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Diritto d’opzione: prevale sullo sfratto per morosità?

La Corte di Appello ha confermato la risoluzione di un contratto di sublocazione con patto di futura vendita. La notifica dell’atto di sfratto per morosità, essendo anteriore, ha reso inefficace il successivo esercizio del diritto d’opzione d’acquisto da parte della società subconduttrice. La Corte ha stabilito che l’effetto risolutivo del contratto retroagisce al momento della notifica dell’intimazione di sfratto, invalidando ogni azione successiva basata sul contratto stesso.

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Diritto d’Opzione: Può Essere Annullato da uno Sfratto?

Un contratto di sublocazione commerciale che include un diritto d’opzione per l’acquisto dell’immobile rappresenta una grande opportunità per l’inquilino. Ma cosa succede se quest’ultimo smette di pagare i canoni prima di esercitare tale opzione? Una recente sentenza della Corte di Appello chiarisce un punto fondamentale: la tempestività delle azioni legali è cruciale. La notifica di uno sfratto per morosità può infatti cristallizzare la situazione e rendere del tutto inefficace un successivo tentativo di acquisto, come vedremo nell’analisi di questo caso.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine da un contratto di sublocazione commerciale stipulato nel 2015 tra due società. Il contratto prevedeva, oltre al godimento dell’immobile, una clausola che conferiva alla società subconduttrice il diritto di acquistare la proprietà entro il 30 dicembre 2018.

Tuttavia, a partire da maggio 2018, la subconduttrice interrompeva il pagamento dei canoni. Di conseguenza, la società sublocatrice avviava un procedimento di sfratto per morosità, notificando l’atto giudiziario il 2 novembre 2018. Soltanto undici giorni dopo, il 13 novembre 2018, la subconduttrice comunicava la propria intenzione di esercitare il diritto d’opzione per l’acquisto dell’immobile.

Il Tribunale di primo grado accoglieva la domanda della sublocatrice, dichiarando risolto il contratto e condannando la subconduttrice al rilascio dell’immobile. La motivazione principale era che l’esercizio dell’opzione era avvenuto tardivamente, cioè dopo che la notifica dello sfratto aveva già prodotto l’effetto di risolvere il contratto.

L’Appello e la Difesa del Diritto d’Opzione

La società subconduttrice, insieme a un’altra società intervenuta nel processo, proponeva appello, basando la propria difesa su diversi motivi:

1. Tempestività dell’opzione: Sostenevano che il diritto d’opzione era stato esercitato in tempo utile e che la risoluzione del contratto non si era ancora perfezionata.
2. Nullità della notifica: Contestavano la validità della notifica dell’atto di sfratto, lamentando la mancata produzione in giudizio dell’originale.
3. Errori procedurali: Lamentavano che la controparte avesse depositato tardivamente le proprie memorie integrative nel corso del giudizio di primo grado.

L’obiettivo dell’appello era ottenere la riforma della sentenza e vedere riconosciuta la validità del loro tentativo di acquisto, che avrebbe trasformato il titolo della loro detenzione da locazione a detenzione qualificata in vista della compravendita.

Le Motivazioni della Corte di Appello

La Corte di Appello ha rigettato integralmente il ricorso, confermando la decisione del Tribunale, pur con alcune precisazioni sulla motivazione. Il punto cardine della decisione si basa su un principio giuridico consolidato (ius receptum).

Secondo la Corte, l’azione di risoluzione del contratto, anche se introdotta con il procedimento sommario di sfratto, produce i suoi effetti dal momento della notifica dell’atto introduttivo. Questo significa che l’effetto risolutivo retroagisce al momento della litispendenza, cioè all’inizio della causa. Nel caso specifico, questo momento è stato identificato nel 2 novembre 2018, data di notifica dello sfratto.

Di conseguenza, quando la società subconduttrice ha comunicato la volontà di esercitare il diritto d’opzione il 13 novembre 2018, il contratto di sublocazione era già stato legalmente risolto. La risoluzione travolge l’intero contratto, incluse tutte le sue clausole, compresa quella relativa all’opzione di acquisto. In altre parole, non si può esercitare un diritto previsto da un contratto che non esiste più.

La Corte ha inoltre respinto le eccezioni procedurali, ritenendo la notifica dello sfratto pienamente valida. La certificazione dell’ufficiale giudiziario, indicante il numero di repertorio e i dettagli della consegna, è stata considerata prova sufficiente fino a querela di falso, sostituendo la necessità di depositare l’originale dell’atto.

Le Conclusioni

La sentenza è chiara: la notifica di un’intimazione di sfratto per morosità ha un effetto risolutivo immediato e retroattivo che prevale su un successivo esercizio del diritto d’opzione. Questa decisione sottolinea l’importanza cruciale della tempestività nelle azioni contrattuali e legali. Per l’inquilino che intende avvalersi di un’opzione di acquisto, è fondamentale essere in regola con i pagamenti, poiché un inadempimento grave come la morosità può precludere definitivamente questa possibilità. Per il locatore, invece, questa pronuncia conferma che l’avvio tempestivo dell’azione di sfratto è uno strumento efficace per cristallizzare il proprio diritto alla risoluzione del contratto, proteggendolo da manovre successive della controparte.

L’esercizio del diritto d’opzione d’acquisto prevale su uno sfratto per morosità notificato in precedenza?
No. La Corte ha stabilito che l’effetto della risoluzione del contratto, richiesta con l’atto di sfratto, retroagisce al momento della notifica dell’atto stesso. Pertanto, un diritto d’opzione esercitato successivamente è inefficace, poiché si basa su un contratto già legalmente risolto.

Da quale momento si considera risolto un contratto di locazione in caso di sfratto per morosità?
Il contratto si considera risolto dal momento in cui l’atto di intimazione di sfratto viene notificato al conduttore. L’effetto risolutivo, anche se accertato successivamente dal giudice, retroagisce a quella data, segnando l’inizio della pendenza della lite (litispendenza).

Come viene considerata valida la notifica di un atto di sfratto se l’originale non è prodotto in giudizio?
La notifica può essere ritenuta valida se è prodotta una certificazione dell’Ufficiale Giudiziario che attesta l’avvenuta consegna. Tale certificazione, che riporta i dettagli della notifica (come il numero di repertorio), fa piena prova fino a querela di falso e può sostituire la produzione dell’originale dell’atto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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