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Decorrenza prescrizione risarcimento: guida al dies a quo

Una società agricola ha citato in giudizio un Ministero per i danni subiti a seguito di un’esondazione fluviale. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che il diritto al risarcimento era prescritto. Il punto chiave della decisione riguarda la decorrenza prescrizione risarcimento, che secondo i giudici inizia non dalla sentenza penale definitiva, ma dal momento in cui il danneggiato ha avuto la possibilità di conoscere la responsabilità altrui, in questo caso coincidente con il rinvio a giudizio del funzionario pubblico responsabile.

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Pubblicato il 22 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Decorrenza Prescrizione Risarcimento Danni: Quando Inizia a Correre il Termine?

Comprendere la corretta decorrenza prescrizione risarcimento è fondamentale per non perdere il diritto a ottenere giustizia dopo aver subito un danno. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione a Sezioni Unite chiarisce un punto cruciale: il termine per chiedere i danni non inizia necessariamente dalla fine di un processo penale, ma da quando il danneggiato è in grado di conoscere la potenziale responsabilità del danneggiante. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Un’Esondazione e una Lunga Attesa

Nel 1992, un’impresa agricola subiva ingenti danni a causa dell’esondazione di un fiume. L’evento era riconducibile, secondo la società, a carenze nella progettazione e manutenzione delle opere idrauliche gestite da un ente pubblico. Negli anni successivi (1994-1998), l’impresa riceveva degli indennizzi parziali. Tuttavia, solo nel 2016, decideva di agire in giudizio contro il Ministero competente per ottenere il saldo del risarcimento, ritenendo che la responsabilità fosse ormai chiara a seguito delle vicende penali che avevano coinvolto un funzionario tecnico.

La Questione Giuridica: Quando Inizia a Scadere il Tempo?

Il cuore della controversia legale risiede nella determinazione del dies a quo, ovvero il giorno da cui far partire il calcolo del termine di prescrizione decennale (applicabile in questo caso perché il fatto costituiva anche reato).
La tesi dell’impresa: il termine doveva decorrere dalla conclusione dell’iter processuale penale a carico del funzionario, avvenuta nel 2009. Solo in quel momento, secondo la ricorrente, si sarebbe avuta la certezza del nesso causale tra le omissioni del funzionario e i danni subiti.
La tesi del Ministero: il diritto era ormai prescritto, poiché il termine era iniziato a decorrere molto prima, ovvero dalla data del rinvio a giudizio del funzionario, risalente al dicembre 2000. Da quel momento, l’impresa aveva tutti gli elementi per agire.

La Decorrenza della Prescrizione secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione, confermando la decisione del Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche, ha respinto il ricorso dell’impresa. I giudici hanno ribadito un principio consolidato: ai sensi dell’art. 2935 c.c., la prescrizione inizia a decorrere dal giorno in cui il diritto può essere fatto valere. Nel caso di un danno da fatto illecito, questo momento coincide con quello in cui il danneggiato ha avuto, o avrebbe potuto avere usando l’ordinaria diligenza, una sufficiente conoscenza della rapportabilità causale del danno al comportamento di un terzo.

Le Motivazioni

La Corte ha specificato che il rinvio a giudizio di un soggetto (in questo caso, il funzionario pubblico) costituisce un elemento sufficiente a far sorgere nei danneggiati la “conoscibilità” del nesso causale. Non è necessario attendere la certezza assoluta di una sentenza di condanna passata in giudicato. L’avvio dell’azione penale e, in particolare, il provvedimento di rinvio a giudizio, forniscono al danneggiato una base concreta e plausibile per esercitare la propria azione risarcitoria in sede civile. Pretendere di attendere l’esito finale del processo penale significherebbe legare l’esercizio di un diritto civile ai tempi, spesso lunghi, della giustizia penale, andando contro il principio di ragionevolezza e di diligenza che è richiesto al titolare del diritto.
La lettera di messa in mora inviata dall’impresa nel marzo 2015 è stata quindi ritenuta tardiva, essendo stata spedita ben oltre la scadenza del termine decennale iniziato a decorrere dal 21 dicembre 2000.

Le Conclusioni

La decisione ha implicazioni pratiche significative. Chi subisce un danno da un fatto che potrebbe costituire reato deve agire con prontezza. Il momento in cui emergono elementi concreti di una possibile responsabilità altrui (come l’avvio di un’indagine o un rinvio a giudizio) è il segnale che il tempo per agire sta iniziando a scorrere. Attendere la conclusione del processo penale può significare perdere irrimediabilmente il proprio diritto al risarcimento. La Corte ha inoltre condannato l’impresa ricorrente al pagamento di ulteriori somme per abuso del processo, avendo insistito in un ricorso palesemente infondato alla luce della consolidata giurisprudenza.

Quando inizia a decorrere la prescrizione per una richiesta di risarcimento se il danno deriva da un reato?
La prescrizione inizia a decorrere non dalla data della sentenza penale definitiva, ma dal momento in cui il danneggiato ha avuto, o avrebbe potuto avere con l’ordinaria diligenza, una sufficiente conoscenza della rapportabilità causale tra il danno subito e il comportamento del responsabile. Il rinvio a giudizio dell’imputato è considerato un momento idoneo a far sorgere tale conoscibilità.

È necessario attendere la fine del processo penale per chiedere i danni in sede civile?
No. Secondo la Corte, non è necessario attendere l’accertamento definitivo della responsabilità in sede penale. Il danneggiato può e deve attivarsi in sede civile non appena dispone di elementi sufficienti per ipotizzare una responsabilità di terzi, come quelli che emergono durante le indagini penali e con il rinvio a giudizio.

Cosa succede se si propone un ricorso basato su una tesi già ampiamente respinta dalla giurisprudenza?
Proporre un ricorso insistendo su una tesi contraria a un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato può essere qualificato come abuso del processo. In tal caso, la parte soccombente può essere condannata, oltre alle spese legali, al pagamento di un’ulteriore somma a favore della controparte e della cassa delle ammende a titolo di responsabilità aggravata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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