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Distanze legali costruzioni: il terrapieno è opera?

La Corte di Cassazione ha stabilito che un terrapieno artificiale, realizzato a copertura di un garage parzialmente interrato, deve essere considerato una costruzione ai fini del rispetto delle distanze legali tra proprietà. La sentenza chiarisce che qualsiasi opera non completamente interrata, dotata di solidità e stabilità, rientra nella nozione di costruzione. La Corte d’Appello aveva erroneamente limitato la sua analisi al solo muro di confine, ignorando la natura complessiva dell’intervento edilizio. Il caso è stato rinviato per una nuova valutazione basata su questi principi.

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Distanze legali costruzioni: il terrapieno è opera?

La questione delle distanze legali costruzioni tra proprietà confinanti è una fonte costante di contenzioso. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 10321/2025) offre un importante chiarimento su cosa debba intendersi per ‘costruzione’, includendovi anche opere come i terrapieni artificiali che coprono locali interrati. Questa decisione sottolinea la necessità di valutare l’opera nel suo complesso, anziché limitarsi ai singoli elementi come un muro di confine.

I Fatti di Causa

Una proprietaria citava in giudizio il suo vicino, sostenendo che quest’ultimo avesse realizzato un terrapieno artificiale e una sottostante autorimessa violando la distanza minima di cinque metri dal confine. Secondo la ricorrente, il vicino aveva sfruttato un dislivello preesistente per creare un’opera che, di fatto, costituiva una nuova costruzione soggetta alle normative sulle distanze.

Il convenuto si difendeva chiamando in causa la ditta costruttrice, la quale a sua volta chiamava in garanzia il progettista e direttore dei lavori, che infine coinvolgeva la propria compagnia di assicurazione. Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello rigettavano la domanda della proprietaria. I giudici di merito avevano limitato la loro analisi al solo muro posto sul confine, qualificandolo come muro di cinta e, come tale, esente dal rispetto delle distanze legali, senza considerare l’opera complessiva (terrapieno e garage) ad esso collegata.

La Decisione della Corte di Cassazione sulle distanze legali

Investita della questione, la Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione dei giudici di merito, accogliendo i motivi di ricorso della proprietaria. La Suprema Corte ha ritenuto che la Corte d’Appello avesse commesso un errore fondamentale nel suo approccio al caso.

L’errore della Corte d’Appello: una visione parziale

L’errore principale è stato quello di esaminare il manufatto in modo frammentario. Invece di valutare l’intervento edilizio nella sua interezza – composto dal muro, dal terrapieno di riporto e dal garage sottostante – la Corte territoriale si è concentrata unicamente sul muro. Sebbene un muro di confine, con sola funzione divisoria, sia esente dalle norme sulle distanze, in questo caso esso aveva anche una funzione di contenimento per un terrapieno artificiale che fungeva da copertura per un garage. L’opera, quindi, aveva una natura ben più complessa di un semplice muro di cinta.

Quando un’opera è ‘costruzione’ ai fini delle distanze legali costruzioni?

La Cassazione ha riaffermato un principio cardine in materia: la nozione di ‘costruzione’ ai fini delle distanze legali costruzioni è ampia. Non si limita ai soli edifici, ma si estende a ‘qualsiasi opera non completamente interrata avente i caratteri della solidità, stabilità e immobilizzazione rispetto al suolo, indipendentemente dalla tecnica costruttiva adoperata’.

Un’opera è considerata completamente interrata, e quindi esente, solo se non emerge in alcun modo dal livello del suolo. Anche una sporgenza di pochi centimetri è sufficiente a qualificare il manufatto come costruzione soggetta alle distanze.

Le Motivazioni

La Corte Suprema ha motivato la sua decisione cassando la sentenza impugnata e rinviando la causa ad un’altra sezione della Corte d’Appello. Il giudice del rinvio dovrà effettuare una nuova e completa valutazione dei fatti, attenendosi a due principi fondamentali:

1. Verificare la natura dell’opera: Bisognerà accertare se il manufatto realizzato dal vicino emerga, anche solo in parte, dal piano di campagna originario. In caso affermativo, l’intera opera (garage e terrapieno) dovrà essere considerata come una nuova costruzione e, di conseguenza, essere soggetta alle normative locali e del codice civile in materia di distanze.

2. Verificare l’origine del dislivello: Qualora il dislivello tra i fondi sia stato causato o accentuato artificialmente dall’opera dell’uomo, anche il muro di contenimento deve essere considerato a tutti gli effetti una costruzione soggetta agli obblighi sulle distanze.

La Corte d’Appello aveva a disposizione gli elementi della consulenza tecnica d’ufficio (C.T.U.) che indicavano come il muro contenesse un dislivello di 0,54 metri e sporgesse fuori terra per 0,18 metri. Questi dati avrebbero dovuto indurre i giudici a un’analisi più approfondita, invece di fermarsi alla qualificazione superficiale di muro di confine.

Conclusioni

Questa sentenza è di grande importanza pratica perché ribadisce un approccio sostanziale e non formalistico alla disciplina delle distanze legali costruzioni. Non ci si può fermare all’apparenza di un singolo elemento (il muro), ma occorre valutare la funzione e l’impatto complessivo dell’intervento edilizio. I proprietari che intendono realizzare opere al confine, anche se parzialmente interrate, devono prestare la massima attenzione: se l’opera altera in modo permanente la morfologia del terreno e sporge dal piano di campagna, è a tutti gli effetti una costruzione e deve rispettare le distanze imposte dalla legge per non ledere i diritti dei vicini.

Un terrapieno artificiale è considerato una costruzione soggetta alle norme sulle distanze?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, un terrapieno artificiale che non sia completamente interrato e che presenti caratteri di solidità e stabilità deve essere considerato una costruzione a tutti gli effetti, soggetta quindi al rispetto delle distanze legali dal confine.

Cosa si intende per costruzione ‘completamente interrata’ e quindi esente dalle distanze?
Un’opera è considerata completamente interrata solo se è realizzata a un livello inferiore al piano di campagna (inteso come livello medio del suolo) e non si eleva in alcun punto oltre tale livello. Anche una minima sporgenza dal suolo la qualifica come costruzione soggetta alle norme sulle distanze.

Un muro di contenimento tra due fondi a dislivello deve rispettare le distanze legali?
Sì, se il dislivello tra i due fondi non è naturale ma deriva dall’opera dell’uomo, o se un dislivello naturale preesistente è stato artificialmente accentuato, il muro di contenimento viene considerato una costruzione e deve rispettare le distanze previste dall’art. 873 c.c. e dalle normative integrative.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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