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Difetto di legittimazione passiva: a chi opporsi?

Un contribuente ha impugnato un’intimazione di pagamento per contributi previdenziali, citando in giudizio solo l’Agente della Riscossione. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso improponibile per difetto di legittimazione passiva dell’Agente della Riscossione, chiarendo che, quando si contesta l’esistenza del credito (ad esempio per prescrizione), l’unica parte legittimata a difendersi è l’ente creditore originario, non chi si occupa solo della riscossione.

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Difetto di legittimazione passiva: a chi fare causa?

Quando si riceve un’intimazione di pagamento dall’Agente della Riscossione, l’istinto è quello di contestarla direttamente contro chi l’ha inviata. Tuttavia, una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci ricorda un principio fondamentale del processo: bisogna citare in giudizio il soggetto giusto. In caso contrario, si rischia di vedere la propria azione dichiarata inammissibile per difetto di legittimazione passiva. Questo concetto, apparentemente tecnico, ha implicazioni pratiche enormi per cittadini e professionisti.

I Fatti del Caso: un Contribuente contro l’Agente della Riscossione

Un professionista si opponeva a un’intimazione di pagamento di oltre 94.000 euro per contributi previdenziali dovuti a un ente di categoria. Il contribuente sosteneva, tra le altre cose, vizi di notifica delle cartelle originarie e la prescrizione del credito. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano respinto le sue ragioni.
Giunto in Cassazione, il professionista sollevava diverse questioni procedurali, ma la Corte ha tagliato corto, rilevando d’ufficio un vizio preliminare e insuperabile che ha chiuso la questione prima ancora di entrare nel merito delle singole doglianze.

La Questione Decisiva: il Difetto di Legittimazione Passiva

Il punto centrale dell’ordinanza è il difetto di legittimazione passiva dell’Agente della Riscossione. La Corte ha stabilito che l’azione del contribuente era, fin dall’inizio, ‘improponibile’. Perché? Perché era stata intentata contro il soggetto sbagliato.
Quando un contribuente contesta non la regolarità formale dell’atto di riscossione, ma l’esistenza stessa del debito (ad esempio, perché ritiene che il credito sia prescritto o non dovuto), la causa deve essere promossa contro il titolare del credito, ovvero l’ente impositore. In questo caso, l’ente previdenziale di categoria.

Il Ruolo dell’Agente della Riscossione

L’Agente della Riscossione agisce come un mero esattore per conto di terzi (Stato, Comuni, enti previdenziali). Non è il proprietario del credito, ma solo il soggetto incaricato di incassarlo. La Corte lo definisce un semplice “destinatario del pagamento”, come stabilito dall’art. 1188 del codice civile. Pertanto, non ha il potere (la ‘legittimazione’) di discutere in tribunale se quel credito esista, sia valido o si sia estinto.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione, richiamando un suo precedente a Sezioni Unite (n. 7514/2022), ha ribadito un principio consolidato in materia di riscossione di crediti previdenziali. Nell’ipotesi di un’opposizione che mira a far valere l’inesistenza del credito per omessa notifica delle cartelle e conseguente maturare della prescrizione, la legittimazione a contraddire spetta unicamente all’ente impositore. L’ente è l’unico titolare della situazione sostanziale portata in giudizio. Di conseguenza, citare solo l’Agente della Riscossione determina un difetto di legittimazione passiva che il giudice può e deve rilevare in ogni stato e grado del processo, anche d’ufficio.
Questo vizio è talmente radicale da comportare l’annullamento senza rinvio della sentenza impugnata, perché l’azione non avrebbe mai potuto essere proseguita.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre una lezione pratica fondamentale: prima di impugnare un atto della riscossione, è cruciale identificare correttamente il convenuto. Se la contestazione riguarda il ‘merito’ della pretesa (es. ‘il debito non esiste più perché è prescritto’), la causa va intentata contro l’ente creditore. Se invece si contesta un vizio proprio dell’atto esecutivo (es. un pignoramento errato), allora è corretto citare l’Agente della Riscossione. Confondere i due piani significa avviare un processo destinato al fallimento, con spreco di tempo e risorse. È sempre consigliabile affidarsi a un legale esperto per analizzare la situazione e individuare la strategia processuale corretta.

Contro chi devo fare causa se contesto la prescrizione di un debito previdenziale notificato dall’Agente della Riscossione?
La causa deve essere intentata esclusivamente contro l’ente impositore originario (in questo caso, l’ente previdenziale di categoria), in quanto è l’unico titolare del diritto di credito e quindi l’unico legittimato a discutere nel merito della sua esistenza o estinzione.

Qual è il ruolo dell’Agente della Riscossione in un’opposizione sul merito del credito?
Secondo la Corte, l’Agente della Riscossione è un mero ‘destinatario del pagamento’ e non il titolare del credito. Pertanto, non ha la legittimazione passiva, cioè non è la parte corretta da citare in giudizio, quando la contestazione riguarda l’esistenza o la validità del debito stesso.

Cosa succede se cito in giudizio solo l’Agente della Riscossione per contestare l’esistenza di un debito?
Il ricorso viene dichiarato ‘improponibile’ per difetto di legittimazione passiva. Questo vizio, rilevabile anche d’ufficio dal giudice in ogni fase del processo, porta all’annullamento della sentenza e alla fine della causa, poiché l’azione è stata avviata contro un soggetto che non poteva essere parte del giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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