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Decadenza fideiussione: il termine di sei mesi decorre

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso di un garante, stabilendo l’avvenuta decadenza fideiussione a carico di un istituto di credito. La Corte ha chiarito che il termine semestrale per agire, previsto dall’art. 1957 c.c., decorre dalla scadenza dell’obbligazione principale e non da un momento successivo, come la revoca degli affidamenti. La richiesta di pagamento della banca, inviata oltre un anno dopo la scadenza del debito, è stata ritenuta tardiva, con conseguente liberazione del fideiussore.

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Decadenza Fideiussione: La Cassazione Chiarisce il Termine dei Sei Mesi

L’istituto della decadenza fideiussione rappresenta una tutela fondamentale per chi si impegna a garantire un debito altrui. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata a fare chiarezza su un punto cruciale: il momento esatto da cui inizia a decorrere il termine di sei mesi, previsto dall’art. 1957 del Codice Civile, entro cui il creditore deve agire per non perdere la garanzia. La decisione sottolinea l’importanza della data di scadenza dell’obbligazione principale come unico e indiscutibile punto di partenza.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dall’opposizione di un garante a un decreto ingiuntivo per il pagamento di un milione di euro, emesso su richiesta di un istituto di credito. Il garante sosteneva che la banca avesse perso il diritto di escutere la fideiussione per non aver agito entro il termine semestrale dalla scadenza del finanziamento garantito.

In primo grado, il Tribunale dava ragione al garante, dichiarando la nullità della clausola contrattuale che derogava all’art. 1957 c.c. e riconoscendo l’intervenuta decadenza. La Corte d’Appello, tuttavia, ribaltava la decisione. Secondo i giudici di secondo grado, un’altra clausola, che prevedeva l’obbligo di pagamento ‘a semplice richiesta scritta’, era sufficiente a derogare alla norma e che la richiesta inviata dalla banca nel settembre 2016 fosse tempestiva, in quanto contestuale alla revoca degli affidamenti che rendeva esigibile il credito.

Il garante, non soddisfatto, proponeva ricorso per cassazione, lamentando l’errata interpretazione della Corte d’Appello sul momento di decorrenza del termine.

La Decisione della Corte di Cassazione e la decadenza fideiussione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del garante, cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa per un nuovo esame. Il cuore della decisione risiede nella corretta individuazione del ‘dies a quo’, ovvero del giorno da cui far partire il conteggio dei sei mesi.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha definito ‘erronea’ l’affermazione dei giudici di merito. L’errore fondamentale della Corte d’Appello è stato quello di confondere la data di scadenza dell’obbligazione principale con la successiva data di revoca degli affidamenti. La Cassazione ha evidenziato come il credito fosse diventato esigibile non nel 2016, ma già al momento della scadenza del finanziamento, avvenuta il 10 aprile 2015. Questo dato era pacifico e persino ammesso dalla stessa banca nelle sue comunicazioni scritte.

Di conseguenza, il termine di sei mesi per agire era già ampiamente spirato quando la banca ha inviato la sua richiesta di pagamento nel settembre 2016. La Corte ha precisato che la clausola del pagamento ‘a semplice richiesta scritta’, sebbene possa modificare la modalità dell’azione del creditore (sostituendo l’azione giudiziaria con una richiesta formale), non incide sulla tempistica. La richiesta deve comunque pervenire entro il termine perentorio di sei mesi dalla scadenza del debito.

La lettera del settembre 2016, inoltre, comunicava la revoca degli affidamenti ma non conteneva una vera e propria richiesta di pagamento al garante, la quale è stata formulata solo in una comunicazione successiva, rendendo ancora più evidente il ritardo dell’istituto di credito.

Le Conclusioni

Questa ordinanza riafferma un principio di certezza giuridica a tutela dei fideiussori. Le banche e gli altri creditori devono prestare la massima attenzione alla data di scadenza dell’obbligazione principale, poiché è da quel momento che scatta l’onere di agire tempestivamente per conservare la garanzia. Qualsiasi ritardo oltre i sei mesi, in assenza di valide clausole di deroga che estendano esplicitamente anche il termine, comporta la liberazione del garante. Per i garanti, questa pronuncia conferma che la loro obbligazione non è illimitata nel tempo e che l’inerzia del creditore costituisce una causa di estinzione della garanzia, proteggendoli da richieste tardive e potenzialmente onerose.

Da quale momento decorre il termine di sei mesi previsto dall’art. 1957 c.c. per la decadenza della fideiussione?
Secondo la Corte di Cassazione, il termine semestrale di decadenza decorre dal momento della scadenza dell’obbligazione principale, cioè da quando il debito garantito diventa esigibile, e non da un atto successivo del creditore come la revoca degli affidamenti.

Una clausola che prevede il pagamento ‘a semplice richiesta scritta’ esonera il creditore dal rispetto del termine di sei mesi?
No. Tale clausola può modificare la modalità con cui il creditore deve agire (una richiesta scritta anziché un’azione giudiziaria), ma non lo esonera dal rispettare il termine perentorio di sei mesi. La richiesta deve essere inviata entro questo lasso di tempo dalla scadenza del debito.

Cosa ha stabilito la Corte di Cassazione in merito alla richiesta di pagamento della banca in questo caso?
La Corte ha stabilito che la richiesta di pagamento della banca, inviata nel settembre 2016, era tardiva perché il debito era scaduto nell’aprile 2015. Essendo trascorsi ben più di sei mesi, la banca era decaduta dal suo diritto di avvalersi della garanzia, con la conseguente liberazione del fideiussore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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