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Disconoscimento scrittura privata: guida al processo

Un imprenditore ha contestato un’intimazione di pagamento basata su una presunta fideiussione personale, effettuando il disconoscimento della scrittura privata apposta sul documento. Poiché il creditore non ha avviato la procedura di verificazione per provare l’autenticità della firma, il Tribunale ha considerato il documento di garanzia come legalmente inesistente. Di conseguenza, ha annullato l’intimazione di pagamento e la relativa cartella, liberando l’imprenditore dal debito per mancanza di prova dell’obbligazione.

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Disconoscimento Scrittura Privata: Come Annullare un Debito

Il disconoscimento scrittura privata è uno strumento processuale di fondamentale importanza, capace di ribaltare le sorti di una causa. Una recente sentenza del Tribunale di Roma dimostra come, negando l’autenticità della propria firma su una fideiussione, un imprenditore sia riuscito a far annullare un’intimazione di pagamento per quasi 200.000 euro. Questo caso evidenzia un principio cruciale: l’onere della prova spetta a chi produce il documento in giudizio.

Il Contesto del Caso: Dalla Garanzia Pubblica alla Riscossione

I fatti traggono origine da un finanziamento bancario concesso nel 2015 a una società a responsabilità limitata. Il prestito era assistito da una garanzia pubblica fornita da un ente gestore di un fondo per le piccole e medie imprese. A seguito dell’inadempimento della società, l’ente garante ha liquidato la perdita alla banca e, successivamente, si è surrogato nei diritti di quest’ultima per recuperare le somme versate.

L’azione di recupero è stata indirizzata, tramite un agente della riscossione, non solo verso la società (poi cancellata dal registro delle imprese), ma anche personalmente nei confronti dell’ex amministratore. La pretesa si fondava su un documento di fideiussione che, secondo l’ente creditore, l’imprenditore avrebbe firmato a titolo personale, garantendo il debito della sua società.

La Strategia Difensiva e il Disconoscimento Scrittura Privata

Di fronte all’intimazione di pagamento, l’imprenditore ha proposto opposizione, basando la sua difesa su un punto cardine: il disconoscimento scrittura privata. Egli ha formalmente dichiarato in giudizio di non aver mai apposto la firma presente sul contratto di fideiussione prodotto dall’ente creditore. Questo atto processuale ha innescato una precisa conseguenza giuridica: l’inversione dell’onere della prova. Non era più l’imprenditore a dover dimostrare la falsità della firma, ma il creditore a doverne provare l’autenticità.

L’Errore Fatale del Creditore: La Mancata Istanza di Verificazione

Secondo il Codice di Procedura Civile, la parte che intende avvalersi di un documento la cui firma è stata disconosciuta ha l’obbligo di presentare una specifica richiesta al giudice, nota come “istanza di verificazione”. Questo procedimento serve ad accertare, anche tramite perizie calligrafiche, la riconducibilità della firma alla persona che l’ha negata.

Nel caso in esame, l’ente creditore ha commesso un errore decisivo: pur avendo prodotto la fideiussione, non ha mai depositato l’istanza di verificazione. Questa omissione si è rivelata fatale per le sue pretese.

Le Motivazioni della Decisione del Tribunale

Il Giudice, richiamando consolidata giurisprudenza della Corte di Cassazione (tra cui la sentenza a Sezioni Unite n. 3086/2022), ha chiarito che la mancata proposizione dell’istanza di verificazione equivale a una dichiarazione implicita di non volersi avvalere del documento come prova. Di conseguenza, il documento con la firma disconosciuta diventa giuridicamente inutilizzabile.

Il Tribunale ha quindi concluso che, in assenza di prove sull’esistenza di un’valida obbligazione fideiussoria in capo all’imprenditore, veniva meno il fondamento stesso dell’azione di surroga esercitata nei suoi confronti. Senza un titolo che giustificasse la pretesa, l’intimazione di pagamento e la cartella sottostante dovevano essere annullate.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia offre importanti lezioni pratiche sia per i debitori che per i creditori.

1. Per i debitori: Il disconoscimento scrittura privata è un’arma difensiva potente. Se si è certi di non aver firmato un documento, negarne formalmente la paternità in giudizio può essere una strategia risolutiva, a patto che sia fatto nei tempi e nei modi previsti dalla legge.
2. Per i creditori: La sentenza ribadisce che non è sufficiente produrre un documento per far valere un diritto. Se la controparte contesta l’autenticità della firma, è indispensabile attivarsi tempestivamente con l’istanza di verificazione. Ignorare questo passaggio procedurale significa rinunciare alla prova e, molto probabilmente, perdere la causa.

Cosa succede se disconosco la mia firma su un contratto in un processo civile?
La parte che ha prodotto il contratto e intende usarlo come prova è obbligata a chiedere formalmente al giudice di verificarne l’autenticità attraverso una procedura specifica chiamata “istanza di verificazione”. Se non lo fa, il documento non può essere utilizzato come prova.

Se il creditore non chiede la verifica della firma disconosciuta, il documento ha ancora valore?
No. Secondo la giurisprudenza costante, la mancata richiesta di verificazione rende il documento giuridicamente inutilizzabile nel processo. Il giudice non può tenerne conto e deve decidere come se quel documento non fosse mai stato prodotto.

È possibile far annullare un’intimazione di pagamento basata su una fideiussione con firma disconosciuta?
Sì. Come dimostra questa sentenza, se la firma sul contratto di fideiussione viene disconosciuta e il creditore non riesce a provarne l’autenticità, l’obbligazione di garanzia è considerata inesistente. Di conseguenza, l’intimazione di pagamento basata su di essa viene annullata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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