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Diritto di regresso TARI: la Cassazione decide

Un soggetto che paga l’intera TARI per un immobile co-occupato ha diritto di chiedere il rimborso della quota all’altro occupante. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 30167/2025, ha confermato il diritto di regresso TARI, respingendo il ricorso di un co-obbligato che contestava la propria legittimazione passiva. La Corte ha stabilito che la detenzione di fatto dell’immobile è sufficiente a creare l’obbligazione solidale, legittimando l’azione di regresso di chi ha saldato l’intero debito tributario.

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Diritto di Regresso TARI: la Cassazione Chiarisce tra Co-Occupanti

Quando più persone occupano lo stesso immobile, chi paga la Tassa sui Rifiuti (TARI)? E se uno solo paga per tutti, ha diritto a un rimborso? La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 30167 del 2025, ha fornito importanti chiarimenti sul diritto di regresso TARI tra coobbligati. La pronuncia stabilisce che la detenzione di fatto di una porzione dell’immobile è sufficiente a fondare l’obbligo solidale al pagamento dell’imposta, legittimando l’azione di chi ha saldato l’intero debito per recuperare le quote degli altri.

I Fatti di Causa: una Controversia sulla TARI

Il caso nasce dalla richiesta di un soggetto che aveva pagato l’intera TARI per gli anni dal 2014 al 2018 per un immobile a Savona. Egli conveniva in giudizio un’altra persona che, nello stesso periodo, aveva occupato una porzione di tale immobile, chiedendo la restituzione della sua quota di imposta, pari a circa 2.800 euro.

La convenuta si difendeva eccependo una carenza di legittimazione passiva, sostenendo che il rapporto di locazione intercorreva con una società di cui lei era amministratrice e non con lei personalmente. Inoltre, presentava una domanda riconvenzionale, chiedendo a sua volta il rimborso di oltre 7.700 euro per spese di utenze (luce e gas) da lei sostenute per l’intero immobile e mai rimborsate.

Sia il Giudice di Pace che il Tribunale davano ragione all’attore, condannando la convenuta al pagamento della quota TARI e respingendo la sua domanda riconvenzionale. La questione giungeva così dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte e il Diritto di Regresso TARI

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione del Tribunale. L’analisi dei motivi di ricorso offre spunti essenziali per comprendere la disciplina delle obbligazioni tributarie in caso di pluralità di detentori.

Primo Motivo: L’Identificazione del Debitore TARI

La ricorrente lamentava che i giudici di merito avessero erroneamente riconosciuto la sua titolarità passiva, ignorando che il contratto di locazione fosse intestato a una società. La Cassazione ha ritenuto questa censura inammissibile. I giudici hanno sottolineato che, ai fini TARI, non rileva solo il titolo formale (il contratto), ma la situazione di fatto. La legge (L. n. 147/2013) individua come soggetti passivi coloro che ‘occupano’ o ‘detengono’ l’immobile.

Poiché era pacifico e non contestato che la ricorrente avesse detenuto una porzione dell’immobile dal 2008 al 2018, adibendola a sede della propria impresa individuale, il Tribunale l’aveva correttamente identificata come condebitrice solidale. Di conseguenza, l’attore, avendo pagato l’intero debito, aveva pieno diritto di regresso TARI nei suoi confronti, ai sensi dell’art. 1299 c.c.

Secondo Motivo: Il Rigetto della Domanda Riconvenzionale

La ricorrente contestava anche il rigetto della sua richiesta di rimborso per le utenze, sostenendo che il Tribunale non avesse motivato a sufficienza il perché non potesse agire per arricchimento senza causa (art. 2041 c.c.), dato che l’attore aveva beneficiato di tali utenze.

Anche questo motivo è stato giudicato inammissibile. La Corte ha evidenziato che l’azione di arricchimento senza causa è sussidiaria, cioè si può esercitare solo quando non esistono altri rimedi legali. Nel caso di specie, esisteva un atto di risoluzione consensuale del contratto, sottoscritto dalla stessa ricorrente, che prevedeva espressamente che le spese per le utenze fino a una certa data fossero a suo esclusivo carico. Questo accordo contrattuale costituiva la ‘giusta causa’ del pagamento, escludendo in radice la possibilità di invocare l’arricchimento senza causa.

Le Motivazioni della Corte

La decisione della Cassazione si fonda su principi consolidati. In primo luogo, l’obbligazione di pagamento della TARI ha natura tributaria e grava su chiunque, a qualsiasi titolo, disponga del bene (proprietà, possesso, detenzione), anche se di fatto non lo occupa. In caso di pluralità di detentori, la legge stabilisce una responsabilità solidale: il Comune può chiedere l’intero importo a uno qualsiasi degli occupanti.

In secondo luogo, l’obbligazione solidale fa scattare il meccanismo del regresso previsto dal codice civile. Colui che paga l’intero debito estingue l’obbligazione verso il creditore (il Comune), ma acquisisce il diritto di rivalersi sugli altri condebitori per ottenere la loro quota. Il Tribunale aveva correttamente applicato questo principio.

Infine, la Corte ribadisce la natura residuale dell’azione di arricchimento senza causa. Se i rapporti tra le parti sono regolati da un contratto o da un accordo specifico, è a quella fonte che si deve guardare per stabilire diritti e doveri, senza poter ricorrere a rimedi generali previsti per le situazioni in cui manca una giustificazione legale o contrattuale dello spostamento patrimoniale.

Conclusioni

Questa ordinanza offre due importanti lezioni pratiche. La prima è che, ai fini della TARI, la situazione di fatto prevale sul titolo giuridico: chiunque occupi o detenga un immobile è tenuto al pagamento, e in caso di più occupanti, sono tutti responsabili in solido. La seconda è che gli accordi scritti hanno un peso determinante: una clausola contrattuale che ripartisce specificamente le spese (come quelle per le utenze) è vincolante e impedisce di ricorrere ad azioni diverse, come quella per ingiustificato arricchimento, per rimettere in discussione tale ripartizione.

Chi è tenuto a pagare la TARI in caso di più occupanti di un immobile?
Secondo la legge e l’interpretazione della Corte, tutti coloro che occupano o detengono l’immobile, a qualsiasi titolo, sono tenuti al pagamento in solido. Ciò significa che il Comune può richiedere l’intero importo a uno qualsiasi di loro.

Se uno degli occupanti paga l’intera TARI, può chiedere la restituzione della quota agli altri?
Sì. La sentenza conferma che chi paga per intero un debito solidale ha il diritto di regresso, ovvero può agire legalmente contro gli altri co-debitori per farsi rimborsare la parte di loro competenza, come previsto dall’art. 1299 del codice civile.

È possibile chiedere un rimborso per le spese delle utenze basandosi sull’arricchimento senza causa se esiste un accordo scritto che ne regola il pagamento?
No. La Corte ha chiarito che l’azione per arricchimento senza causa non è ammissibile se esiste una ‘giusta causa’ che giustifica lo spostamento patrimoniale. Un accordo contrattuale che stabilisce chi deve pagare le utenze costituisce una giusta causa, rendendo inapplicabile tale rimedio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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