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Data certa contratto e fallimento: la Cassazione

La richiesta di una banca di ammettere un credito derivante da un conto corrente al passivo di un fallimento è stata respinta. La Cassazione ha confermato la decisione, sottolineando che il contratto di conto corrente, privo di data certa anteriore al fallimento, non è opponibile alla procedura. Una lettera di credito successiva, pur avendo data certa e menzionando il conto, è stata ritenuta insufficiente per sanare il vizio del documento principale.

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Data Certa Contratto e Fallimento: La Prova Non Ammette Scorciatoie

L’ammissione di un credito in una procedura fallimentare è un percorso a ostacoli dove ogni dettaglio formale assume un’importanza cruciale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale: senza un data certa contratto anteriore alla dichiarazione di fallimento, il titolo su cui si fonda il credito è inefficace nei confronti della massa dei creditori. Questa pronuncia chiarisce che non esistono vie traverse per sanare questa mancanza, neanche attraverso documenti collegati.

Il Caso: Un Credito Bancario Respinto

Una banca aveva richiesto di essere ammessa al passivo del fallimento di una società per un importo significativo, derivante dal saldo negativo di un conto corrente. La richiesta era stata respinta sia in fase di verifica dei crediti sia in sede di opposizione davanti al Tribunale. Il motivo? Il contratto di conto corrente, pur essendo stato prodotto, non aveva una data certa opponibile alla procedura concorsuale.
La banca, nel suo ricorso in Cassazione, sosteneva di aver fornito la prova necessaria attraverso altri documenti, in particolare una “lettera contratto di credito” che, avendo un timbro postale, possedeva data certa e faceva esplicito riferimento al numero del conto corrente in questione. Secondo la tesi della ricorrente, questo collegamento avrebbe dovuto estendere la certezza della data anche al contratto di conto corrente principale.

L’Importanza della Data Certa del Contratto nel Fallimento

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, cogliendo l’occasione per riaffermare con forza i principi che regolano la materia. Il curatore fallimentare agisce come un terzo a tutela della massa dei creditori. Per questo motivo, qualsiasi scrittura privata, per essere fatta valere nei suoi confronti, deve rispettare il requisito della data certa contratto previsto dall’art. 2704 del Codice Civile.
Questo requisito garantisce che il documento non sia stato creato o retrodatato dopo la dichiarazione di fallimento per frodare gli altri creditori.

Le Motivazioni della Corte Suprema

La Cassazione ha chiarito diversi punti fondamentali:

1. Distinzione tra Negozio e Documento: L’art. 2704 c.c. riguarda l’opponibilità della data del documento, non la validità del negozio in sé. Tuttavia, quando un contratto richiede la forma scritta per la sua stessa validità (ad substantiam), come nel caso dei contratti bancari, la mancanza di un documento con data certa opponibile rende di fatto impossibile provare l’esistenza del diritto di credito nei confronti del fallimento.

2. Insufficienza della Prova Indiretta: Un documento diverso, anche se con data certa, che si limita a menzionare il contratto principale non è sufficiente a “trasferire” la certezza della data. La Corte ha specificato che la menzione del contenuto di un atto in un altro documento non può sostituire la prova dell’esistenza precisa, conoscibile e completa dell’atto menzionato. Nel caso di specie, la “lettera di credito” indicava solo il numero del conto, senza riportarne le condizioni contrattuali, risultando quindi inidonea.

3. Irrilevanza degli Estratti Conto: Nemmeno gli estratti conto possono supplire alla mancanza di un contratto con data certa. Essi possono provare le movimentazioni, ma non possono dimostrare l’esistenza e il contenuto del titolo contrattuale che le giustifica, il quale rimane il presupposto indispensabile per far valere il credito.

Le Conclusioni

La decisione in esame è un monito severo per gli istituti di credito e, in generale, per tutti i creditori. La formalità della data certa contratto non è un mero cavillo burocratico, ma un presidio di legalità fondamentale nelle procedure concorsuali. Non è possibile “curare” a posteriori la mancanza di questo requisito attraverso prove indirette o documenti collegati che non incorporino l’intero contenuto negoziale. L’unica via per un creditore per far valere le proprie ragioni nel contesto di un fallimento è produrre il titolo contrattuale originario, in forma scritta e con data certa anteriore all’apertura della procedura. In assenza di ciò, il credito, per quanto legittimo tra le parti originarie, diventa inesorabilmente inopponibile alla massa dei creditori.

Un contratto di conto corrente bancario è valido nel fallimento se non ha una data certa?
No. Secondo la Corte, se il contratto di conto corrente, che richiede la forma scritta per la sua validità, è privo di data certa anteriore al fallimento, non è opponibile alla procedura e non può essere usato per giustificare una richiesta di ammissione al passivo.

Una lettera successiva con data certa può rendere opponibile un contratto che ne è privo?
No. Una lettera o un altro documento, pur avendo data certa, non può “sanare” la mancanza del contratto principale se si limita a menzionarlo. È necessario che il documento con data certa contenga e provi l’esistenza precisa, conoscibile e completa dell’atto a cui si riferisce.

Gli estratti conto possono essere usati come prova del credito se il contratto non ha data certa?
No. Gli estratti conto non possono sostituire la prova del titolo contrattuale. La Corte ha stabilito che, ai fini probatori del credito verso il fallimento, la banca non può avvalersi degli estratti conto in assenza di un contratto opponibile con data certa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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