LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Diritti di Opzione: Obblighi della banca e del cliente

Un investitore, qualificatosi come “professionale”, acquista tramite home banking dei diritti di opzione. La banca, in assenza di un ordine scritto per l’esercizio degli stessi, li vende automaticamente, come previsto dal contratto. L’investitore subisce una perdita e cita in giudizio la banca. La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, confermando la legittimità dell’operato della banca. La Suprema Corte ha stabilito che, data l’autonomia dell’investitore professionale e le chiare clausole contrattuali che richiedevano un ordine scritto, la banca non aveva ulteriori obblighi di assistenza per un’operazione gestita in totale autonomia dal cliente.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Diritti di Opzione: Quando la Banca Può Venderli Automaticamente?

L’acquisto di diritti di opzione rappresenta una strategia di investimento comune, ma quali sono gli obblighi della banca e le responsabilità del cliente? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 5146/2024) fa luce su un caso emblematico, in cui un investitore si è visto vendere automaticamente i propri diritti, subendo una perdita. La vicenda chiarisce i confini dell’autonomia dell’investitore professionale e il valore delle clausole contrattuali, specialmente nelle operazioni effettuate tramite home banking.

I Fatti di Causa

Un investitore, di professione consulente informatico finanziario, decide di effettuare un’operazione speculativa legata a un aumento di capitale di una nota società di telecomunicazioni. Per poter agire con maggiore libertà e autonomia, contatta la propria banca per aggiornare il suo profilo a “investitore professionale”.

Subito dopo, utilizzando la piattaforma di home banking, acquista un ingente quantitativo di diritti di opzione. Il giorno seguente, però, scopre con sorpresa che la banca ha impartito un ordine di vendita per tutti i diritti acquistati, che vengono ceduti il giorno successivo con una perdita economica immediata. L’investitore lamenta di non essere stato avvisato di questa procedura automatica e di non aver ricevuto una richiesta di istruzioni. La banca, dal canto suo, sostiene che la vendita è scattata in automatico per la mancata ricezione di un ordine scritto del cliente per l’esercizio dei diritti, come previsto dal contratto e dalla normativa vigente.

La Decisione della Corte di Cassazione e la gestione dei diritti di opzione

Dopo un iter giudiziario altalenante nei primi due gradi di giudizio, la questione giunge in Cassazione. La Suprema Corte dichiara il ricorso dell’investitore inammissibile, mettendo un punto fermo sulla vicenda. La decisione si fonda sul fatto che l’appello del cliente rappresentava un tentativo di rimettere in discussione la valutazione dei fatti e delle prove, un’attività preclusa al giudice di legittimità.

La Corte ha ritenuto corretta e ben motivata la decisione della Corte d’Appello, che aveva dato ragione alla banca. Vediamo nel dettaglio le motivazioni alla base di questa importante pronuncia.

Le Motivazioni

La decisione della Cassazione si articola su alcuni pilastri fondamentali che definiscono le responsabilità nell’ambito degli investimenti finanziari:

1. L’Autonomia dell’Investitore Professionale: La Corte sottolinea che il cliente aveva scelto di operare in piena autonomia tramite home banking, dopo aver ottenuto la qualifica di investitore professionale. Questa qualifica implica una maggiore consapevolezza e competenza, riducendo gli obblighi di assistenza proattiva da parte dell’intermediario.

2. La Centralità del Contratto: Sia il contratto originario di deposito titoli sia i successivi aggiornamenti (come quello Mifid) contenevano una clausola chiara, sostanzialmente riproduttiva dell’art. 1838 del Codice Civile. Tale clausola stabiliva che, per l’esercizio dei diritti di opzione, era necessario un ordine scritto del cliente e il preventivo versamento dei fondi. In assenza di tali istruzioni, la banca era tenuta a vendere i diritti.

3. L’Obbligo Informativo della Banca: I giudici hanno ritenuto che la banca avesse adempiuto al proprio obbligo informativo. Era stato accertato che una comunicazione relativa alla procedura era stata inserita nella “cassetta postale” online del cliente. La responsabilità di consultare tali comunicazioni ricade sul cliente, specialmente se opera autonomamente.

4. L’Inammissibilità del Tentativo di Rivedere i Fatti: La Cassazione ribadisce il proprio ruolo di giudice di legittimità, non di merito. Le doglianze del ricorrente (ad esempio, sulla presunta mancata contestazione della disponibilità dei fondi o sull’interpretazione delle comunicazioni con il personale della banca) sono state qualificate come un tentativo di ottenere una nuova e diversa valutazione delle prove, cosa che non rientra nelle competenze della Suprema Corte.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame offre spunti pratici di grande rilevanza per chiunque investa in strumenti finanziari, in particolare in diritti di opzione.

Leggere i Contratti: La lezione più importante è che le clausole contrattuali hanno un peso decisivo. L’autonomia offerta da strumenti come l’home banking non esime il cliente dal conoscere a fondo le regole che disciplinano il rapporto con la banca.
Responsabilità dell’Investitore: L’investitore, soprattutto se qualificato come professionale, è il primo responsabile delle proprie scelte e della corretta esecuzione delle procedure. Ciò include il dovere di informarsi e di fornire le istruzioni necessarie nei modi e nei tempi richiesti.
La Forma Scritta non è un Dettaglio: Se il contratto richiede un ordine scritto per un’operazione, questa formalità non può essere ignorata o sostituita da comunicazioni verbali o da prospetti informativi. La sua assenza può legittimamente attivare le procedure automatiche previste per tutelare le parti, come la vendita dei titoli.

Quando una banca può vendere i diritti di opzione di un cliente senza un suo ordine esplicito?
La banca può e deve vendere i diritti di opzione se il contratto lo prevede e il cliente non fornisce, entro i termini stabiliti, un ordine scritto per il loro esercizio, accompagnato dalla necessaria provvista di fondi. Questa procedura è conforme all’art. 1838 del Codice Civile.

L’investitore qualificato come “professionale” ha diritto a un’assistenza personalizzata dalla banca quando opera tramite home banking?
No. Secondo questa ordinanza, quando un investitore professionale opera in completa autonomia attraverso canali come l’home banking, la banca non ha un obbligo di assistenza specifica sulla singola operazione, a condizione che abbia già fornito le informazioni generali sulle procedure tramite i canali ufficiali (contratti, circolari online, ecc.).

Aver informato un dipendente della banca sulla propria strategia di investimento crea un obbligo di intervento per la banca?
No. La Corte ha chiarito che comunicare a un dipendente bancario una propria strategia di investimento, al solo fine di adeguare il profilo di rischio (MIFID), non costituisce un mandato a operare né crea un obbligo per la banca di supervisionare o assistere l’operazione che il cliente decide poi di eseguire autonomamente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati