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Danno da custodia: la prova del nesso causale

Una condomina citava in giudizio il proprio condominio per ottenere il risarcimento dei danni subiti a seguito di una caduta nell’androne, attribuita alla presenza di neve e ghiaccio. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando le decisioni dei gradi precedenti. La Corte ha ribadito che, in materia di danno da custodia (art. 2051 c.c.), spetta al danneggiato l’onere di provare il nesso causale specifico tra la cosa e l’evento dannoso. Non è sufficiente dimostrare la pericolosità generica del luogo, ma occorre provare l’esatta dinamica della caduta e le condizioni precise del punto in cui è avvenuta.

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Danno da custodia: la prova del nesso causale è a carico del danneggiato

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i confini della responsabilità per danno da custodia in ambito condominiale, in particolare nei casi di cadute dovute a neve e ghiaccio. La Suprema Corte ha ribadito un principio fondamentale: per ottenere il risarcimento, non basta dimostrare la pericolosità del luogo, ma è necessario provare rigorosamente il nesso di causa tra la condizione della cosa (il pavimento) e la caduta.

I Fatti del Caso

Una condomina cadeva nell’androne del proprio palazzo a Milano a causa, a suo dire, di una pavimentazione resa lucida e scivolosa dalla presenza di neve, ghiaccio e acqua formatisi dopo un’abbondante nevicata. La signora decideva quindi di citare in giudizio il Condominio per ottenere il risarcimento dei danni subiti.
Sia il Tribunale in primo grado che la Corte d’Appello rigettavano la domanda, sostenendo che la danneggiata non avesse fornito prove sufficienti a dimostrare il nesso eziologico tra lo stato del pavimento e l’incidente. In particolare, non era stata provata né l’esatta dinamica della caduta, né le condizioni specifiche del punto in cui essa era avvenuta.

La Decisione della Corte di Cassazione e il Danno da Custodia

La condomina ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando una violazione e falsa applicazione delle norme sul danno da custodia (art. 2051 c.c.) e sull’onere della prova (art. 2697 c.c.). A suo avviso, i giudici di merito avrebbero errato nel non ritenere provato il nesso causale e nel considerare sussistente un caso fortuito, dovuto alla sua conoscenza del luogo e delle condizioni meteorologiche.

La Corte di Cassazione ha dichiarato entrambi i motivi di ricorso inammissibili. I giudici supremi hanno chiarito che il ricorso, sebbene formulato come una violazione di legge, si risolveva in una contestazione dell’accertamento dei fatti, operazione preclusa in sede di legittimità. La Corte d’Appello, infatti, aveva correttamente applicato i principi giuridici vigenti.

le motivazioni

Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione dell’articolo 2051 del Codice Civile. La responsabilità per danno da custodia ha natura oggettiva: si fonda unicamente sulla dimostrazione del nesso causale tra la cosa in custodia e il danno. Non rileva la colpa del custode.

Tuttavia, spetta al danneggiato l’onere di dimostrare questo nesso. Non è sufficiente provare che l’evento dannoso si è verificato in un contesto potenzialmente pericoloso. È necessario allegare e dimostrare l’effettiva dinamica del fatto, ovvero la successione di eventi che ha portato al danno.

Nel caso specifico, la Corte ha affermato che:
1. La prova del nesso causale era insufficiente: la danneggiata non ha dimostrato che il tratto di pavimento dove è scivolata fosse effettivamente ghiacciato o che la caduta si fosse verificata proprio in un punto coperto da neve e ghiaccio.
2. Sussisteva una condotta colposa della vittima: essendo la signora residente nel condominio, era a conoscenza sia del luogo sia delle avverse condizioni atmosferiche. La sua condotta, non improntata alla necessaria diligenza, è stata ritenuta l’unica causa effettiva dell’evento, integrando di fatto gli estremi del caso fortuito che esonera il custode da responsabilità.

le conclusioni

L’ordinanza conferma un orientamento consolidato: chi subisce un danno a causa di un bene altrui deve fornire una prova rigorosa e specifica del legame causale. In caso di caduta su suolo scivoloso, non basta affermare la presenza di ghiaccio, ma bisogna dimostrare che proprio quel ghiaccio, in quel punto preciso, ha causato la caduta. Questa decisione sottolinea l’importanza di non confondere il giudizio di fatto, riservato ai tribunali di merito, con il giudizio di legittimità, e ribadisce che la prevedibilità del pericolo e la conseguente possibilità di evitarlo con l’ordinaria diligenza possono interrompere il nesso causale, escludendo il diritto al risarcimento.

Chi deve provare la causa di una caduta in un’area condominiale per ottenere un risarcimento?
Spetta alla persona danneggiata l’onere di provare il nesso causale, ovvero deve dimostrare in modo specifico che la caduta è stata causata direttamente dalle condizioni della cosa in custodia (es. il pavimento ghiacciato).

È sufficiente dimostrare che il pavimento era scivoloso per neve e ghiaccio per essere risarciti?
No, non è sufficiente. Secondo la Corte, il danneggiato deve provare l’esatta dinamica dell’incidente e che la caduta è avvenuta proprio nel punto in cui il pavimento presentava quella specifica condizione di pericolo.

La conoscenza del pericolo da parte del danneggiato può escludere la responsabilità del condominio?
Sì. La Corte ha ritenuto che la condotta della danneggiata, la quale abitava nell’edificio ed era consapevole delle condizioni meteorologiche avverse, costituisse l’unica causa effettiva del danno. La sua mancata adozione della normale diligenza ha interrotto il nesso causale, configurando un caso fortuito che esonera il custode da responsabilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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