LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Datio in solutum: validità del contratto e onere prova

La Corte di Cassazione ha confermato la validità di un contratto di ‘datio in solutum’ con cui due genitori avevano trasferito un immobile per estinguere un debito del proprio figlio. La Corte ha chiarito che tale operazione, che combina l’adempimento del terzo con la dazione in pagamento, ha una causa lecita e valida. Inoltre, in presenza di un riconoscimento del debito nell’atto notarile, spetta a chi contesta il contratto dimostrare l’inesistenza del debito originario. Il ricorso dei genitori è stato integralmente rigettato.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Datio in Solutum: Quando il Trasferimento Immobiliare per Debiti Altrui è Valido?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 3124/2024, offre importanti chiarimenti sulla validità del contratto di datio in solutum (dazione in pagamento) quando ad eseguirlo è un soggetto terzo, come nel caso di genitori che trasferiscono un proprio immobile per estinguere il debito del figlio. Questa pronuncia analizza la struttura di tale complessa operazione e i principi relativi all’onere della prova circa l’esistenza del debito.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine dalla decisione di due genitori di trasferire la proprietà di un loro appartamento ai suoceri del proprio figlio. L’obiettivo era estinguere un debito di 350.000,00 Euro che il figlio aveva contratto proprio con questi ultimi. Successivamente, i genitori agivano in giudizio per far dichiarare nullo o annullare il contratto, sostenendo, tra le altre cose, la mancanza di una causa valida e la presenza di vizi del consenso.

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’appello rigettavano le loro richieste. I giudici di merito qualificavano l’operazione non come una semplice modifica del rapporto obbligatorio, ma come una vicenda solutoria complessa, perfettamente valida, che combinava due negozi giuridici: l’adempimento del terzo e la datio in solutum. Contro la decisione d’appello, i genitori proponevano ricorso per Cassazione.

La Validità della Datio in Solutum del Terzo

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando la correttezza della valutazione dei giudici di merito. Il punto centrale della decisione è la qualificazione giuridica dell’operazione. Il trasferimento dell’immobile da parte dei genitori (soggetti terzi rispetto al debito) non è un semplice pagamento, ma una prestazione diversa da quella originariamente dovuta (una somma di denaro).

Questo configura una datio in solutum da parte del terzo, una fattispecie che unisce due istituti:

1. L’adempimento del terzo (art. 1180 c.c.): i genitori intervengono per adempiere un’obbligazione altrui.
2. La dazione in pagamento (art. 1197 c.c.): l’obbligazione viene estinta con una prestazione diversa (la cessione dell’immobile) accettata dai creditori.

La Corte ha specificato che questa operazione ha una propria causa solutoria, valida e meritevole di tutela, in quanto realizza l’interesse di tutte le parti coinvolte: quello dei genitori di estinguere il debito del figlio, quello del figlio di essere liberato dall’obbligazione e quello dei creditori di ottenere soddisfazione.

L’Onere della Prova in Presenza di Riconoscimento del Debito

Un altro aspetto cruciale affrontato dalla Corte riguarda l’onere della prova. I ricorrenti sostenevano che, essendo terzi rispetto al debito, i creditori avrebbero dovuto dimostrare l’esistenza del rapporto fondamentale. La Cassazione ha rigettato questa tesi.

La sentenza impugnata aveva dato atto che nell’atto notarile di trasferimento era presente un riconoscimento del debito da parte del figlio. In base all’art. 1988 c.c., la ricognizione di debito dispensa il creditore dall’onere di provare il rapporto fondamentale. L’esistenza di quest’ultimo si presume fino a prova contraria. Pertanto, sarebbero stati i genitori, che intendevano far valere la nullità del contratto per mancanza di causa, a dover fornire la prova dell’inesistenza del debito che volevano estinguere. Non avendolo fatto, la loro doglianza è risultata infondata.

Rigetto degli Altri Motivi di Ricorso

La Corte ha dichiarato inammissibili anche gli altri motivi di ricorso, relativi a un presunto omesso esame di fatti decisivi e alla violazione di norme sui vizi del consenso. In particolare, è stato sottolineato che non è possibile, in sede di Cassazione, chiedere una nuova valutazione delle prove e dei fatti, come le testimonianze. Inoltre, la Corte d’appello aveva correttamente escluso i vizi del consenso, ritenendo che la decisione di trasferire l’immobile fosse stata a lungo ponderata dai genitori, anche con l’ausilio di un legale.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte Suprema si fondano su tre pilastri. In primo luogo, la corretta qualificazione del contratto come una fattispecie complessa ma lecita, che realizza una causa solutoria attraverso il collegamento funzionale tra l’adempimento del terzo e la datio in solutum. In secondo luogo, l’applicazione rigorosa del principio dell’onere della prova sancito dall’art. 1988 c.c., secondo cui la ricognizione del debito contenuta in un atto pubblico inverte tale onere, ponendolo a carico di chi contesta l’esistenza del debito stesso. Infine, la Corte ha ribadito i limiti del giudizio di legittimità, che non può trasformarsi in un terzo grado di merito per la rivalutazione delle prove testimoniali o documentali.

Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un importante principio: il trasferimento di un bene immobile da parte di un terzo (es. un genitore) per estinguere il debito di un altro soggetto (es. il figlio) è un’operazione giuridicamente valida se il creditore accetta tale prestazione in luogo di quella originaria. La sua causa è pienamente lecita, consistendo proprio nell’estinzione del debito. Chiunque intenda contestare la validità di un simile accordo, sostenendo la mancanza di causa per inesistenza del debito, ha l’onere di fornire la prova di tale inesistenza, soprattutto se il debito è stato riconosciuto nell’atto stesso.

È valido il contratto con cui i genitori trasferiscono un proprio immobile per pagare un debito del figlio?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che tale operazione è valida. Si tratta di una fattispecie complessa che combina l’adempimento del terzo (i genitori pagano) e la ‘datio in solutum’ (pagano con un bene diverso dal denaro, cioè l’immobile), con una causa lecita consistente proprio nell’estinzione del debito.

Se nell’atto di trasferimento è menzionato il debito, chi deve provarne l’esistenza in caso di contestazione?
Se nell’atto notarile il debitore originario (il figlio) ha riconosciuto il proprio debito, l’onere della prova si inverte. Non spetta più al creditore dimostrare l’esistenza del debito, ma a chi contesta il contratto (in questo caso i genitori) provare che il debito in realtà non esisteva.

Perché la Corte ha respinto le lamentele relative alla presunta incapacità o errore dei genitori al momento della firma?
La Corte ha ritenuto inammissibili queste censure perché tendevano a una rivalutazione dei fatti e delle prove, attività preclusa nel giudizio di Cassazione. I giudici di merito avevano già escluso tali vizi, motivando che la decisione dei genitori era stata frutto di una lunga e attenta ponderazione, avvalorata anche dal parere di un legale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati