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Danno da omessa manutenzione: la PA paga i danni

Un proprietario di un immobile ha citato in giudizio una Regione e un Comune per i danni subiti dalla sua abitazione a causa dell’erosione costiera, attribuita a un’omessa manutenzione del litorale. La Corte di Cassazione ha stabilito che la giurisdizione spetta al giudice ordinario, il quale può condannare la Pubblica Amministrazione non solo al risarcimento economico, ma anche all’esecuzione dei lavori necessari per eliminare la causa del danno. La decisione si fonda sul principio che la PA, quando non esercita poteri autoritativi ma gestisce beni pubblici, è tenuta a rispettare il dovere generale di non recare danno a terzi, proprio come un privato cittadino.

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Danno da omessa manutenzione: la PA può essere condannata a fare lavori?

La Pubblica Amministrazione ha il dovere di risarcire un cittadino se la sua proprietà subisce un danno da omessa manutenzione di un bene pubblico? E, soprattutto, il giudice può ordinarle non solo di pagare, ma anche di eseguire i lavori necessari a eliminare la causa del danno? A queste domande ha risposto una recente ordinanza della Corte di Cassazione a Sezioni Unite, stabilendo un principio fondamentale sulla responsabilità della P.A. e sui poteri del giudice civile.

I fatti del caso

Il proprietario di un immobile situato sulla costa citava in giudizio la Regione e il Comune di competenza. L’uomo lamentava che la sua abitazione era continuamente colpita da violente mareggiate, che ne stavano minando la stabilità. A suo avviso, la causa era da ricondurre a opere realizzate da alcuni stabilimenti balneari che avevano alterato il sistema delle correnti marine e il naturale ciclo della sabbia. Di conseguenza, chiedeva due cose: il risarcimento dei danni subiti e la condanna dei due Enti pubblici a realizzare tutti gli interventi necessari per proteggere la sua proprietà.

Nei primi gradi di giudizio, la richiesta di risarcimento veniva parzialmente accolta, ma la domanda di condanna all’esecuzione dei lavori veniva dichiarata inammissibile. La Corte d’Appello, tuttavia, ribaltava la decisione, affermando la competenza del giudice civile anche su quest’ultimo punto. Gli Enti pubblici, non soddisfatti, proponevano ricorso in Cassazione, sostenendo che ordinare l’esecuzione di opere pubbliche fosse una decisione discrezionale propria della P.A., e che quindi la questione dovesse essere trattata dal giudice amministrativo.

La questione di giurisdizione e la decisione della Cassazione

Il nodo centrale della controversia era stabilire quale giudice avesse il potere di decidere: quello civile (ordinario) o quello amministrativo? La Corte di Cassazione, a Sezioni Unite, ha risolto la questione in modo definitivo, rigettando i ricorsi della Regione e del Comune e affermando la piena giurisdizione del giudice ordinario.

Il punto chiave è che la richiesta del cittadino non contestava una scelta discrezionale o un atto autoritativo della Pubblica Amministrazione (come un permesso di costruire o un piano urbanistico). Piuttosto, la domanda si basava sulla violazione del principio generale del neminem laedere (non danneggiare nessuno), sancito dall’articolo 2043 del Codice Civile. In pratica, il cittadino denunciava un comportamento omissivo della P.A., che non aveva adeguatamente gestito e manutenuto un bene demaniale (la costa), causando così un danno ingiusto alla sua proprietà privata.

Il Danno da omessa manutenzione e la responsabilità della PA

La Corte ha chiarito che quando la Pubblica Amministrazione agisce non come un’autorità che impone decisioni, ma come un gestore di beni, è soggetta alle stesse regole di diligenza e prudenza di un qualsiasi privato. L’inosservanza di queste regole, che si traduce in un danno da omessa manutenzione, fa sorgere una responsabilità di natura civile. Di conseguenza, il cittadino danneggiato vanta un diritto soggettivo pieno al risarcimento e alla cessazione del comportamento lesivo, un diritto che può e deve essere tutelato dal giudice civile.

Le motivazioni della Corte

Le Sezioni Unite hanno ribadito un principio ormai consolidato: la giurisdizione del giudice amministrativo, anche quella esclusiva in materie come l’urbanistica, si attiva solo quando la P.A. esercita i suoi poteri pubblici. Se invece la controversia riguarda comportamenti materiali, commissivi od omissivi, che violano il principio generale del neminem laedere, la giurisdizione non può che essere quella del giudice ordinario. Questo vale non solo quando si chiede un risarcimento in denaro, ma anche quando si domanda una condanna a un “facere”, cioè all’esecuzione di un’opera per ripristinare la situazione preesistente ed eliminare la fonte del danno. La domanda del proprietario, infatti, non mirava a imporre alla P.A. specifiche scelte tecniche discrezionali, ma a ottenere il ripristino delle condizioni di sicurezza della sua proprietà, lese da un illecito civile.

Conclusioni

Questa ordinanza conferma un importante strumento di tutela per i cittadini nei confronti della Pubblica Amministrazione. Se un bene pubblico non viene correttamente manutenuto e ciò causa un danno a una proprietà privata, il responsabile non è solo tenuto a pagare i danni, ma può essere costretto dal giudice civile a intervenire attivamente per risolvere il problema. La P.A. non può nascondersi dietro la propria discrezionalità quando il suo comportamento omissivo viola diritti fondamentali come quello di proprietà. Si tratta di un’affermazione di responsabilità che equipara, sotto questo profilo, l’Ente pubblico a un qualsiasi altro soggetto dell’ordinamento.

Un cittadino può chiedere al giudice civile di ordinare alla Pubblica Amministrazione di eseguire lavori per prevenire un danno?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che il giudice ordinario può condannare la Pubblica Amministrazione a un “facere”, ovvero all’esecuzione di interventi necessari a salvaguardare una proprietà, quando il danno deriva dalla violazione del principio generale di non ledere l’altrui diritto (neminem laedere) e non da un atto autoritativo dell’amministrazione.

Perché il caso di danno da omessa manutenzione rientra nella giurisdizione del giudice civile e non di quello amministrativo?
Perché la controversia non riguarda l’esercizio di un potere pubblico o una scelta discrezionale della P.A., ma un comportamento omissivo che lede un diritto soggettivo (il diritto di proprietà). La P.A., nella gestione dei suoi beni, è tenuta a rispettare le stesse regole di diligenza di un privato, e la violazione di queste regole configura un illecito civile.

L’azione del cittadino era diretta a contestare atti amministrativi di terzi (es. le concessioni balneari)?
No. La pretesa del cittadino non mirava all’annullamento o alla revoca di provvedimenti amministrativi concessi a terzi, ma era diretta a denunciare il comportamento materiale omissivo della P.A. (Regione e Comune), che non aveva posto rimedio a una situazione dannosa per la sua proprietà, indipendentemente dall’origine della stessa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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