendo che nessuno dei condividenti venga ingiustamente penalizzato o avvantaggiato da stime obsolete.

Il principio di non contestazione si applica anche alle cause iniziate prima della riforma del 2009?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che, anche prima della modifica normativa del 2009, il principio di non contestazione era già un principio acquisito dalla giurisprudenza. Pertanto, i fatti specificamente allegati da una parte e non contestati in modo chiaro e analitico dalla controparte devono essere ritenuti ammessi e provati.

In una causa di divisione, la valutazione dell’immobile fatta molti anni prima è ancora valida?
No. La Corte ha affermato che il valore dei beni da dividere deve essere determinato con riferimento ai prezzi di mercato correnti al tempo della decisione. Se è trascorso un notevole lasso di tempo dalla perizia iniziale, e la parte ne fa richiesta adducendo ragioni significative (come una crisi di mercato), il giudice deve disporre un aggiornamento della stima per assicurare una divisione equa.

Quando un immobile è considerato “non comodamente divisibile”?
Un immobile è considerato non comodamente divisibile quando la sua divisione in natura non è materialmente possibile o, se possibile, comporterebbe la realizzazione di porzioni non autonome, gravate da eccessive servitù o che richiederebbero opere complesse e di notevole costo, tali da deprezzare sensibilmente il valore complessivo del bene. La valutazione è un accertamento di fatto riservato al giudice di merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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