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Distanze legali: demolizione, non abbassamento

In un caso di violazione delle distanze legali tra edifici, la Corte di Cassazione ha stabilito che la tutela corretta consiste nella riduzione in pristino, ovvero nell’arretramento della costruzione fino al rispetto della distanza minima, e non in un semplice abbassamento. La sentenza chiarisce che le norme locali sulle distanze mirano a tutelare l’assetto urbanistico e impongono la demolizione della parte illegittima, annullando la decisione della Corte d’Appello che aveva ordinato una misura diversa e imprecisa.

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Distanze Legali tra Edifici: Demolizione Obbligatoria, non un Semplice Abbassamento

Quando un vicino realizza una costruzione violando le distanze legali, qual è la tutela corretta? È sufficiente ordinare di abbassare la parte eccedente o è necessaria la demolizione per ripristinare la distanza prevista dalla legge? Con l’ordinanza n. 24936/2024, la Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale: la violazione delle norme sulle distanze impone la “riduzione in pristino”, ovvero l’arretramento dell’opera, e non un generico e impreciso “abbassamento”.

I Fatti del Caso: Una Disputa tra Vicini per Sopraelevazioni Reciproche

La vicenda trae origine da una controversia tra due proprietari confinanti. Il primo citava in giudizio il vicino, lamentando che questi, tramite lavori di ristrutturazione, aveva sopraelevato il proprio fabbricato in violazione dell’art. 46 delle Norme Tecniche di Attuazione del piano regolatore locale, che imponeva distanze minime di 3 metri dal confine e 6 metri tra edifici. Chiedeva quindi il ripristino delle distanze e il risarcimento dei danni.

Il convenuto non solo si difendeva, ma presentava una domanda riconvenzionale, sostenendo che anche l’attore avesse a sua volta realizzato una sopraelevazione illegittima (una mansarda) in violazione delle norme sulle distanze, chiedendone a sua volta l’arretramento e il risarcimento.

La Corte d’Appello, riformando la sentenza di primo grado, accoglieva entrambe le domande. Ordinava al convenuto l’arretramento della sua costruzione e il pagamento di un risarcimento. Al contempo, condannava l’attore ad “abbassare la sopraelevazione/sottotetto del suo fabbricato di m. 1,30 per la lunghezza di m. 6 dal confine”. Proprio contro quest’ultima statuizione l’attore proponeva ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione e le Motivazioni sulle Distanze Legali

La Suprema Corte ha accolto parzialmente il ricorso, cassando la sentenza d’appello nella parte in cui disponeva l'”abbassamento” della costruzione. Il ragionamento dei giudici si è concentrato sulla corretta interpretazione della tutela prevista in caso di violazione delle distanze legali.

Il Principio della Riduzione in Pristino

La Corte ha ribadito un principio consolidato: le norme dei regolamenti edilizi che stabiliscono distanze tra le costruzioni sono integrative del Codice Civile (art. 873 c.c.) e mirano non solo a regolare i rapporti di vicinato, ma anche a tutelare l’assetto urbanistico generale.

Di conseguenza, in caso di violazione, la tutela per il proprietario leso è la cosiddetta “riduzione in pristino”. Questo significa che il giudice deve ordinare la demolizione della parte di costruzione realizzata in violazione delle distanze, in modo da ripristinare la situazione conforme alla legge. Il giudice non può, invece, disporre soluzioni alternative o accorgimenti che, pur mitigando l’impatto, non eliminano la violazione.

L’Errore della Corte d’Appello

Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva ordinato di “abbassare” la sopraelevazione di 1,30 metri. Secondo la Cassazione, tale ordine è errato per due motivi:
1. È Contraddittorio e Incerto: Un ordine di “abbassamento” è generico e di difficile esecuzione, non specificando come ripristinare la conformità urbanistica.
2. Non Rispetta la Norma: La legge non prevede un “abbassamento”, ma un “arretramento”. La costruzione deve essere demolita nella parte che invade lo spazio che per legge doveva rimanere libero, fino al raggiungimento della distanza minima prescritta (in questo caso, 6 metri dall’edificio del vicino).

In sostanza, la sanzione per chi viola le distanze legali non è discrezionale, ma è fissata dalla legge nella demolizione e nell’arretramento.

Conclusioni

Questa ordinanza della Corte di Cassazione rafforza un punto cruciale in materia di diritto immobiliare e urbanistico. Chi edifica una nuova costruzione, inclusa una sopraelevazione, deve scrupolosamente rispettare le distanze minime previste dai regolamenti locali. In caso di violazione, il vicino danneggiato ha diritto a ottenere non una soluzione di compromesso, ma il pieno ripristino della legalità attraverso la demolizione della parte di edificio non conforme. La decisione sottolinea come la tutela delle distanze legali sia rigida e finalizzata a garantire un ordinato sviluppo del territorio, prevalendo su soluzioni che potrebbero apparire meno drastiche ma che non eliminerebbero l’illecito.

Qual è la corretta sanzione per una costruzione che viola le distanze legali tra edifici?
La sanzione corretta è la “riduzione in pristino”, che consiste nella demolizione della parte di costruzione illegittima e nel suo arretramento fino al completo rispetto della distanza minima prevista dalla normativa locale e dal Codice Civile.

È possibile ordinare un semplice “abbassamento” di una costruzione invece della sua demolizione parziale per ripristinare le distanze?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che un ordine di “abbassamento” è errato e non conforme alla legge. La tutela prevista è l’arretramento, che implica la demolizione, e non misure alternative che non eliminano la violazione della distanza.

Le norme dei regolamenti edilizi locali sulle distanze si applicano anche se gli edifici non sono perfettamente frontali?
Sì. La Corte ha ribadito che ai fini del rispetto delle norme regolamentari locali, ciò che rileva è la distanza in sé, a prescindere dal fatto che gli edifici si fronteggino o meno, poiché tali norme tutelano l’assetto urbanistico generale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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