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Diritto alla provvigione: quando spetta all’agente?

La Corte di Cassazione conferma il diritto alla provvigione di un’agenzia immobiliare anche se la compravendita è stata conclusa direttamente tra le parti dopo la scadenza del mandato. Secondo la Corte, è sufficiente che l’attività dell’intermediario costituisca l’antecedente necessario per la conclusione dell’affare, avendo messo in relazione i contraenti. L’intervento di un collaboratore non iscritto all’albo per la sola visita dell’immobile non inficia tale diritto.

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Diritto alla provvigione: quando spetta davvero all’agente immobiliare?

Il diritto alla provvigione dell’agente immobiliare è uno degli argomenti più dibattuti quando una compravendita si conclude. Una domanda sorge spontanea: cosa succede se le parti, dopo essere state messe in contatto dall’agenzia, concludono l’affare privatamente e magari dopo la scadenza del mandato? La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito principi fondamentali che chiariscono i confini di questo diritto, offrendo una guida preziosa sia per i professionisti del settore che per i clienti.

Il caso: la controversia sulla provvigione dopo la scadenza del mandato

La vicenda analizzata dalla Suprema Corte riguarda una società di mediazione immobiliare che aveva citato in giudizio sia il venditore che gli acquirenti di un immobile per ottenere il pagamento della provvigione. L’agenzia sosteneva di aver ricevuto un incarico a vendere, di aver individuato i potenziali acquirenti, di aver fatto visitare loro l’immobile e di aver gestito le prime fasi della trattativa. Tuttavia, la compravendita si era perfezionata solo alcuni mesi dopo, a seguito di una revoca dell’incarico, direttamente tra le parti.

Il Tribunale di primo grado aveva respinto la domanda dell’agenzia, ma la Corte d’Appello aveva ribaltato la decisione, riconoscendo il diritto della società a percepire la provvigione da entrambe le parti. I venditori e gli acquirenti hanno quindi proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che l’attività dell’agenzia non fosse stata la causa effettiva della conclusione dell’affare.

Il principio cardine del diritto alla provvigione: la “causalità adeguata”

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, cogliendo l’occasione per consolidare il proprio orientamento sul concetto di “causalità adeguata”. Secondo gli Ermellini, il diritto alla provvigione, ai sensi dell’art. 1755 del codice civile, sorge ogni volta che la conclusione dell’affare sia in rapporto causale con l’attività di intermediazione svolta.

Questo significa che non è necessario che il mediatore partecipi a tutte le fasi della trattativa, fino alla firma del contratto. È invece sufficiente che il suo intervento sia stato l’antecedente indispensabile per la conclusione del negozio. In altre parole, se l’attività dell’agenzia ha avuto il ruolo essenziale di mettere in contatto le parti, creando la base per la futura negoziazione, il nesso causale è soddisfatto. Il fatto che le parti abbiano poi proseguito e concluso in autonomia, magari a un prezzo diverso, non interrompe questo legame.

L’intervento di collaboratori non iscritti all’albo

Un altro motivo di ricorso riguardava il fatto che la persona che aveva materialmente mostrato l’immobile agli acquirenti fosse un collaboratore dell’agenzia non iscritto all’albo dei mediatori. Anche su questo punto, la Corte ha fornito un chiarimento importante. L’obbligo di iscrizione, necessario per vantare il diritto alla provvigione, riguarda la società di mediazione e i suoi legali rappresentanti o preposti, ovvero coloro che svolgono attività mediatizia in senso proprio e con rilevanza esterna.

Non è invece richiesta l’iscrizione per gli ausiliari che compiono mere attività materiali o accessorie, come accompagnare i clienti a visitare un immobile. Tale attività è considerata un singolo segmento all’interno del più complesso operato dell’agenzia, che rimane l’unica titolare del rapporto con il cliente e del conseguente diritto al compenso.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto infondati tutti i motivi di ricorso. Ha stabilito che la Corte d’Appello aveva correttamente valutato le prove, riconoscendo che l’attività dell’agenzia (mandato, visite all’immobile, avvio delle trattative) era stata decisiva. Le successive trattative private e l’intervento di un parente del venditore non sono stati considerati eventi idonei a interrompere il nesso di causalità, ma semplici sviluppi della relazione originariamente creata dal mediatore.

Inoltre, la Corte ha sottolineato che le doglianze dei ricorrenti si traducevano in una richiesta di riesame del merito della vicenda e della valutazione delle prove, un’attività preclusa al giudice di legittimità. La decisione della Corte d’Appello era stata motivata in modo logico e coerente con i principi di diritto consolidati in materia.

Conclusioni: cosa insegna questa ordinanza sul diritto alla provvigione

L’ordinanza in esame rafforza la tutela dell’attività del mediatore immobiliare. Emerge con chiarezza che il diritto alla provvigione non è legato alla presenza fisica dell’agente alla stipula finale, ma all’efficacia causale del suo operato iniziale. Se l’agente è colui che ha creato l’opportunità, mettendo in contatto le parti che senza di lui non si sarebbero incontrate, il suo diritto al compenso è salvaguardato, anche di fronte a successive negoziazioni dirette o alla scadenza formale dell’incarico. Questo principio garantisce equità e riconosce il valore fondamentale dell’attività di intermediazione nel mercato immobiliare.

Quando matura il diritto alla provvigione per l’agente immobiliare?
Il diritto alla provvigione sorge quando la conclusione dell’affare è in un rapporto di causalità adeguata con l’attività svolta dal mediatore, il cui intervento, mettendo in relazione le parti, si qualifica come l’antecedente indispensabile per la conclusione del contratto.

Se la vendita avviene dopo la scadenza del mandato, l’agente ha comunque diritto alla provvigione?
Sì, il diritto alla provvigione sussiste anche se il contratto si conclude dopo la scadenza dell’incarico, a condizione che l’attività precedentemente svolta dal mediatore sia stata la causa efficiente che ha portato le parti a concludere l’affare.

Se un collaboratore non iscritto all’albo mostra l’immobile, l’agenzia perde il diritto alla provvigione?
No. Secondo la Corte, l’obbligo di iscrizione per il diritto alla provvigione riguarda la società di mediazione e i suoi rappresentanti legali o preposti, non gli ausiliari che svolgono compiti meramente materiali o accessori, come la visita dell’immobile, in quanto tale atto rientra nell’attività complessiva dell’agenzia regolarmente iscritta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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