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Distanze legali tubazioni: quando si applicano?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 21827/2024, ha stabilito che le norme sulle distanze legali tubazioni si applicano a tutte le condutture collegate alla rete idrica, anche se destinate a un uso intermittente o di emergenza. Il caso riguardava due serbatoi e le relative tubature installate sul lastrico solare di un immobile. Mentre i serbatoi fuori terra non sono stati ritenuti soggetti alle distanze, le tubazioni sì, in quanto la costante presenza di acqua al loro interno, anche senza un flusso continuo, genera una presunzione di pericolosità per la proprietà confinante. La Corte ha respinto il ricorso, confermando la decisione d’appello che ne ordinava l’arretramento.

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Distanze legali tubazioni: la Cassazione fa chiarezza sull’uso intermittente

La questione delle distanze legali tubazioni dal confine è un tema ricorrente nelle controversie tra vicini. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 21827 del 2 agosto 2024) offre un’importante precisazione: la presunzione di pericolosità delle condutture idriche, che impone il rispetto di specifiche distanze, si applica anche se il loro utilizzo è solo occasionale o di emergenza. Analizziamo insieme la vicenda e le conclusioni dei giudici.

I Fatti di Causa

La controversia ha origine quando una famiglia cita in giudizio i propri vicini per aver installato, sul lastrico solare di loro proprietà, due serbatoi d’acqua potabile con le relative tubature di carico e scarico. Secondo gli attori, tale impianto violava le distanze minime dal confine previste dall’art. 889 del Codice Civile, rappresentando un potenziale pericolo. Chiedevano quindi l’arretramento dell’impianto e il risarcimento dei danni.

Il Tribunale di primo grado rigettava la domanda, ritenendo che i serbatoi, essendo fuori terra, non fossero assimilabili alle cisterne menzionate dalla norma e che le tubature, destinate a un uso di emergenza solo durante le interruzioni idriche estive, non fossero percorse da un “flusso costante” d’acqua.

La Corte d’Appello, invece, ribaltava parzialmente la decisione. Pur concordando sulla non applicabilità della norma ai serbatoi, ordinava l’arretramento delle sole tubature. Secondo i giudici di secondo grado, il fatto che i tubi fossero costantemente collegati alla rete idrica pubblica, e quindi sempre pieni d’acqua e pronti all’uso, era sufficiente a far scattare la presunzione di pericolosità (rischio di trasudamenti e infiltrazioni), a prescindere dalla frequenza del loro utilizzo.

La Decisione della Cassazione sulle Distanze legali tubazioni

I proprietari dell’impianto ricorrevano in Cassazione, sostenendo principalmente che le tubature fossero funzionalmente inscindibili dai serbatoi e che, dato l’uso non continuo, non potessero essere considerate pericolose. La Suprema Corte ha respinto tutti i motivi del ricorso, confermando la sentenza d’appello.

Autonomia tra serbatoi e tubature

La Corte ha innanzitutto chiarito che serbatoi e tubi, sebbene funzionalmente collegati, hanno una “autonomia ontologica” e sono disciplinati in modo diverso dall’art. 889 c.c. Mentre i serbatoi fuori terra non rientrano nella presunzione di pericolosità, le tubature sì, in quanto condutture di acqua.

Il concetto di “flusso costante” e la presunzione di pericolo

Il punto centrale della decisione riguarda l’interpretazione del requisito del flusso d’acqua. La Cassazione ha stabilito che, ai fini delle distanze legali tubazioni, la pericolosità non deriva dall’utilizzo giornaliero o continuo, ma dalla presenza costante di acqua all’interno delle tubazioni, pronte all’erogazione. Una conduttura collegata alla rete pubblica è per sua natura sempre piena e in pressione, e questo basta a creare un potenziale rischio per il vicino.

Secondo la Corte, ragionare diversamente porterebbe all’assurda conclusione di escludere dalla norma tutte le tubature di immobili abitati solo stagionalmente o saltuariamente, il che è contrario allo spirito della legge, volta a prevenire danni.

Le Motivazioni

La motivazione della Cassazione si fonda su un consolidato orientamento giurisprudenziale. L’articolo 889 del Codice Civile stabilisce una presunzione iuris et de iure (che non ammette prova contraria) di pericolosità per una serie di opere, tra cui “tubi d’acqua pura o lurida”. Questa presunzione serve a tutelare preventivamente la proprietà del vicino dal potenziale danno di infiltrazioni, indipendentemente dalla prova di un pericolo concreto e immediato. La Corte ha ribadito che la nozione di “tubi d’acqua” è ampia e comprende ogni tipo di conduttura destinata al passaggio di liquidi. L’elemento decisivo non è la frequenza con cui l’acqua scorre, ma il fatto che la tubatura sia strutturalmente e permanentemente destinata a contenerla, essendo collegata a una fonte di approvvigionamento. Pertanto, la valutazione della Corte d’Appello è stata ritenuta corretta e immune da vizi logici o giuridici.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un principio di fondamentale importanza pratica: chiunque installi una tubatura idrica vicino al confine deve rispettare la distanza di almeno un metro, come previsto dall’art. 889 c.c. Non rileva se l’impianto sia destinato a un uso principale, di riserva o di emergenza. Ciò che conta è il collegamento permanente alla rete idrica, che determina la costante presenza di acqua e, di conseguenza, la presunzione legale di pericolosità per la proprietà confinante. Questa decisione serve da monito per una corretta progettazione e installazione degli impianti idrici in ambito condominiale e tra proprietà vicine.

Le tubazioni collegate a serbatoi di riserva devono rispettare le distanze legali?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, le tubature collegate alla rete idrica pubblica devono rispettare la distanza legale di un metro dal confine, anche se servono serbatoi di riserva utilizzati solo occasionalmente, perché la costante presenza di acqua al loro interno le rende potenzialmente pericolose.

Cosa si intende per “flusso costante” d’acqua ai fini delle distanze legali?
La Corte ha chiarito che il requisito non si riferisce a un’erogazione continua di acqua, ma alla “presenza costante d’acqua nelle tubazioni pronte all’erogazione all’occorrenza”. Il semplice fatto che i tubi siano collegati alla rete e quindi sempre pieni è sufficiente per applicare la normativa sulle distanze.

È possibile considerare tubature e serbatoi come un unico impianto non soggetto a distanze legali?
No. La Corte ha stabilito che serbatoi e tubature hanno una “autonomia ontologica” e sono soggetti a regole diverse. Mentre i serbatoi fuori terra possono non rientrare nella norma, le tubature collegate alla rete idrica sono sempre soggette all’obbligo di rispettare le distanze legali previste dall’art. 889 del Codice Civile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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