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Distanze tra costruzioni: Cassazione chiarisce

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha annullato una decisione di merito relativa a una controversia sulle distanze tra costruzioni. Il caso riguardava la presunta violazione delle distanze legali, la mancata realizzazione di un giunto tecnico antisismico e i danni a un immobile. La Suprema Corte ha accolto i ricorsi della società costruttrice, ravvisando errori nell’applicazione della normativa urbanistica e antisismica e un vizio di motivazione apparente riguardo alla liquidazione del danno, rinviando il caso alla Corte d’Appello per una nuova valutazione.

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Pubblicato il 13 dicembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Distanze tra costruzioni: la Cassazione annulla e rinvia per errori di diritto e motivazione apparente

Il rispetto delle distanze tra costruzioni è un pilastro del diritto immobiliare e urbanistico, essenziale per garantire salubrità, sicurezza e un corretto assetto del territorio. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 21991/2024, ha riaffermato l’importanza di una rigorosa applicazione delle normative in materia, annullando una decisione della Corte d’Appello viziata da errori nell’individuazione delle norme applicabili e da una motivazione carente. Analizziamo i dettagli di questa importante pronuncia.

I fatti del caso

La controversia nasceva dalla richiesta della proprietaria di un immobile di condannare una società costruttrice, proprietaria del fondo confinante, alla demolizione di un edificio. Secondo l’attrice, la nuova costruzione violava le distanze legali minime: dieci metri tra pareti finestrate e cinque metri da altre costruzioni. Veniva lamentata anche la mancata realizzazione di un adeguato giunto tecnico antisismico e la presenza di lesioni sull’immobile preesistente.

Sia il Tribunale in primo grado che la Corte d’Appello avevano dato ragione alla proprietaria, condannando la società alla demolizione e al risarcimento del danno. La società costruttrice, tuttavia, ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando diversi vizi nella sentenza d’appello.

La decisione della Corte di Cassazione sulle distanze tra costruzioni

La Suprema Corte ha accolto tre dei quattro motivi di ricorso presentati dalla società, cassando la sentenza impugnata e rinviando la causa a una diversa sezione della Corte d’Appello. I punti chiave della decisione riguardano l’applicazione delle normative sulle distanze, la disciplina antisismica e il vizio di motivazione sul risarcimento del danno.

Primo Motivo: Errata Applicazione delle Norme sulle Distanze

La Corte di Cassazione ha rilevato come la sentenza d’appello avesse applicato in modo confuso e non spiegato due diverse normative: il D.M. n. 1444/1968 (normativa nazionale) per una parte dell’edificio e le norme tecniche locali per un’altra. I giudici di legittimità hanno chiarito che spetta al giudice di merito individuare la singola normativa applicabile all’intera fattispecie, in base al principio iura novit curia (il giudice conosce le leggi), senza creare un’applicazione ibrida e ingiustificata.

Secondo Motivo: Errore sulla Disciplina Antisismica

Un altro punto cruciale riguardava il giunto tecnico. La Corte d’Appello aveva ritenuto non conforme la soluzione adottata dalla società costruttrice. Tuttavia, la Cassazione ha stabilito che la Corte di merito non aveva correttamente individuato la normativa antisismica applicabile al momento dell’edificazione. I lavori erano iniziati nel gennaio 2006, in un periodo transitorio in cui era ancora possibile applicare, a certe condizioni, la normativa precedente al D.M. 14/9/2005. L’errore nell’identificare la legge di riferimento ha reso invalida la valutazione sulla conformità del giunto tecnico.

Quarto Motivo: Il Vizio di Motivazione Apparente sul Danno

Infine, la Cassazione ha accolto il motivo relativo al risarcimento del danno. La Corte d’Appello aveva confermato la condanna basandosi sulle risultanze della consulenza tecnica d’ufficio (CTU). Tuttavia, la società ricorrente ha evidenziato come il consulente tecnico avesse in realtà escluso un nesso di causalità tra i lavori di costruzione e una parte delle lesioni lamentate. La sentenza d’appello, pur affermando di condividere le conclusioni del CTU, era giunta a un risultato opposto senza fornire alcuna spiegazione. Questo comportamento integra il vizio di motivazione apparente, poiché il ragionamento del giudice non è percepibile e si risolve in una mera parvenza di giustificazione.

Le motivazioni della Cassazione

Le motivazioni della Suprema Corte si fondano su principi cardine del nostro ordinamento. In primo luogo, viene ribadito che il giudice deve applicare la legge corretta al caso concreto, anche se non indicata dalle parti, e deve farlo in modo coerente e unitario. In secondo luogo, la Corte sottolinea la necessità di un’analisi rigorosa per individuare la normativa applicabile ratione temporis, specialmente in presenza di regimi transitori come quelli in materia antisismica. Infine, viene censurata la pratica di aderire formalmente a una consulenza tecnica per poi discostarsene nei fatti senza un’adeguata e logica argomentazione. Una motivazione che non permette di comprendere l’iter logico-giuridico seguito dal giudice è, a tutti gli effetti, una motivazione assente.

Conclusioni

La sentenza in esame rappresenta un importante monito per i giudici di merito sull’obbligo di fornire motivazioni complete, logiche e coerenti, specialmente in materie tecniche come quelle relative alle distanze tra costruzioni e alle normative antisismiche. Per i cittadini e le imprese, questa decisione rafforza la garanzia che le controversie vengano decise sulla base di un’applicazione corretta e trasparente della legge, e non su argomentazioni apparenti o contraddittorie. Il caso tornerà ora davanti alla Corte d’Appello, che dovrà riesaminare la vicenda attenendosi ai principi stabiliti dalla Cassazione.

Quando si applica la distanza di 10 metri tra pareti finestrate prevista dal D.M. 1444/1968?
La sentenza ribadisce che questa distanza minima si applica anche nel caso in cui una sola delle due pareti fronteggiantesi sia finestrata e indipendentemente dal fatto che si fronteggino per intero o solo per un segmento.

Perché la sentenza è stata annullata per ‘motivazione apparente’ riguardo ai danni?
Perché la Corte d’Appello ha affermato di aderire alle conclusioni del consulente tecnico (CTU), ma ha poi condannato al risarcimento anche per danni che lo stesso CTU aveva escluso fossero causati dai lavori di costruzione, senza fornire alcuna spiegazione per questa palese contraddizione.

Come si determina la normativa antisismica applicabile a una costruzione iniziata durante un periodo di transizione normativa?
La Corte di Cassazione ha chiarito che è necessario individuare con esattezza il regime normativo vigente al momento dell’inizio dei lavori, considerando le specifiche norme transitorie che potevano consentire l’applicazione di una disciplina anteriore. La Corte d’Appello aveva errato in questa individuazione, invalidando la sua valutazione sulla conformità del giunto tecnico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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