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Danno da mancato godimento: onere della prova

La Cassazione chiarisce che per il risarcimento del danno da mancato godimento di un immobile, il proprietario deve provare il pregiudizio specifico, come la perdita di opportunità di locazione. La Corte ha rigettato il ricorso degli eredi di un venditore, che chiedevano un risarcimento per l’occupazione senza titolo di un immobile dopo l’annullamento di una vendita, per non aver adeguatamente allegato e provato il danno.

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Danno da mancato godimento: quando e come si ottiene il risarcimento

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale nel diritto immobiliare: il risarcimento del danno da mancato godimento di un immobile occupato senza titolo. La pronuncia chiarisce in modo netto che non basta dimostrare l’occupazione illegittima per avere diritto a un indennizzo, ma è necessario un passo ulteriore: provare il pregiudizio concreto subito. Analizziamo insieme i dettagli di questa complessa vicenda legale.

I Fatti di Causa

La controversia trae origine da una compravendita immobiliare con patto di riscatto, dichiarata nulla con una precedente sentenza passata in giudicato. A seguito di tale nullità, gli eredi dell’acquirente originario hanno citato in giudizio gli eredi del venditore per ottenere la restituzione del prezzo pagato per l’immobile.

Gli eredi del venditore, a loro volta, hanno presentato una domanda riconvenzionale, chiedendo di essere risarciti per il mancato godimento dell’immobile, un appartamento situato in una località insulare, che era rimasto nella disponibilità degli eredi dell’acquirente. Chiedevano inoltre il risarcimento per il deterioramento del bene e l’omessa manutenzione.

Il Tribunale di primo grado accoglieva parzialmente entrambe le domande. La Corte d’Appello, successivamente, riformava in parte la decisione, accogliendo parzialmente sia l’appello principale degli eredi del venditore sia quello incidentale degli eredi dell’acquirente. Insoddisfatti, gli eredi del venditore hanno proposto ricorso per Cassazione.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

I ricorrenti hanno basato il loro ricorso su quattro motivi principali:

1. Prova del pagamento: Contestavano l’ammissibilità della prova per testimoni usata per dimostrare il pagamento del saldo del prezzo della vendita originaria.
2. Attendibilità degli atti: Mettevano in discussione la valutazione della Corte d’Appello riguardo al contenuto di una scrittura privata e di un successivo atto notarile, ritenendo che non provassero l’effettivo pagamento.
3. Decorrenza degli interessi: In subordine, contestavano la data dalla quale dovevano decorrere gli interessi sulla somma da restituire, sostenendo che dovessero partire dalla domanda giudiziale e non dal momento del pagamento.
4. Rigetto della domanda riconvenzionale: Censuravano la decisione della Corte d’Appello di respingere la loro richiesta di risarcimento per il danno da mancato godimento dell’immobile.

La prova del danno da mancato godimento secondo la Cassazione

Il punto focale della decisione della Suprema Corte riguarda il quarto motivo. La Corte ha rigettato questa censura, ritenendola infondata. Richiamando un consolidato orientamento giurisprudenziale, culminato in una pronuncia delle Sezioni Unite (n. 33645/2022), ha ribadito un principio fondamentale.

Sebbene il danno derivante dall’impossibilità di disporre del proprio bene (il cosiddetto danno ‘in re ipsa’) sia una conseguenza normale dell’occupazione senza titolo, ciò non esonera il proprietario dall’onere di allegare e provare il pregiudizio specifico che ha subito. In altre parole, il proprietario deve dimostrare, anche tramite presunzioni, quale uso avrebbe fatto dell’immobile se ne avesse avuto la disponibilità. Ad esempio, avrebbe potuto locarlo, generare un reddito, oppure utilizzarlo direttamente.

Le altre censure respinte

La Corte ha dichiarato inammissibili i primi tre motivi del ricorso. Il primo e il secondo motivo, relativi alla prova del pagamento, sono stati ritenuti inammissibili perché la Corte d’Appello aveva fondato la sua decisione su una pluralità di elementi probatori e non solo sulla testimonianza contestata, e perché i ricorrenti non avevano dimostrato di aver sollevato tali specifiche questioni nei precedenti gradi di giudizio. Anche il terzo motivo, sulla decorrenza degli interessi, è stato giudicato inammissibile per la stessa ragione, con l’aggiunta che in materia di ripetizione dell’indebito la buona fede di chi riceve il pagamento si presume, e la malafede deve essere provata.

Le motivazioni

La motivazione centrale della Cassazione si concentra sulla natura del risarcimento del danno. Il risarcimento non è una sanzione automatica, ma una compensazione per una perdita effettiva. Pertanto, il proprietario che lamenta un danno da mancato godimento deve fornire al giudice elementi concreti su cui basare la liquidazione. Deve allegare e dimostrare la ‘concreta possibilità di godimento perduta’ (danno emergente) o lo ‘specifico pregiudizio subito’, come la perdita di occasioni di vendita o locazione a un prezzo vantaggioso (lucro cessante). Nel caso di specie, i ricorrenti non hanno fornito questa prova, rendendo la loro domanda generica e, di conseguenza, infondata.

Le conclusioni

Questa ordinanza conferma che il diritto al risarcimento per occupazione illegittima di un immobile non è automatico. Il proprietario ha l’onere di essere specifico: deve allegare in modo dettagliato e poi provare, anche attraverso presunzioni semplici, quale sarebbe stata la destinazione produttiva del bene. La decisione sottolinea l’importanza di un’accurata preparazione della causa fin dal primo grado, poiché le omissioni probatorie non possono essere colmate in sede di legittimità. Per i proprietari, ciò significa che una semplice richiesta generica di risarcimento è destinata al fallimento; è indispensabile costruire un solido quadro probatorio a sostegno delle proprie pretese.

Per ottenere il risarcimento per l’occupazione senza titolo di un immobile è sufficiente dimostrare l’occupazione stessa?
No, non è sufficiente. Secondo la Corte di Cassazione, l’attore deve anche allegare e provare, anche con l’ausilio di presunzioni, il fatto specifico da cui discende il pregiudizio lamentato, ossia che se avesse recuperato la disponibilità dell’immobile, l’avrebbe impiegato per finalità produttive come l’uso diretto o la locazione.

Cosa deve provare il proprietario per ottenere il risarcimento del danno da mancato godimento?
Il proprietario deve provare la concreta possibilità di godimento che ha perso (danno emergente) o lo specifico pregiudizio subito, come la perdita di opportunità di vendere o locare il bene a condizioni vantaggiose (lucro cessante). Non basta una generica lamentela sull’occupazione.

In caso di restituzione di una somma non dovuta (indebito), da quando decorrono gli interessi se chi l’ha ricevuta era in buona fede?
Se chi ha ricevuto il pagamento (accipiens) era in buona fede, gli interessi sulla somma da restituire decorrono dalla data della domanda giudiziale. La buona fede si presume, quindi spetta a chi chiede la restituzione provare la malafede dell’accipiens per ottenere gli interessi dalla data del pagamento originario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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