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Distanze legali depositi pericolosi: la Cassazione

Una società di carburanti installava un serbatoio di gas vicino a un terreno non edificato. La Corte di Cassazione ha confermato l’ordine di rimozione, stabilendo che le distanze legali per depositi pericolosi, ai sensi dell’art. 890 c.c., devono essere sempre rispettate, indipendentemente dalla presenza di edifici sul fondo confinante. In assenza di regolamenti specifici, il giudice può usare come parametro normative tecniche di settore.

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Distanze legali depositi pericolosi: la tutela vale anche per i terreni inedificati

L’installazione di strutture potenzialmente dannose, come serbatoi di carburante, richiede il massimo rispetto delle normative sulla sicurezza, in particolare delle distanze legali depositi pericolosi. Ma cosa succede se il terreno confinante è privo di costruzioni? È comunque necessario rispettare tali distanze? Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale, stabilendo che la tutela prevista dall’articolo 890 del codice civile si estende al fondo in sé, a prescindere dalla sua edificazione.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine dalla citazione in giudizio promossa dal proprietario di un terreno agricolo contro i suoi vicini. Oggetto del contendere era l’installazione, da parte di una società di distribuzione di carburanti che aveva in locazione il fondo confinante, di un serbatoio di metano a ridosso della linea di confine. Il proprietario lamentava l’illegittimità dell’opera, in quanto violava le distanze di sicurezza, e ne chiedeva la rimozione.

Il Tribunale di primo grado accoglieva la domanda, ordinando l’arretramento del serbatoio sulla base delle distanze previste da un Decreto del Presidente della Repubblica (d.P.R. n. 340/2003) relativo alla sicurezza degli impianti di distribuzione di G.P.L. La decisione veniva confermata anche dalla Corte d’Appello, spingendo la società di carburanti a ricorrere in Cassazione.

La Questione delle distanze legali depositi pericolosi

Il motivo centrale del ricorso della società si basava su un’interpretazione restrittiva della normativa. Secondo l’azienda, le distanze previste dal d.P.R. citato si applicherebbero solo rispetto a fabbricati esterni e non a un fondo inedificato come quello del vicino. La Corte di Cassazione, tuttavia, ha rigettato questa tesi, offrendo una lettura estensiva e garantista dell’articolo 890 del codice civile.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha chiarito che la norma di riferimento, l’art. 890 c.c., impone di osservare le distanze stabilite dai regolamenti per chiunque voglia collocare presso il confine depositi nocivi o pericolosi. La finalità è quella di preservare i fondi vicini da ogni danno alla solidità, salubrità e sicurezza.

I giudici hanno specificato due scenari:

1. Esistenza di regolamenti specifici: Se esistono norme regolamentari (comunali o nazionali) che fissano distanze precise, queste devono essere applicate in modo assoluto.
2. Assenza di regolamenti specifici: In mancanza di tali norme, la distanza sufficiente a garantire la sicurezza deve essere determinata dal giudice secondo il suo “prudente apprezzamento”.

Nel caso di specie, la Corte d’Appello, pur in assenza di un regolamento edilizio locale specifico, ha correttamente utilizzato le prescrizioni di una normativa tecnica nazionale (il d.P.R. 340/2003) non come regola direttamente applicabile, ma come parametro di riferimento per il suo prudente apprezzamento. Questo esercizio è stato ritenuto corretto e legittimo.

Il punto cruciale della decisione risiede nell’irrilevanza dello stato del fondo confinante. L’art. 890 c.c. tutela il “fondo vicino”, non il “fabbricato vicino”. Pertanto, l’obbligo di rispettare le distanze di sicurezza sorge per proteggere la proprietà confinante da un pericolo potenziale, a prescindere che su di essa vi sia o meno una costruzione.

Inoltre, la Corte ha escluso l’applicabilità del cosiddetto “principio di prevenzione” (tipico delle distanze tra costruzioni), secondo cui chi costruisce per primo può condizionare le scelte del vicino. Per le installazioni pericolose, l’obbligo di garantire la sicurezza ricade interamente su chi realizza l’opera, indipendentemente dal momento in cui questa viene creata.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un principio di massima cautela a tutela della proprietà. Chiunque installi un deposito o un impianto potenzialmente pericoloso è tenuto a farlo rispettando le distanze legali depositi pericolosi dal confine, anche se il terreno adiacente è libero. Tale obbligo non può essere eluso invocando l’assenza di edifici sul fondo vicino, poiché la norma mira a prevenire un danno futuro e a proteggere il valore e la sicurezza del fondo stesso. La decisione riafferma che la responsabilità di scongiurare pericoli grava sempre e comunque su chi li crea.

È necessario rispettare le distanze di sicurezza per un deposito pericoloso se il terreno confinante non è edificato?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che la tutela dell’art. 890 c.c. si estende al fondo vicino in sé, indipendentemente dalla presenza di edifici, per preservarlo da ogni danno alla solidità, salubrità e sicurezza.

In assenza di regolamenti locali specifici, come si determinano le distanze per installazioni pericolose?
In mancanza di disposizioni specifiche, la distanza sufficiente viene determinata dal Giudice secondo il suo “prudente apprezzamento”. In questo processo, il Giudice può legittimamente utilizzare come parametro di riferimento le prescrizioni tecniche contenute in normative nazionali di settore.

Chi costruisce per primo un deposito pericoloso al confine può obbligare il vicino a rispettare le distanze quando edificherà?
No. Per le installazioni nocive o pericolose disciplinate dall’art. 890 c.c. non si applica il “principio di prevenzione”. L’obbligo di rispettare le distanze di sicurezza ricade esclusivamente sul soggetto che realizza l’impianto pericoloso, indipendentemente dal fatto che il fondo vicino sia già edificato o meno.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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