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Datio in solutum: quando è valida l’estinzione del debito

Un ex partner ha ottenuto un’ingiunzione di pagamento per un debito derivante da un accordo privato. La debitrice si è opposta, sostenendo che l’obbligazione fosse stata estinta tramite una datio in solutum, ovvero la rinuncia al suo status di beneficiaria di una polizza assicurativa. La Corte d’Appello ha accolto questa tesi. Il creditore ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando errori procedurali e un’errata applicazione della legge. La Suprema Corte ha respinto il ricorso, ritenendo le doglianze procedurali infondate e le altre inammissibili, in quanto miravano a un riesame dei fatti. Di conseguenza, è stata confermata l’estinzione del debito tramite datio in solutum.

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Datio in solutum: come estinguere un debito con una prestazione diversa

La fine di una relazione personale, specialmente una convivenza, porta spesso con sé la necessità di regolare i rapporti economici pregressi. In questo contesto, l’istituto della datio in solutum assume un ruolo cruciale, permettendo di estinguere un debito con una prestazione diversa da quella originariamente pattuita. L’ordinanza n. 9581/2024 della Corte di Cassazione offre un’analisi approfondita su questo tema, chiarendo i requisiti per la sua validità e i limiti delle contestazioni procedurali in giudizio.

La vicenda: un accordo economico dopo la fine della convivenza

La controversia nasce dagli accordi economici successivi alla cessazione di una convivenza. Un uomo otteneva un decreto ingiuntivo nei confronti della sua ex partner per il pagamento di una somma di denaro, basato su una scrittura privata che regolava i loro rapporti patrimoniali.

L’ex convivente, tuttavia, si opponeva al pagamento, sostenendo di aver già estinto il suo debito. In che modo? Attraverso una rinuncia alla sua designazione come beneficiaria di una polizza assicurativa, precedentemente stipulata dal creditore. A suo avviso, questa rinuncia configurava una “prestazione in luogo dell’adempimento”, accettata dal creditore, estinguendo così l’obbligazione originaria.

La controversia legale e la datio in solutum come difesa

Il creditore contestava fermamente questa ricostruzione, arrivando a presentare una querela di falso contro la scrittura che, a dire della debitrice, provava il suo consenso. Il Tribunale di primo grado gli dava ragione, dichiarando inefficace il documento e respingendo l’opposizione al decreto ingiuntivo.

La Corte d’Appello, però, ribaltava completamente la decisione. Riformando la sentenza, respingeva la querela di falso e dichiarava estinta l’obbligazione di pagamento. Secondo i giudici di secondo grado, la rinuncia alla polizza costituiva una valida datio in solutum ai sensi dell’art. 1197 c.c., poiché il creditore aveva acconsentito a questa forma alternativa di soddisfacimento del suo credito.

La decisione della Cassazione sulla validità della datio in solutum

Insoddisfatto, il creditore si rivolgeva alla Corte di Cassazione, sollevando diversi motivi di ricorso. Sostanzialmente, lamentava sia vizi procedurali (violazione del diritto di difesa per mancato rinvio dell’udienza) sia errori di merito (errata applicazione delle norme sulla datio in solutum e sulla valutazione delle prove).

La Suprema Corte ha dichiarato inammissibili i motivi relativi al merito della questione. Ha infatti ribadito un principio fondamentale: il giudizio di cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono riesaminare i fatti e le prove. I giudici di legittimità non possono sostituire la propria valutazione a quella, congrua e logica, dei giudici d’appello. Poiché la Corte territoriale aveva motivato in modo esauriente le ragioni per cui riteneva provato il consenso del creditore alla prestazione alternativa, ogni ulteriore discussione sul punto era preclusa.

I motivi procedurali respinti dalla Corte

Anche la censura relativa alla violazione del diritto di difesa è stata respinta. Il ricorrente si doleva del fatto che il suo nuovo avvocato, nominato poco prima dell’udienza, non avesse ottenuto il rinvio richiesto. La Cassazione ha chiarito che la concessione di un rinvio è un potere discrezionale del giudice. Per lamentare una nullità, non basta affermare una violazione astratta, ma è necessario dimostrare un pregiudizio concreto e sostanziale al diritto di difesa, cosa che il ricorrente non era riuscito a fare.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha rigettato il ricorso, confermando la decisione della Corte d’Appello. Le motivazioni si fondano su due pilastri principali. In primo luogo, la reiezione delle censure procedurali, poiché la discrezionalità del giudice nel gestire l’udienza non era stata esercitata in modo da ledere concretamente il diritto di difesa. In secondo luogo, l’inammissibilità delle critiche di merito, in quanto si risolvevano in un tentativo, non consentito in sede di legittimità, di ottenere una nuova e diversa valutazione delle prove e dei fatti di causa. La Corte d’Appello aveva accertato, con motivazione logica e coerente, che il creditore aveva prestato il proprio consenso allo svincolo della polizza, integrando così i requisiti della datio in solutum.

Le conclusioni

Questa pronuncia ribadisce che la datio in solutum è uno strumento efficace per estinguere le obbligazioni, a condizione che vi sia il consenso inequivocabile del creditore a ricevere una prestazione diversa da quella dovuta. Sottolinea inoltre la netta distinzione tra il giudizio di merito, dove si accertano i fatti, e quello di legittimità, dove si controlla solo la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione. Chi intende contestare una decisione basata su una valutazione fattuale deve essere consapevole che, in Cassazione, le sue argomentazioni saranno dichiarate inammissibili se non evidenziano vizi specifici previsti dalla legge.

Quando è valida una ‘datio in solutum’ per estinguere un debito?
È valida quando il creditore acconsente a ricevere una prestazione diversa da quella originariamente pattuita. Nel caso analizzato, il consenso del creditore allo svincolo della polizza assicurativa a favore della debitrice è stato ritenuto sufficiente a integrare questo requisito, estinguendo l’obbligazione di pagamento.

La richiesta di rinvio di un’udienza da parte di un nuovo avvocato deve sempre essere accolta?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il giudice ha un potere discrezionale nel concedere il rinvio. La violazione del diritto di difesa si configura solo se la parte dimostra un pregiudizio concreto e sostanziale derivante dal mancato rinvio, cosa che nel caso di specie non è avvenuta.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione delle prove fatta dal giudice d’appello?
No, di regola non è possibile. La Corte di Cassazione ha ribadito che il suo ruolo non è quello di riesaminare nel merito i fatti o la valutazione delle prove. I motivi di ricorso che si risolvono in una critica all’apprezzamento del giudice di merito, senza individuare una specifica violazione di legge o un vizio logico grave, vengono dichiarati inammissibili.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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