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Danno in re ipsa: la Cassazione nega il risarcimento

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 31278/2025, ha negato il risarcimento a un gruppo di cittadini i cui immobili erano stati temporaneamente confiscati a seguito di una lottizzazione abusiva. Sebbene la confisca sia stata poi revocata, la Corte ha stabilito che la temporanea indisponibilità del bene non costituisce un danno in re ipsa. I proprietari non avevano fornito alcuna prova di un pregiudizio concreto, patrimoniale o non patrimoniale, derivante dalla vicenda. La restituzione degli immobili è stata considerata una forma di risarcimento sufficiente, in assenza di altre prove di danno.

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Danno in re ipsa: la Cassazione nega il risarcimento automatico

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha affrontato il delicato tema del risarcimento per la temporanea indisponibilità di un bene immobile a seguito di confisca, poi revocata. La pronuncia stabilisce un principio fondamentale: la lesione di un diritto di proprietà non comporta automaticamente un risarcimento, se il proprietario non fornisce la prova di un danno concreto. Viene così respinta la tesi del cosiddetto danno in re ipsa, secondo cui il pregiudizio sarebbe implicito nella violazione stessa.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine dall’acquisto di alcuni immobili per civile abitazione da parte di un gruppo di cittadini. Successivamente, il piano di lottizzazione su cui sorgevano gli edifici è stato dichiarato illegittimo e abusivo nell’ambito di un procedimento penale a carico di amministratori e funzionari comunali. Di conseguenza, gli immobili sono stati prima sequestrati e poi confiscati.

Dopo diversi anni, la misura della confisca è stata revocata e gli immobili sono stati restituiti ai legittimi proprietari. Questi ultimi, tuttavia, hanno intentato una causa civile contro il Comune, chiedendo il risarcimento per i danni patrimoniali e non patrimoniali subiti durante tutto il periodo in cui non hanno potuto disporre dei loro beni. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno respinto la richiesta di risarcimento per mancanza di prova del quantum, pur riconoscendo l’astratta responsabilità dell’ente.

La Decisione della Corte: Niente risarcimento senza prova del danno

I proprietari hanno quindi presentato ricorso in Cassazione, sostenendo, tra le altre cose, che la temporanea indisponibilità del bene costituisse un danno in re ipsa, ovvero un danno la cui esistenza non necessita di una prova specifica, in quanto insito nella lesione del diritto di proprietà. Hanno inoltre invocato la giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU).

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando le decisioni dei giudici di merito. Gli Ermellini hanno chiarito che, secondo i principi generali della responsabilità civile, il danno risarcibile non coincide con la mera lesione dell’interesse. La lesione è solo il presupposto del danno, il quale consiste nelle conseguenze pregiudizievoli, patrimoniali o non, che da quella lesione derivano. Tali conseguenze devono essere sempre provate da chi chiede il risarcimento.

Le Motivazioni

La Corte ha basato la sua decisione su diversi punti cardine. In primo luogo, ha distinto il caso in esame da importanti precedenti della Corte EDU (come il noto caso “Punta Perotti”). In quel caso, la restituzione dei terreni era diventata impossibile a causa di trasformazioni irreversibili (opere pubbliche), rendendo necessario un risarcimento per equivalente. Nella vicenda attuale, invece, gli immobili sono stati integralmente restituiti ai proprietari, realizzando così una forma di risarcimento in forma specifica.

In secondo luogo, la Cassazione ha ribadito un principio consolidato: non esiste un danno in re ipsa risarcibile. Chi agisce in giudizio deve dimostrare il nesso causale tra il fatto illecito (l’illegittima confisca) e le conseguenze dannose. I ricorrenti si sono limitati a lamentare la generica indisponibilità del bene, senza allegare né provare alcun elemento specifico, come ad esempio:

* La perdita di occasioni di vendita o di locazione (danno patrimoniale).
* La necessità di sostenere costi per un alloggio alternativo.
* Un concreto pregiudizio morale o esistenziale (danno non patrimoniale).

La Corte ha sottolineato che, sebbene la prova del danno possa essere fornita anche tramite presunzioni, è onere della parte interessata fornire gli elementi di fatto (indizi) su cui fondare il ragionamento presuntivo, cosa che nel caso di specie non è avvenuta. I ricorrenti si sono limitati a riproporre in modo generico le stesse tesi già respinte in primo grado.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione rafforza un orientamento rigoroso in materia di onere della prova nel risarcimento del danno. La decisione chiarisce che la restituzione di un bene illegittimamente sottratto può, di per sé, essere considerata una misura satisfattiva idonea a cancellare le conseguenze dell’illecito. Per ottenere un ulteriore risarcimento monetario, il proprietario deve dimostrare di aver subito un pregiudizio ulteriore e specifico, che non può essere presunto dalla sola violazione del suo diritto. Questa pronuncia rappresenta un importante monito per chi intende agire in giudizio per la lesione di un diritto reale: è indispensabile preparare un solido impianto probatorio per dimostrare l’effettiva esistenza e l’ammontare del danno subito.

La temporanea indisponibilità di un immobile confiscato e poi restituito genera automaticamente un diritto al risarcimento del danno?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la semplice indisponibilità temporanea non costituisce un danno ‘in re ipsa’. Il proprietario deve fornire la prova specifica di aver subito un pregiudizio concreto, patrimoniale o non patrimoniale, a causa di tale indisponibilità.

Cosa si intende per danno in re ipsa e come si applica in questi casi?
Il ‘danno in re ipsa’ è un danno che si presume esistente per il solo fatto che sia avvenuta una violazione di un diritto. La Corte, in questa ordinanza, ha stabilito che tale concetto non si applica alla temporanea indisponibilità di un bene, poiché la lesione del diritto è solo il presupposto del danno, ma non coincide con il danno stesso, che deve essere provato nelle sue conseguenze negative.

Per ottenere un risarcimento, che tipo di prova deve fornire il proprietario dell’immobile?
Il proprietario deve allegare e provare l’esistenza di un danno effettivo. Ad esempio, potrebbe dimostrare di aver perso opportunità di affittare o vendere l’immobile (danno patrimoniale da lucro cessante) o di aver subito un disagio concreto e dimostrabile a livello personale (danno non patrimoniale), che vada oltre la semplice mancata disponibilità del bene.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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