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Decadenza termine: pagamento subito se c’è crisi

Una società si opponeva a un decreto ingiuntivo ottenuto da un professionista, sostenendo che il termine per il pagamento, legato a una futura rendicontazione, non fosse ancora scaduto. Il Tribunale ha respinto l’opposizione, confermando che lo stato di insolvenza e il comportamento contrario a buona fede della società debitrice hanno causato la decadenza dal beneficio del termine, rendendo il credito immediatamente esigibile.

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Decadenza Termine: Quando il Debito Diventa Subito Esigibile

Un contratto può prevedere termini di pagamento molto lunghi, ma cosa succede se il debitore entra in crisi finanziaria? Una recente sentenza del Tribunale di Torino chiarisce come la decadenza termine prevista dall’art. 1186 del Codice Civile, unita alla violazione del principio di buona fede, possa rendere un credito immediatamente esigibile. Questo caso offre spunti fondamentali per professionisti e imprese che si trovano a gestire crediti verso soggetti in difficoltà economica.

I Fatti del Caso

Un consulente svolgeva un’attività formativa per una società, come previsto da un contratto che fissava il compenso in circa 6.700 euro. Eseguita la prestazione, il professionista emetteva regolare fattura. Tuttavia, la società non pagava. Il professionista otteneva quindi un decreto ingiuntivo per recuperare il suo credito.

La società si opponeva al decreto, basando la sua difesa su una specifica clausola contrattuale. Tale clausola legava il pagamento all’invio di una rendicontazione a un ente finanziatore, evento che la società stessa aveva unilateralmente posticipato a oltre un anno e mezzo dalla fine della prestazione. Inoltre, la società lamentava la mancata consegna dei registri didattici originali, a suo dire necessari per la rendicontazione.

La Decadenza Termine e la Violazione della Buona Fede

Il cuore della controversia ruotava attorno all’applicabilità della clausola che posticipava il pagamento. Il professionista sosteneva che la società, in palesi difficoltà economiche e avendo avviato procedure di ristrutturazione del debito, fosse incorsa nella decadenza termine. Invocava l’articolo 1186 c.c., che permette al creditore di esigere immediatamente la prestazione se il debitore diventa insolvente.

Il Tribunale ha accolto questa tesi, sottolineando come il comportamento della società fosse contrario ai principi di correttezza e buona fede (artt. 1175 e 1375 c.c.). Fissare una data di rendicontazione così lontana nel tempo, senza comunicarla e senza una ragione oggettiva, è stato giudicato un modo per procrastinare il pagamento ledendo l’interesse del creditore. Questo comportamento, unito allo stato di insolvenza documentato, ha giustificato pienamente l’immediata esigibilità del credito.

L’Eccezione di Inadempimento: Un Pretesto Infondato

Il giudice ha anche respinto l’argomentazione relativa alla mancata consegna dei registri originali. In primo luogo, il contratto non prevedeva un simile obbligo. In secondo luogo, il professionista aveva fornito le copie e la società non aveva mai contestato l’effettivo svolgimento della formazione. Sollevare questa eccezione solo in sede giudiziaria, e non in risposta ai solleciti di pagamento, è stato ritenuto un comportamento strumentale e contrario a buona fede, finalizzato unicamente a mascherare il proprio inadempimento.

Le Motivazioni della Decisione

La sentenza si fonda su due pilastri giuridici. Il primo è l’articolo 1186 c.c. sulla decadenza termine. Il giudice ha chiarito che lo stato di insolvenza non deve essere necessariamente grave o irreversibile; è sufficiente una situazione di difficoltà economica che renda verosimile l’impossibilità del debitore di far fronte ai propri impegni. La presentazione di un ricorso per la ristrutturazione del debito è stata considerata prova sufficiente di tale stato. Di conseguenza, il beneficio di un termine di pagamento futuro viene meno e il creditore può agire subito.

Il secondo pilastro è il principio di buona fede contrattuale. Il Tribunale ha affermato che un contraente non può abusare di una clausola a proprio vantaggio per danneggiare l’altra parte. Aver posticipato il pagamento in modo unilaterale e irragionevole ha costituito una violazione del dovere di solidarietà contrattuale. Inoltre, la giurisprudenza consolidata richiede che le eccezioni, come quella di inadempimento, siano sollevate tempestivamente e non usate come pretesto durante un procedimento giudiziario.

Infine, il Tribunale ha precisato che la pendenza di una procedura di ristrutturazione del debito non impedisce al creditore di ottenere un titolo esecutivo per l’intero importo. L’eventuale riduzione del credito avverrà solo in caso di approvazione del piano di ristrutturazione, non prima.

Le Conclusioni

Questa decisione offre una lezione importante: le clausole contrattuali non possono essere usate come uno scudo per eludere i propri obblighi, specialmente quando si è in difficoltà finanziaria. Il principio di buona fede impone una collaborazione leale tra le parti. Per i creditori, la sentenza conferma che di fronte a un debitore insolvente, anche se solo temporaneamente, è possibile invocare la decadenza termine per esigere immediatamente il pagamento, superando le scadenze pattuite. Agire con una formale messa in mora e documentare lo stato di crisi del debitore diventano passaggi strategici cruciali per la tutela del proprio credito.

Un’azienda in crisi finanziaria può usare una clausola contrattuale per posticipare un pagamento in modo irragionevole?
No. Secondo la sentenza, un comportamento contrario ai principi di buona fede e correttezza, come posticipare unilateralmente e senza motivo oggettivo un pagamento, rende la clausola inopponibile al creditore, specialmente se l’azienda è insolvente.

Quando un creditore può chiedere il pagamento immediato anche se era stata pattuita una scadenza futura?
Un creditore può esigere immediatamente il pagamento, nonostante un termine futuro, se il debitore è divenuto insolvente o ha diminuito le garanzie offerte. Lo stato di difficoltà economica, anche reversibile, che altera le garanzie patrimoniali, è sufficiente a far scattare la decadenza dal beneficio del termine prevista dall’art. 1186 c.c.

Sollevare un’eccezione di inadempimento per la prima volta durante la causa è una strategia efficace?
No. La sentenza, in linea con la giurisprudenza maggioritaria, stabilisce che un’eccezione di inadempimento è contraria a buona fede se non viene sollevata tempestivamente in risposta alle richieste di pagamento, ma viene usata strumentalmente solo in sede di giudizio per mascherare la propria inadempienza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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