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Determinazione del prezzo: il giudice può sostituirsi?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un promissario acquirente di quote societarie che si opponeva alla determinazione del prezzo da parte del giudice. Il caso verteva su un contratto preliminare dove, in assenza di accordo tra le parti, il prezzo doveva essere stabilito da un terzo arbitratore. A causa del comportamento ostruzionistico del promissario acquirente, che prima ha negato la validità del contratto e poi non ha aderito alla nomina del terzo, la Corte ha confermato la legittimità dell’intervento del tribunale per completare il contratto e disporne l’esecuzione forzata.

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Determinazione del Prezzo: Quando il Giudice Può Intervenire nel Contratto Preliminare?

La stipula di un contratto preliminare per la compravendita di quote societarie è una prassi comune nel mondo degli affari. Ma cosa succede se le parti non riescono ad accordarsi su un elemento essenziale come il prezzo e una di esse ostacola il meccanismo previsto per la sua definizione? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce il ruolo del giudice nella determinazione del prezzo, affermando la possibilità di un suo intervento per superare l’inerzia e il comportamento ostruzionistico di una delle parti.

I Fatti di Causa

Una società (promittente venditrice) aveva citato in giudizio un soggetto (promissario acquirente) per ottenere l’adempimento di un contratto preliminare, concluso nel 2016, con cui quest’ultimo si era impegnato ad acquistare una partecipazione del 49% in una società partecipata estera. L’efficacia del contratto era subordinata all’uscita della promittente venditrice dalla compagine sociale della sua società madre, condizione che si era poi verificata.

Il contratto prevedeva che, in caso di mancato accordo sul prezzo di vendita, la sua determinazione sarebbe stata affidata a un terzo arbitratore, la cui nomina spettava al Presidente dell’Ordine dei Dottori Commercialisti locale. Tuttavia, il promissario acquirente, prima del giudizio, aveva contestato la validità stessa dell’accordo, rendendo di fatto impossibile procedere con la nomina dell’arbitratore. La società venditrice si è quindi rivolta al Tribunale chiedendo non solo la determinazione del prezzo secondo i criteri pattuiti, ma anche una sentenza costitutiva, ai sensi dell’art. 2932 c.c., che trasferisse la proprietà delle quote.

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello hanno dato ragione alla società venditrice, determinando il prezzo e disponendo il trasferimento delle quote. Il promissario acquirente ha quindi proposto ricorso per Cassazione.

La Decisione della Corte sulla Determinazione del Prezzo

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando le decisioni dei giudici di merito. I Supremi Giudici hanno smontato i motivi di ricorso, incentrati principalmente sulla presunta violazione delle clausole contrattuali relative alla determinazione del prezzo e alla presunta essenzialità di un termine non rispettato.

La Corte ha evidenziato il comportamento contraddittorio del ricorrente: da un lato, prima della causa, aveva negato in radice l’esistenza di un vincolo contrattuale; dall’altro, durante il processo, si era opposto alla richiesta della controparte di sospendere il giudizio per procedere alla nomina dell’arbitratore come da contratto. Questo atteggiamento è stato decisivo nella valutazione della Corte.

Le Motivazioni

La decisione della Cassazione si fonda su principi giuridici consolidati, la cui applicazione al caso di specie risulta illuminante.

Il fulcro della motivazione risiede nell’interpretazione dell’art. 1349 c.c., che regola la determinazione dell’oggetto del contratto da parte di un terzo. La Corte ha chiarito che, quando la nomina dell’arbitratore non avviene per l’ostruzionismo di una parte, l’altra può rivolgersi direttamente al giudice. L’azione legale, in questo caso, ha un duplice scopo: primo, completare il contenuto del contratto attraverso l’intervento sostitutivo del giudice nella determinazione del prezzo; secondo, dare esecuzione al contratto stesso tramite la sentenza costitutiva ex art. 2932 c.c.

La Corte ha sottolineato che il giudice non si limita a una mera trasposizione del contratto preliminare, ma accerta la volontà delle parti e, se necessario, integra gli elementi mancanti, come il prezzo, basandosi sui criteri che le parti stesse avevano delineato. Il comportamento del ricorrente, che negava la validità dell’intero accordo, rendeva del tutto inutile e pretestuoso rivolgersi all’autorità designata per la nomina del terzo, legittimando così l’azione giudiziaria diretta.

Inoltre, la Corte ha respinto le censure relative alla presunta essenzialità del termine per l’avveramento della condizione sospensiva, chiarendo che l’uso di espressioni come “entro e non oltre” non è di per sé sufficiente a qualificare un termine come essenziale ai sensi dell’art. 1457 c.c. L’essenzialità deve emergere in modo inequivocabile dalla natura del negozio o dalla volontà delle parti. Infine, molte delle critiche del ricorrente sono state ritenute inammissibili perché miravano a un riesame del merito dei fatti, precluso in sede di legittimità, soprattutto in presenza di una “doppia conforme” (decisioni identiche nei primi due gradi di giudizio).

Conclusioni

L’ordinanza offre importanti spunti pratici. In primo luogo, conferma che il comportamento processuale ed extraprocessuale delle parti ha un peso rilevante: agire in modo contraddittorio può compromettere le proprie ragioni. In secondo luogo, ribadisce un principio fondamentale a tutela della parte che vuole adempiere: se il meccanismo contrattuale per la determinazione di un elemento essenziale si blocca a causa dell’altra parte, la via del tribunale è aperta non solo per risolvere la controversia, ma anche per “completare” il contratto e assicurarne l’esecuzione. Questa decisione rafforza la certezza dei rapporti giuridici e fornisce uno strumento efficace contro le tattiche ostruzionistiche nei negoziati e nelle transazioni commerciali.

Se le parti di un contratto preliminare non si accordano sul prezzo e una di esse ostacola la nomina del terzo arbitratore, il giudice può determinare il prezzo?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che se la nomina dell’arbitratore fallisce a causa del comportamento di una delle parti (ad esempio, perché nega la validità del contratto), l’altra parte può rivolgersi al giudice per ottenere sia la determinazione del prezzo, in conformità ai criteri pattuiti, sia l’esecuzione del contratto ai sensi dell’art. 2932 c.c.

L’uso dell’espressione “entro e non oltre” in un contratto rende automaticamente quel termine essenziale?
No. Secondo la Corte, l’essenzialità del termine non può essere desunta solo dall’uso di espressioni formali come “entro e non oltre”. È necessario un accertamento che dimostri in modo inequivocabile, in base all’oggetto del negozio o a specifiche indicazioni delle parti, che il decorso di quel tempo fa perdere l’utilità della prestazione.

Quando è inammissibile un ricorso per Cassazione in caso di “doppia conforme”?
In caso di “doppia conforme” (sentenza d’appello che conferma quella di primo grado), il ricorso per Cassazione per omesso esame di un fatto decisivo è inammissibile se il ricorrente non indica specificamente le ragioni di fatto alla base delle due decisioni, dimostrando che sono diverse tra loro. Una semplice memoria tardiva non è sufficiente a superare questa inammissibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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